mercoledì 28 maggio 2014

La Buchetta: il gusto rende il turista, e non solo, protagonista

Firenze è una città dall’atmosfera magica, intrisa di storia, cultura, ma anche di amore per il territorio naturale, tutto da valorizzare.

In via De’ Benci, 3/3a a poca distanza da piazza Della Signoria e da piazza di Santa Croce si trova Palazzo Bardi, che ospita La Buchetta Food & Wine di Maurizio Eremita.

Entrare a La Buchetta, vuol dire immergersi in un modo etico di fare turismo e di gestire la ricettività perché (e qui lo dico senza mezzi termini) il turista non è visto come un atomo di passaggio da “spennare” fin quando è seduto al tavolo, ma come una persona da “coccolare” e di cui valorizzare le peculiarità, facendole assaggiare prodotti tipici toscani, ma anche una serie di leccornie tutte mediterranee.



Via libera, quindi, ad un gustoso antipasto che è un viaggio tra gli odori ed i sapori di diverse regioni.

Dalla finocchiona al salame toscano, passando per i pomodorini secchi, i carciofi sott’olio, un tripudio di  prosciutto crudo, i formaggi stagionati, il cui gusto è esaltato dalla marmellata di cipolla fatta in casa, e quelli freschi, a media stagionatura o erborinati, a cui il miele d’acacia regala un tocco in più. Per finire con la stracciatella (il cuore della burrata pugliese) da mangiare accompagnata da pane croccante.

Porzioni abbondanti in grado di saziare anche lo stomaco più esigente, oltre che solleticare il palato e la curiosità di sperimentare innovativi mix di sapori genuini.

Tra i primi: il risotto taleggio e radicchio dal gusto intenso ed i ravioli cotti al cartoccio (per far penetrare più a fondo l’aroma ed il sapore del condimento), insaporiti dalla corposità delle melanzane e piccanti al punto giusto.

Sul versante dei secondi imperdibile la fiorentina. Il titolare, Maurizio, opta solo per bovini femmine di pura razza chianina e di massimo 20 mesi. La frollatura è di quattro settimane ed avviene in stanze umide ed areate. Dietro al banco della macelleria, pronto a garantire la qualità delle carni fornite, Roberto Saccardi il cui negozio è situato in via dei Fiorentini.

Un gusto intenso e scioglievole, grazie alla morbidezza della carne, arricchito dalla possibilità di gustare un'ampia selezione di vini.



A completare il tutto un’atmosfera discreta ed accogliente, resa ancora più soft da un’accurata selezione di musica di sottofondo che, in serata, si trasforma in un sound dal vivo: dal jazz al blues passando per il rock melodico ed i duetti rock e voce. 

A livello cromatico, la scelta cade su colori caldi della terra: giallo, arancione ocra. E poi quadri che richiamano i grandi protagonisti dell’arte contemporanea.

Un’atmosfera che riflette il modo di essere del titolare e del personale, sempre sorridenti, ospitali, attenti e calorosi.

Senza dimenticare l’importanza della tradizione. Infatti, nella seconda sala  in una piccola nicchia nel muro, è protetta la buchetta (che dà il nome all’intero locale e che è venuta alla luce durante l’ultima  ristrutturazione).

Per rintracciarne la genesi, il significato e la funzione di quest’ultima, bisogna immergersi nella storia più autentica di una città bella come Firenze – come sottolinea il titolare de La Buchetta e come si legge sul sito (www.labuchetta.com, tel: 39.055.217833)  -. La storia è fatta di gente e delle loro abitudini, delle loro passioni, delle loro credenze e vizi. Passeggiando per le strade della vecchia Firenze vi sarà capitato di vedere delle ‘buchette’, poste nelle facciate dei palazzi nobiliari, piccole aperture di circa 40 cm, con una porticina con archetto superiore, molto spesso decorato da una cornice con punta a goccia, in stile bugnato o liscio in pietra e chiusa da uno sportello in legno.



