giovedì 29 novembre 2018

Ricciolo di lana: dare forma alle idee con passione e creatività


Beato a chi ha l’arte nelle mani recita un vecchio adagio. Quale arte? Quella di trasformare un’idea in un capo, in un accessorio o in una suppellettile, dandole forma con le proprie mani e con una buona dose di fantasia e creatività.



“Mi è venuta l’idea di creare Ricciolo di Lana, grazie alla passione per le sciarpe trasmessami da mia zia  - racconta Imma Ruscetta - . In qualche modo ho seguito le sue orme”.
Il mondo delle sciarpe, degli scialli e dei manufatti in morbida e colorata lana costituisce un microcosmo dove le parole d’ordine sono creatività e tenacia.

Una sciarpa, infatti, racchiude in sé ore di lavoro dove si incontrano ad un crocevia la passione del fare bene con l’amore e il tempo necessario a realizzare un’idea personalizzata, dotata di una sua peculiarità unica, figlia della manualità artigianale.

Decidere di acquistare un oggetto fatto a mano, dunque, rifuggendo la produzione in serie, tipica delle grandi multinazionali, vuol dire ritrovare il gusto dell’andar lenti, richiamando il Pensiero Meridiano di Franco Cassano, e valorizzare le piccole cose.

“Una sciarpa - continua l’ideatrice di Ricciolo di Lana – costituisce la nostra coccola, perché ti abbraccia, ti stringe e ti riscalda ed ognuno… può lasciarsi coccolare”.



Tutto ha inizio quando Imma, istruttrice di nuoto ed aquagym, perde il lavoro.

E’ allora che decide di rendere La sua passione un piccolo lavoro.

 “D’un tratto mi sono ritrovata a casa. Di fondo sono una tuttofare e con le mani in mano non ci so stare. Le  sciarpe, che confezionavo per passione, piacevano a chiunque le vedesse. Per questo ho deciso di provare a farne qualcosa di più”.

Imma, per far conoscere le se creazioni preferisce il passaparola.  Non le piace la sovraesposizione mediatica anche attraverso i social media.


“Ci sono molte,  forse troppe persone, che si fanno pubblicità attraverso i social media. Il risultato è che si ottiene un effetto di saturazione e nessuno nota più nulla. Inoltre, mettere un capo su un social media vuol dire esporsi al rischio di essere imitati e bruciare un’idea innovativa. E’ un meccanismo quasi automatico. Per questo, spesso, preferisco lavorare per sottrazione e stare in silenzio sui social”.
Con il tempo arrivano anche i bijoux e l’oggettistica.



Stesso spirito: portare fuori parti di sé, mettendo cuore e passione nelle cose che si realizzano.
A dare slancio all’attività il vedere che gli altri apprezzano il  suo lavoro e sono contenti, perché, in quelle piccole, grandi personalizzazioni si rispecchiano. Un rispecchiamento che porta ad un processo di fidelizzazione del cliente.



“A me basta essere  e portare fuori quello che sono  - ribadisce Imma - . Tutte le cose che realizzo e realizzerò in un eventuale processo di differenziazione sono unite da questo principio ispiratore”.



venerdì 23 novembre 2018

Cenando sotto un cielo diverso: il gusto al servizio della solidarietà


“Cenando sotto un Cielo diverso” on the road
Oltre 100 chef uniti per diffondere la cultura del gusto e regalare ai bambini del Santobono la possibilità di guarire più in fretta
L’alta cucina a sostegno dei bambini ricoverati nell’ospedale Santobono Pausilipon di Napoli.
 Saranno lo chef stellato Michele De Leo, lo chef Danilo Di Vuolo e l’attore Francesco Albanese a fare da padrini all’edizione invernale dell’evento “Cenando sotto un Cielo diverso on the road” in programma domenica 2 dicembre alle ore 19:30 presso il ristorante “Tiberius” di Pompei (ubicato in via Villa dei Misteri, 7) e venerdì 7 dicembre a Capua presso Tenuta San Domenico (allocata in via Casa Cerere, S. Angelo in Formis). Nella data domenicale saranno coinvolti più di 100 chef, tutti nomi prestigiosi della cucina campana, che proporranno altrettanti piatti in versione degustazione. 