Sono questi i cosiddetti ‘tabernacoli del vino’, un’intuizione delle famiglie fiorentine, che nel ’500 si erano trasformate da mercanti ad abili proprietari terrieri investendo i loro capitali tra le altre cose nel produrre ‘il nettare degli dei’. Altra utilizzazione di queste “buchette” era quella di beneficenza, si usava infatti lasciare nella piccola apertura del cibo o una brocca di vino per i bisognosi.

STORIA DI UN SOGNO TRASFORMATO IN UN OBIETTIVO

Maurizio Eremita, classe 1973, madre napoletana e padre veneziano inizialmente non ha nei suoi progetti di vita la valorizzazione territoriale attraverso i percorsi del gusto.

Biologo e chimico si occupa di strumenti medicali chimico/clinici.

A 28 anni decide di “stravolgere” la sua vita e vola a New York, dove comincia come cameriere e dopo appena sei mesi diventa manager di un ristorante.

Poi dà il via al suo viaggio intorno al mondo, in un’ottica di sperimentazione di esperienze gestionali e di incrocio di culture e sapori. Altri sei mesi in Centro America, poi in Colombia ed ancora in Spagna.

Circolarmente, riapproda a New York, diventa maitre di sala e incontra l’amore, sposando così una ragazza americana.

Dopo il naufragio della storia, con il conseguente contraccolpo, Maurizio decide di ripartire da sé stesso.

Porta con sé l’esperienza acquisita e gli odori ed i sapori infilatisi sotto la pelle durante le sue variegate esperienze in giro per il mondo.

Torna nella sua Firenze, che con le sue bellezze storiche ed artistiche attira circa 7 milioni di turisti a stagione.

Qui rileva un locale fallito e lo ristruttura con un’ottica ben precisa: Vuole creare un locale originale che “coaguli” in sé più anime.


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In ingresso, infatti, posiziona un’area per accogliere il cliente con un bar ed un social table (dove è possibile sorbire un aperitivo, fare colazione o anche solo prendere un caffè e fare quattro chiacchiere) poi una first ed una second dining (prima e seconda sala ristorante).

L’atmosfera è quella del made in Italy con il suo volto migliore, proprio quello che ha fatto dare all’Italia il nome di Belpaese.



Maurizio sceglie di offrire al cliente una rosa di prodotti mediterranei, coniugando elevata qualità e prezzo accessibile.

“Investo circa un terzo del budget sulle materie prime. In più non dimentico il mio passato, con tutta la fatica ed i sacrifici che ha comportato. Quindi,  sono in prima linea quando c’è da servire ai tavoli: in ogni aspetto della gestione del locale sono il primo a mettermi in gioco. Questo mi permette di abbattere i costi”.

La pasta fresca, la carne, i formaggi i salumi trovano qui  un elemento che aggiunge sapore: la capacità di capire al volo le esigenze del cliente.

Perché la soddisfazione di chi in un locale si sente accolto e “viziato” è il primo strumento di promozione e fidelizzazione. Il resto, quindi, lo fa, il passaparola, senza dimenticare Tripadvisor.


La Firenze vera, crocevia di storia, sapori e commerci, è qui.


martedì 6 maggio 2014

Nata viva: il coraggio di ribellarsi ad un destino predeterminato

C'è chi si trova "proiettato" nel mondo ed invece di scegliere la propria vita ed il proprio percorso decide di lasciarsi portare dalla corrente, o lasciarsi vivere  "a come viene", alla meno peggio.

C'è invece chi comincia il proprio percorso con delle  difficoltà accessorie, con delle "barriere all'ingresso", che gli impedirebbero di scegliere dove voler andare e chi essere, ma quel qualcuno proprio non ci sta e con determinazione e forza preferisce "scegliere di essere nel mondo".

Perchè autodeterminarsi è un diritto di tutti, in quanto essere umano,  e non basta respirare per vivere... anzi tra vivere e sopravvivere c'è una bella differenza.



Zoe Rondini, autrice del libro Nata viva, edito dalla Società Editrice Dante Alighieri ha con sè il coraggio di  compiere una scelta, non sempre facile ma sicuramente consapevole.

A fare la differenza sin da subito nella sua vita sono purtroppo i cinque minuti che tolgono il respiro in negativo.

Un'anossia di appena cinque minuti , un danno al cervello e la vita cambia, si complica... 

E' a quel punto che bisogna fare una scelta tra lasciarsi schiacciare dalle difficoltà, da una scelta che sembra imporcisi da parte delle circostanze o reagire e lottare per far emergere la propria essenza.

Ecco perchè Zoe sceglie con Nata viva di condividere il suo percorso esistenziale negli anni... il libro stesso è una sfida...



"Crederci fino in fondo - racconta Zoe (pseudonimo dell'autrice)  - diventa sfida quando gli obiettivi non sono utopici. Avere grandi bbiettivi ma raggiungibili e lottare giorno per giorno ci aiuta a raggiungere importanti traguardi"

Il libro racconta delle sfide ma anche delle sconfitte e delle amarezze, delusioni e ferite quotidiane. 

Perchè è anche e soprattutto attraverso la sofferenza che si approda alla consapevolezza di sè e si compie un percorso di concreta crescita.

Sulla strada sono tanti gli ostacoli per riuscire ad "incontrare" il proprio sè più autentico. 

Più "tosti" degli ostacoli fisici, delle barriere architettoniche, sono le barriere pscologiche ed emotive, le chiusure del cuore e della mente di alcuni interlocutori.

"Non ho avuto molti problemi con le barriere architettoniche - continua l'autrice -  bensì con quelle culturali delle persone che non volevano capirmi ed aiutarmi (nel capitolo della scuola soprattutto).
Ma chi si sente veramente capito negli anni dell'adolescenza? Per questo Nata viva è un libro adatto a tutti: ai cosiddetti normali ed amche chi non ritiene di essere incluso nel concetto di "NORMALITA'.".



Per riflettere insieme, per condividere pensieri ed emozioni, per sostenere in un percorso, per far sentire meno soli, quando la solitudine ed il senso di spaesamento interiore e sociale sembrano dilagare fino ad inghiottire la speranza.

La chiave di volta è l'amore: innanzi tutto quello per se stessi che poi esonda e si proietta all'esterno, permettendo di amare davvero l'altro da sè.

Amore da intendersi come un fiume, un flusso continuo, in grado di unire e di superare le differenze. 

Ma anche un amore che si traduce in  desiderio di esplorazione corporea, in voglia di contatto.

"L'amore - ribadisce Zoe -  è un aspetto della vita comune a  tutti, disabili e non. 

Tutti ci innamoriamo, ci eccitiamo, abbiamo impulsi e desideri. Forse l'amore e la sessualità ci rendono uguali nell'essere unici. Io, ad esempio, Io ho amato, sono stata non corrisposta, amata, delusa, desiderata e di nuovo innamorata. 

Non mi rassegno agli stereotipi della donna oggetto, del disabile asessuato o continuamente voglioso… è per questo che nel mio portale www.piccologenio.it faccio sentire la mia voce con articoli su questa importante tematica. Solo che ancora siamo culturalmente lontani dal superare certi tabù".



Perchè quelle differenze, che rendono il corpo diverso, a volte disarmonico e sgraziato per chi ha una disabilità grave o gravissima, troppo spesso fanno ancora paura e creano distanze incolmabili.

Innanzi tutto tra la voglia di autoesplorazione e conoscenza corporea rivolta verso se stessi e la possibilità effettiva di poter dar corso a questo desiderio a causa di gravi limitazioni funzionali, che inficiano a monte la possibilità di una reale intimità.

Si è prigionieri di un "corpo disobbediente" come lo definisce Mina Welby, che frustra e limita il rapporto innanzi tutto con se stessi, prima ancora che con un possibile partner.