Il 7 dicembre si terrà inoltre una serata di gala che vedrà coinvolti ai fornelli diversi chef stellati che presenteranno un menù a più mani che promette di essere indimenticabile. Gusto e solidarietà: un connubio perfetto per un’esperienza culinaria in grande stile resa possibile grazie all’utilizzo di una selezione di eccellenze del territorio campano come la mozzarella di bufala, l’olio extravergine di oliva, la pasta di Gragnano, etc.
Cenando sotto un Cielo diverso” è un evento con una triplice finalità: beneficenza, valorizzazione del territorio e dei suoi prodotti (e, dunque, della buona cucina ad essi direttamente legata).
Esso coinvolge - in qualità di protagonisti ai fornelli - chef, cuochi dell’Alleanza Slow Food (le condotte del Vesuvio e dei Monti Lattari sono partner dell’iniziativa), pasticceri, produttori del territorio campano e non, aziende (che, oltre a condividere le finalità dell’evento, sfruttano l’occasione per tessere rapporti con gli altri soggetti coinvolti), personaggi del mondo dello spettacolo vicini al concetto di “beneficenza”, e migliaia di persone che intervengono all’iniziativa per far del bene e mangiare bene. 
Il progetto a monte della kermesse è stato ideato dalla dott.ssa Alfonsina Longobardi - psicologa, sommelier ed esperta di food & beverage - che ha voluto coniugare attraverso di esso il suo impegno nel sociale alla sue competenze nel mondo del food. 