"Proprio per questo, la figura professionale dell'assistente sessuale (attualmente la proposta di legge popolare è in discussione al Senato) rappresenta una figura importante, già riconosciuta in molti Paesi europei cosiddetti evoluti. 

In Italia abbiamo ancora moti pregiudizi e false credenze, freni moralistici e rigidità indondate. Questa figura è, invece, ben vista da molte persone con disabilità e dalle loro famiglie. In presenza di una disabilità cognitiva o motoria grave questa figura professionale potrebbe veramente aiutare. 

In caso di una disabilità più lieve queste terapiste dell'amore non dovrebbero sostituirsi ad un rapporto di coppia".

Dicevamo che l'amore scaturisce innanzitutto da quello per se stessi, riverbero di quello per la vita. 

Ecco perchè, paradossalmente, si può nascere vivi o essere morti emotivamente pur respirando. 



"Il mio amore per la vita - dice Zoe - nasce certamente dall'amore che si ha per gli altri e per se stessi, ma molto fa l'affetto e l'educazione ricevuta. La spinta ad 'amare' in ogni senso deriva dal  non accontentarsi e cercare di fare il massimo anche quando gli altri intorno fanno il 'minimo sindacale'. Se parlo così non è per buonismo o dottrine religiose: penso sia solo un piccolo trucco per vivere più sereni",

 Sull'onda del suo amore per la vita e della sua Determinazione Zoe non si arrende e persegue, dunque, i suoi obiettivi di vita.

Quali? Zoe li enuncia con una semplicità che incanta, facendo sorridere di alcuni rovelli mentali ed emotivi che ci rendono vittime e progionieri.

"Far conoscere Nata viva a sempre più persone. Portare a termine un'altra pubblicazione. Trovare un lavoro soddisfacente ed avere una vita sentimentale, affettiva e relazionale buona".


giovedì 1 maggio 2014

Beapp: un applicazione globale che parte da Napoli

Il Napoli Comicon seconda manifestazione italiana più importante dedicata al mondo dei fumetti e dei cartoon (dopo quello di Lucca) ha aperto ufficialmente le porte del sogno, oggi giovedì 1 maggio.

Un appuntamento cresciuto nel tempo, organizzato da Claudio Curcio sotto la direzione artistica di Luca Boschi.

Quest'anno la fabbrica dei sogni chiude il ciclo dedicato al rapporto tra il mondo del fumetto e quello delle arti.

Dopo la pittura e l'architettura ora tocca al cinema.

Non a caso centrale nell'edizione 2014 sarà l'anteprima del film Parker e la mostra Storyboard: il fumetto prima del film.

Omaggio dall'universo di Topolinia, che dedica il numero di questa settimana alla bella Partenope, con Topolino affacciato al balcone che si bea della vista del golfo. Appesi ad asciugare, invece dei panni, delle tavole multicolore.



Un universo dedicato quindi, a creare sogni.

Vogliono realizzare un loro sogno il team di giovani che da oggi, 1 maggio,  e fino al giorno di chiusura, domenica 4 maggio, accoglieranno i visitatori, pronti a coinvolgerli in una stuzzicante caccia al tesoro, in grado di far ridiventare bambini, grazie ad una particolare app.

Si tratta della Beapp. Conosciamola e conosciamoli meglio.

"BeApp - racconta il suo creatore Pietro Ciotola, 38 anni, ingegnere informatico, con un master al Politecnico di Milano, -  nasce dall'unione tra il mondo dei button badges, le spillette inglesi anni '70, col mondo dei social network. Il risultato è un interest based social network molto veloce con cui è davvero facile interagire.

Come ci racconta il suo creatore, BeApp è un gioco social il cui scopo è quello di partecipare e vincere le "cacce al tesoro" semplicemente girando per le strade della città e recuperando tutti i pin virtuali che ne fanno parte. 

Per chi è incensato dalla palma della vittoria il premio è rappresentato da:  sconti, promo, omaggi o accessi ad eventi esclusivi e manifestazioni. 