A monte della macchina organizzativa c’è l’Associazione “Tra cielo e mare” fondata dalla dott.ssa Longobardi nel marzo 2013: tale ente opera a sostegno delle persone con disagi psichici e di altra natura; altra finalità del sodalizio è quella di avvicinare le persone cosiddette “normali” a persone che purtroppo vivono situazioni di disagio, abbattendo la barriera della “paura” che è causa dell’incomunicabilità; l’ultimo obiettivo dell’Associazione consiste nella valorizzazione del territorio campano, sia delle sue bellezze e dei suoi prodotti che del suo potenziale umano (perciò l’evento si tiene in luoghi di interesse storico - culturale e perciò coinvolge chef e produttori, in primis campani). 
La prima edizione di “Cenando sotto un Cielo diverso” si è svolta nel 2014 presso il Castello Medioevale di Lettere, incastrato nell’incantevole cornice dei Monti Lattari.
"Tutto è cominciato cinque anni fa - racconta l'ideatrice - nel mio ristorante, Donna Giulia, a Lettere. Ho deciso di portare nella mia cucina 5 ragazzi schizofrenici ed all'inizio nessuno credeva che questa sfida potesse essere vinta. Invece ha condotto alla produzione di foglie di cappero sott'olio e di altri prodotti sott'olio".
La prima edizione di Cenando sotto un cielo diverso ha visto la partecipazione di tredici chef.
"Siamo anestetizzati - continua Alfonsina Longobardi - da un mondo social. C'è invece bisogno di un tocco, di un abbraccio, di presenza"
Così l'evento ogni anno ha registrato un consenso sempre maggiore: oggi è divenuto uno degli appuntamenti legati al mondo della beneficenza e a quello dell’enogastronomia più grandi del centro - sud Italia arrivando a contare oltre 100 rappresentanti del mondo dell'enogastronomia e della produzione.
Obiettivo di quest'anno è comprare un ecografo e portare giocattoli ai bambini ricoverati nel reparto nefrologico ed oncologico pediatrici.
"Ogni anno - evidenzia lo chef stellato Michele di Leo - viviamo emozioni e situazioni molto particolari. E' bello poterci esprimere per raccogliere fondi e poi donare ai bambini".
Siglata, quest'anno, anche la collaborazione con Slow Food.
"L'alleanza tra i piazzaioli ed i panificatori della Campania e della Basilicata  - spiega il responsabile Ferdinando Rossi - vuole avvicinarli ai presidi, che tutelano cibi di nicchia o in via di estinzione. Un ruolo importante è svolto anche dai mercati della terra. Slow Food, infatti, crede molto nei prodotti a Km  ed il nostro motto è: buono, pulito e giusto".
Un progetto i cui partecipanti mettono la loro maestria al servizio della solidarietà a titolo del tutto gratuito, coniugando il bello ed il buono, come ricorda Maria Lionello, fiduciaria Slow Food Vesuvio.
"C'è bisogno di volersi donare e di donare parte della propria giornata al progetto - dice -  Iniziative come questa, in costante crescita, realizzate assieme a questi compagni di viaggio, ci fanno immaginare un mondo più giusto".
Un'inziativa all'insegna della solidarietà che supera ogni barriera attraverso un impegno coeso.
"Quando ho aderito la prima volta - racconta Francesco Di Cecio, patron di Tenuta San Domenico - l'ho fatto stancamente. Spesso delle parole solidarietà e beneficenza si abusa. Ma quando ho incontrato i bambini in ospedale i loro sorrisi mi hanno ripagato e ho promesso che non avrei mai fatto mancare il mio appoggio a questa iniziativa. Sono io a sentirmi gratificato da ciò, perchè mi viene  data la possibilità di fare qualcosa in più".
Un incontro ed uno scambio virtuoso tra chef, panificatori, pasticceri, pizzaioli ma anche produttori, coloro che conoscono i segreti per manipolare la buona materia prima.
"La nostra azienda - racconta il produttore Vincenzo Avitabile - dal 2003 si pone l'obiettivo di divulgare la qualità e lanciare un messaggio positivo sulla nostra terra. Da qualche mese lo fa attraverso il liquore Babà Re, un omaggio alla città di Napoli ed a tutta la Campania".
A fargli eco il produttore Alessandro Matarazzi: "Attraverso l'azienda di famiglia, io produco liquori da oltre 50 anni, con l'intento di valorizzare i territori. I protagonisti di quest'evento, però, sono i bambini. Pensando ad alcuni tristi eventi di cronaca, sento di dover dire che bisogna ancora fare tanto sul piano dell'educazione all'affettività ed alla diversità".
Parola d'ordine, dunque, dignità.
Quella di cui parla anche l'enologo Raffaele La Mura: "Io mi occupo di produzione vitinicola. Il vino è un prodotto dove non c'è niente di uguale. Infatti, tutti i vini sono diversi. Ci sono quelli più adatti all'invecchiamento, quelli più giovani e godibili, ma tutti hanno pari dignità, perchè dietro c'è passione, amore e lavoro".
Ecco i nomi degli chef, pasticcieri, panificatori, pizzaioli e bar tender che daranno vita alla tappa pompeiana dell’evento, in nome di un'alleanza tra figure diverse e del buon mangiare :

INFO, PRENOTAZIONI & CONTATTI
D.ssa ALFONSINA LONGOBARDI
Direttore, Coordinamento e sviluppo iniziative “Cenando sotto un cielo diverso”
VIA STABIA, 697 – 80057 S.ANTONIO ABATE (NA)
TEL: 3333455623
email: alfonsinalongobardi@yahoo.it

domenica 18 novembre 2018

Il Barbiere di Siviglia: un'opera sull'amore in versione pop rock

La rivisitazione de Il Barbiere di Siviglia, di scena al Teatro Tram di Portalba fino a domenica scorsa, 11 novembre, è un'esplosione di colore, come il cast definisce lo spettacolo, dove trovano spazio il genere brillante, quello grottesco e quello divertente. Podio d'onore, poi, alla musica ed al canto, anche in onore di Gioacchino Rossini, di cui ricorrono i 150 anni dalla morte.



 "Teatralmente il riferimento più immediato è (già dall'opera di Beaumarchaise) la commedia dell'arte - spiega il regista Gianmarco Cesario -.Sia l'intreccio che i personaggi, infatti, sono diretti discendenti delle maschere.  Poi, naturalmente c'è la scrittura tipicamente illuminista dell'autore francese, con chiari riferimenti alla politica e alla società di allora, non molto differente dell'attuale, e la leggerezza dell'opera buffa, ripresa con dissacrante ma rispettosa modernizzazione".

Una rivisitazione dissacrante, ma sempre ripettosa, dunque, come la definisce il regista Gianmarco Cesario, dove si è scelto di sperimentare una nuova chiave di lettura pop rock con incursioni di blues, per far avvicinare i più giovani ai classici, utilizzando caledoscopi di note più vicine al loro sentire ed alla loro epoca.



Infatti, sono proprio la musica e il canto ad irrompere sulla scena, trascinando lo spettatore e gli stessi personaggi in un turbinio di equivoci, situazioni ed emozioni.

Le musiche, così come il regista le ha costruite, servono ad accompagnare le vicende dei protagonisti ed a sottolineare vari elementi scenici e situazionali che si intrecciano.

"Io non avrei pensato mai di portare in scena questo spettacolo - rivela il regista -  se non per far conoscere, innanzitutto, la musica di Rossini, seppur con la mediazione di cui parlavo prima. Grazie all'attualizzazione di Mariano Bellopede mi auguro che le giovani generazioni possano così aprirsi alla lirica. Il nostro è un invito a  non pensare ai classici come a qualcosa di superato o di avulso dai gusti contemporanei. I ragazzi, soprattutto, devono sapere quali radici abbiano la musica e le gag comiche che oggi apprezzano".

Asse portante che "move il sole e l'altre stelle" ed agita gli animi umani, portando scompiglio ma anche indicando la strada da seguire per ritrovarsi, è l'amore.

"Ognuno - racconta Carlo Liccardo che nell'opera interpreta Basilio - insegue la sua idea di amore. C'è chi ha l'amore per i soldi, chi per una donna intesa come oggetto di possesso e chi vive l'amore vero. E poi c'è l'amore declinato come amicizia. Nell'opera c'è anche un ammonimento sull'amore: esso, infatti, non dev'essere mai possessione che porta a chiudersi ed a rinchiudere l'altro, pensì qualcosa che aggiunge qiualcosa ad un'esistenza, all'insegna della condivisione".



Da buona commedia dell'arte e degli equivoci, Il Barbiere di Siviglia invita a riscoprire il gusto del gioco... a vivere divertendosi, una componente nevralgica che, come sottolineano gli addetti ai lavori, troppo spesso l'epoca contemporanea sembra aver smarrito.

Quel gioco, che in realtà è cosa seria e profonda, che porta a interrogarsi, a scoprire e ad arricchirsi di nuove sensazioni, esperienze ed emozioni, disvelando il fatto che, spesso, le cose sono molto più semplici di quel che pensiamo, amore compreso.

Una gustosa operazione di rivisitazione, adattamento e modernizzazione, in continuo dialogo con l'opera originale, che, come racconta il regista stesso,  miscela commedia dell'arte, Beaumarchaise, opera buffa e, perchè no, anche una sagace spruzzata  tratta  dalla commedia musicale di Garinei e Giovannini, altra eccellenza italiana.

Obiettivo primario ed indiscusso è quello, ribadito più volte da regista e cast, di aprire le porte ad un pubblico giovane, ma, al contempo, trasversale, permettendogli così di avvicinarsi e conoscere un capolavoro.



"La mia vittoria - ribadisce Cesario -  avverrà anche se solo uno dei giovani che hanno assistito ed assisteranno allo spettacolo, una volta tornato a casa, sentirà l'esigenza di andare a navigare su internet per saperne di più, magari col desiderio di ascoltare l'opera originale, così come accade a me che da ragazzo mi avvicinai alla musica classica dopo aver ascoltato le versioni allora modernissime di James Last e Giancarlo Chiaramello".

L'opera è "abitata" ed animata da una serie di personaggi maschili, che traggono la loro caratterizzazione e la linfa vitale dalle maschere della commedia dell'arte, dove, a ben vedere, a farla da padroni, non sono i ricchi, mediocri ed avari signorotti, ma i servi, furbi, creatrivi e scaltri, con la lingua veloce.

Gli Zanni, poveri in canna, ma ricchi di cuore ed intelletto anche se le tasche dei loro pantaloni sono vuote e la camiciola bianca è modellata sul punto vita con una rozza corda.