Ma Beapp oltre ad essere un divertente gioco che si muove lungo le affollate strade dei social network può diventare anche un simpatico gadeget, in grado di personalizzare i capi di abbigliamento, donando quel tocco distintivo in più, in grado di fare la differenza."Ogni spilletta virtuale - continua Pietro, che condivide quest'avventura con la sorella Francesca Ciotola e con Fabio Spagnolo - potrà poi esser condivisa sui social e su richiesta potrà anche esser stampata e consegnata , diventando così un oggetto reale con cui decorare i propri capi d'abbigliamento".


Un'idea ancora in fase embrionale ma che promette di crescere esponenzialmente, grazie al costante arricchimento con nuove funzionalità.L'ingresso in società è avvenuto in occasione del Moon Party di San Valentino di Città della Scienza ed oggi ecco un nuovo appuntamento che promette di non deludere, data l'alta affluenza di vivsitatori previsti in questi quattro giorni al Salone del Fumetto.Per ora Beapp fa tappa a Napoli e mira a mettere radici forti,"Stiamo puntando - prosegue il suo ideatore -  al suo consolidamento e stiamo attuando varie strategie di marketing al fine di coinvolgere utenti e aziende".


I PUNTI DI FORZA DELL'IDEA

Secondo quanto ci spiega Ciotola, il  sistema di gioco e di condivisione social di BeApp, fa nascere un modello innovativo con cui veicolare messaggi agli utenti in maniera assolutamente non invasiva. 

Anche le aziende che entreranno nel circuito avranno a disposizione uno strumento nuovo con cui creare campagne di advertisement e soprattutto monitorarne il rendimento ed il rapporto tra spesa e ricavo.

Un altro punto di forza di BeApp è sicuramente l'innovativo algoritmo di geo localizzazione , molto "amico" della batteria del telefono.

Basta dover stare continuamente attaccati alla batteria del cellulare. infatti la app permette di usare i servizi di localizzazione in maniera più efficiente rispetto agli altri utilizzando pochissima energia del dispositivo.




IL LOCALE DIALOGA CON IL GLOBALE

Un'idea che parte dal locale e che trae nutrimento da caratteristiche ed ingegni tutti partenopei ma che pensa "globale" e vuole proiettarsi in un ambito più grande.

"L'informatica permette di lavorare local pensando global - ribadisce il team di lavoro -. Quindi in realtà, a differenza di altri settori, dedicarsi allo sviluppo di una propria idea imprenditoriale in campo IT non è un'impresa impossibile anche nel contesto partenopeo". 

Napoli sì Napoli no. In questa battaglia tra i pro ed i contro di una città dalle tante potenzialità ma dilaniata da troppi conflitti, dove le zone d'ombra spesso finiscono per sopravanzare quelle di luce, la voglia di fare inpresa made in Sud vince.

"A Napoli  - continua infatti l'ingegnere partenopeo -  forse in Italia seconda solo a Milano, è  forte il movimento legato alle start up e agli incubatori, per cui è molto facile fare networking ed intrecciare rapporti con altri player del settore. Noi stessi lavoriamo nel contesto dell' Incubatore di Città della Scienza, un luogo molto stimolante e ricco di professionalità, dove ci sono persone eccezionali che si impegnano al massimo per far sviluppare al meglio e offrire sempre nuove opportunità alle aziende ospitate". 


Dopo l'esordio partenopeo, la Beapp, è il caso di dirlo, non ha voglia di fermarsi ma vuole macinare chi,ometri e consensi. Sulla tabella di marcia ci sono in prospettiva presentazioni in altre città italiane e poi l'idea di volare a Londra, patria delle spillette, cuore primigenio del progetto.


La creatività può salvare il mondo?

"Quasi tutti i problemi quotidiani possono essere risolti o quanto meno alleviati se usiamo il nostro cervello in maniera creativa per cercarne la soluzione. Il trucco è non dare mai nulla per scontato", parola di doc.