"I personaggi - racconta Cesario . rappresentano altrettanti moti dell'animo umano, così come le maschere della Commedia dell'Arte di cui, sono discendenti. Figaro e Basilio sono dei veri e propri Zanni, il primo il lesto Arlecchino, il secondo il furbo e venale Brighella, mentre Don Bartolo è diretto discendente del ricco, prepotente ed avaro Pantalone. Come lui è vittima dei raggiri degli zanni e come lui perde la partita nei confronti della figlioccia a favore dell'innamorato, ovvero il conte d'Almaviva e Rosina, i cui nomi (ricordiamo che Almaviva si fa chiamare Lindoro) evocano fortemente la parentela con Florindo e Rosaura.  In questo lavoro di rimando sono stati fondamentali i costumi ideati e realizzati dalla bravissima Melissa De Vincenzo, che ha citato i costumi delle varie maschere di appartenenza con discrezione e modernità".



L'amore, dicevamo prima di tutto... per carità.

Ecco perchè questa variopinta carellata di uomini gira intorno al sole rappresentato dalla protagonista femminile, Rosina, che incarna l'oggetto del desiderio e risponde al loro bisogno d'amore.

Rosina, donna contesa da più parti, come spiega lo stesso regista, è figlia del suo tempo
cioè di un '700 illuminista che ha visto nascere personaggi fortissimi come la Mirandolina goldoniana.

Donna pura ma furba e consapevole di sè e del proprio potere muliebre.

"Con finto candore - ribadisce il regista -  riesce ad uscire dalla prigionia del suo tiranno, con leggerezza e scaltrezza, e con altrettanta leggera determinazione (mi si perdoni l'apparente ossimoro) conquista e lega a sè l'uomo di cui è innamorata. Non a caso, Rossimi e Sterbini (autore del libretto dell'opera) ebbero l'acuta intuizione di scrivere la geniale aria 'Una voce poco fa' che rappresenta il vero manifesto della donna".

L'amore, agognato, cercato, vilipeso in nome del possesso, temuto, in qualche modo, è dunque il fil rouge della narrazione.

C'è poi un personaggio, Basilio, che non sa cosa sia l'amore, forse perchè, per paura della risposta, non si è mai posto domande circa questo sentimento.

Non lo conosce, se non quello per il denaro che diviene cieca ostinazione  nel raggiungimento dei suoi obiettivi di guadagno.

In nome di questo obiettivo orde inganni, spargendo il seme della calunnia, ma questi inganni finiranno per fare male solo a lui stesso.

Equivoci ed inganni gli servono, a ben vedere, per "intrufolarsi" nella vita dei protagonisti ed "annusare" il profumo di quel amore che a lui manca, forse perchè non ha il coraggio di mettersi davvero in gioco.

Da questa "mancanza" d'amore, come evidenzia chi lo interpreta, nasce il suo desiderio di essere protagonista comprimario delle situazioni vissute dagli altri personaggi.

Questa sua invasione legittima ed illegittima di campo lo trasforma paradossalmente nel collante che tiene uniti i vari personaggi ed infila le situazioni l'una dietro l'altra, come fossero le perle di una collana.

"E' un personaggio che da subito ho amato - racconta Carlo Liccardo, che gli prestato viso e sembianze - Ogni volta che interpreto un personaggio cerco di rapportarlo alle vicende della mia vita. Il bello di questo lavoro è proprio questo: che in ogni personaggio si riversano frammenti di noi ed escono fuori le nostre anime. Per questo, io abbraccio letteralmente questo personaggio, lo accarezzo ed a volte lo rimprovero per come si comporta, generando dei gran polveroni, che alla fine sostanzialmente fanno del male soltanto a lui. Infatti, non è assolutamente un cattivo tout court, nell'anima, anche se il suo leitmotiv è la calunnia. Ma è poco di sostanza. Al di là della sua avidità e costante ricerca di denaro egli pare avere soprattutto bisogno, forse, di attirare l'attenzione su di sè. E' un bricconcello bisognoso... non solo di monete... ma anche è soprattutto di presenza ed affetto".

Ed alla fine l'amore vince sulla calunnia e sugli equivoci perchè "Quando l'amore e la giovinezza si incontrano, ogni sotterfugio è solo un'inutile precauzione".

Il CAST ED IL TEAM DI LAVORO

 da Pierre de Beaumarchais, Cesare Sterbini e Gioacchino Rossini
progetto e regia di Gianmarco Cesario
con Gennaro Ciotola, Ivan Improta, Carlo Liccardo, Francesco Luongo, Ciro Salatino, Giuseppe Madonna, Laura Pagliara
arrangiamenti musicali Mariano Bellopede
vocal coach Raffaello Converso
coreografie Enzo Padulano
scene e costumi Melissa De Vincenzo
assistente alla regia Assia Iaquinto
organizzazione Gianluca Corcione
produzione Fratelli Di Versi
in collaborazione con TRAM – Teatro Ricerca Arte e Musica

I prossimi appumenti con Il Barbiere di Siviglia in un minitour campano:

4 gennaio: AVERSA Teatro DOMENICO CIMAROSA
11 febbraio: POZZUOLI Teatro SOFIA
7 aprile: AFRAGOLA Teatro GELSOMINO
 




martedì 13 novembre 2018

Klimt Experience: quando il reale ed il virtuale si incontrano per creare una magia immersiva

 Napoli crea il connubio perfetto tra il sacro ed il profano, tra un afflato religioso e mistico ed una spiritualità squisitamente laica.


Lo fa facendo incontrare la mostra Klimt Experience (l'esposizione è stata inagurata il 20 ottobre scorso e sarà visitabile fino al 3 febbraio 2019) e gli ambienti suggestivi della Basilica dello Spirito Santo nella centralissima via Toledo,  ottobre scorso e sarà visitabile fino l meta di cittadini e turisti.


Lo fa con un'esposizione suggestiva, all'insegna di una realtà immersiva ed aumentata, che unisce musica, immagini digitali, oggetti fisici e realtà virtuale.


Lo fa rendendo accessibile e godibile per tutti l'arte e la bellezza, ad incarnare quel concetto di democraticizzazione del bello che ispirò Klimt ed i suoi coevi.


IL PERCORSO ESPOSITIVO


Il percorso espositivo immette subito lo spettatore nelle atmosfere che caratterizzano la pittura klimtiana e l'atmosfera del suo tempo.

Lo fa attraverso un'area buia rischiata da giochi di luce e musica che si espandono in sincrono, ad incantare lo spettatore, totalmente immerso, attraverso i vari sensi, nell'arte del pittore viennese. 



Sul soffitto, sulle pareti, sul pavimento, vengono proiettati i volti, i corpi, le forme tipiche e simboliche che caratterizzano tale pittura, mentre lo spettatore, adagiato su poltrone e divanetti, può rilassarsi e lasciarsi andare a quest'esperienza sensoriale interattiva ed immersiva.


In una girandola di forme, luci e suoni, si viene catapultati ne “Il Bacio,L’Albero della vita”, “Giuditta I”, “Danae”, ed in  molte altre opere, meno conosciute, ma pur sempre straordinariamente cariche dell’inimitabile fascino sensuale klimtiano.



Sin dall'area introduttiva didattica ci si rende conto delle due ossessioni che hanno attraversato l'esistenza di Gustav Klimt e che egli ha riverberato nelle sue opere come in mille specchi, casse di risonanza del suo sentire.


Quella per le donne,  ritratte discinte, nella voluttà del piacere o nella serena consapevolezza del proprio potere muliebre, arse nella carne dalla passione o quietamente appagate.


 "Gustav Klimt - sottolinea Federico Zeri in un suo testo - è affascinato dalla seduzione femminile, che esalta con il preziosismo delle vesti e degli ambienti in un inno alla bellezza. Quale interprete del fasto viennese è un artista stimato e vede riconosciuto il valore della sua pittura”.

La mostra è dunque un inno alle donne, con la loro pelle candida, i visi appuntiti, i capelli ed i peli pubici rossi e provocanti, il piacere dipinto sul viso in maniera ossessiva e devastante.

Le donne, chiave di volta per accedere al mistero del mondo e della natura. Per penetrare nei meandri dell'eros e della passione. 





Le donne vere custodi del senso del reale, trait d'union tra varie dimensioni, sacre vestali di eros, sensualità e sessualità.


E' dunque la donna la regina indiscussa della pittura klimtiana, padrona dell'anima del pittore, mentre l'uomo resta sullo sfondo, tutt'al più di spalle.


Ad indicare, sfocato, l'altro polo della relazione, colui con il quale trovare un punto d'incontro ed intraprendere un dialogo è forse possibile, portando a composizione gli opposti.


E' l'uomo, infatti, che, tanto nell'abbraccio quanto nel bacio, cinge a sè, con fare protettivo, la donna.


Sempre, ed anche in questo caso, le ricche vesti assumono un significato simbolico: quella dell'uomo infatti è adornata con simboli a punta ed aguzzi, quella della donna con elementi geometrici circolari, ad indicare le differenze di genere.


Altra ossessione di Klimt è quella per la natura. Una natura che poco ha a che vedere con le esplorazioni cromatiche, con le dissolvenze ed i giochi di luce, con il dinamismo e la ricerca di movimento tipico dell'impressionismo.


Nella natura, dipinta en plein air, su una barca o in un bosco, per poi completare il dipinto nel suo atelier, Klimt parrebbe cercare, invece, la stasi, l'armonia. Componenti in grado, sembrerebbe, attraverso il silenzio, di decodificare il mistero insito nella natura stessa. 
  
"Entusiasmare e meravigliare il pubblico di ogni età, invitandolo ad approfondire la conoscenza dell’uomo e dell’artista, la comprensione e la lettura stilistica delle sue opere attraverso l’esaltazione dei dettagli e della tecnica pittorica: sono questi gli obiettivi dichiarati di Crossmedia Group - società che ha ideato e prodotto il format con la consulenza dello storico dell’arte Sergio Risaliti e l’apporto creativo del regista Stefano Fomasi di Fake Factory - e di Time4Fun, partner organizzativo dell’appuntamento napoletano. L’evento, in collaborazione con le associazioni Medea e Mediterranea, è patrocinato dal Comune di Napoli.


Nella Sala degli specchi poi, è possibile vedersi dispersi e moltiplicati in tanti frammenti, che si incontrano, incrociano ed amalgamano con la materia di cui sono fatti i dipinti klimtiani: i simboli, i corpi, le allegorie, gli sprazzi di natura, la luce riflessa sull'acqua, le verticali degli alberi, il fuoco dei fiori che si accende all'improvviso...

Nella parte conclusiva dell’itinerario, con la “Klimt VR Experience” Il pubblico, grazie ad un’app sviluppata appositamente da Orwell (Milano) per i visori di realtà virtuale Oculus VR, può vivere l'esperienza di unl’immersività che diviene 3D e consente letteralmente di “entrare” dentro a quattro dei quadri più caratterizzanti il grande pittore austriaco.

Spazio, poi, agli abiti di foggia klimtiana, ricchi di colori, simboli, forme e messaggi, realizzati utilizzando le textures disegnate dal pittore stesso per l’atelier della sua compagna, Emilie Flöge.

Il reale ed il virtuale appaiono gemellati in questa mostra. Il loro è un rapporto di continuo scambio ed equilibrio dinamico. Due dimensioni che contribuiscono, senz'ombra di dubbio, a conferire all'arte quella dimensione di eternità che, come suggeriva lo stesso Klimt, le è propria.


Breve Bibliografia:
Barbara (2018), L'universo femminile di Gustav Klimt, in: https://www.barbarainwonderlart.com/2013/01/06/luniverso-femminile-di-gustav-klimt/

Corchia Lara (2014), Gustav Klimt e il mondo femminile, in: https://restaurars.altervista.org/gustav-klimt-mondo-femminile/.

Florio Federica (2017),  Klimt e le donne dietro i suoi quadri: l’esaltazione della figura femminile, in: http://www.tuttacolpadelleparole.it/curiosita-libri-e-film/gustav-klimt-le-donne-dietro-suoi-quadri/.

Note esplicative alla mostra Klimt Experience

Flied Gottfried, Klimt (Big Art), 2006, Taschen