domenica 18 novembre 2018

Il Barbiere di Siviglia: un'opera sull'amore in versione pop rock

La rivisitazione de Il Barbiere di Siviglia, di scena al Teatro Tram di Portalba fino a domenica scorsa, 11 novembre, è un'esplosione di colore, come il cast definisce lo spettacolo, dove trovano spazio il genere brillante, quello grottesco e quello divertente. Podio d'onore, poi, alla musica ed al canto, anche in onore di Gioacchino Rossini, di cui ricorrono i 150 anni dalla morte.



 "Teatralmente il riferimento più immediato è (già dall'opera di Beaumarchaise) la commedia dell'arte - spiega il regista Gianmarco Cesario -.Sia l'intreccio che i personaggi, infatti, sono diretti discendenti delle maschere.  Poi, naturalmente c'è la scrittura tipicamente illuminista dell'autore francese, con chiari riferimenti alla politica e alla società di allora, non molto differente dell'attuale, e la leggerezza dell'opera buffa, ripresa con dissacrante ma rispettosa modernizzazione".

Una rivisitazione dissacrante, ma sempre ripettosa, dunque, come la definisce il regista Gianmarco Cesario, dove si è scelto di sperimentare una nuova chiave di lettura pop rock con incursioni di blues, per far avvicinare i più giovani ai classici, utilizzando caledoscopi di note più vicine al loro sentire ed alla loro epoca.



Infatti, sono proprio la musica e il canto ad irrompere sulla scena, trascinando lo spettatore e gli stessi personaggi in un turbinio di equivoci, situazioni ed emozioni.

Le musiche, così come il regista le ha costruite, servono ad accompagnare le vicende dei protagonisti ed a sottolineare vari elementi scenici e situazionali che si intrecciano.

"Io non avrei pensato mai di portare in scena questo spettacolo - rivela il regista -  se non per far conoscere, innanzitutto, la musica di Rossini, seppur con la mediazione di cui parlavo prima. Grazie all'attualizzazione di Mariano Bellopede mi auguro che le giovani generazioni possano così aprirsi alla lirica. Il nostro è un invito a  non pensare ai classici come a qualcosa di superato o di avulso dai gusti contemporanei. I ragazzi, soprattutto, devono sapere quali radici abbiano la musica e le gag comiche che oggi apprezzano".

Asse portante che "move il sole e l'altre stelle" ed agita gli animi umani, portando scompiglio ma anche indicando la strada da seguire per ritrovarsi, è l'amore.

"Ognuno - racconta Carlo Liccardo che nell'opera interpreta Basilio - insegue la sua idea di amore. C'è chi ha l'amore per i soldi, chi per una donna intesa come oggetto di possesso e chi vive l'amore vero. E poi c'è l'amore declinato come amicizia. Nell'opera c'è anche un ammonimento sull'amore: esso, infatti, non dev'essere mai possessione che porta a chiudersi ed a rinchiudere l'altro, pensì qualcosa che aggiunge qiualcosa ad un'esistenza, all'insegna della condivisione".



Da buona commedia dell'arte e degli equivoci, Il Barbiere di Siviglia invita a riscoprire il gusto del gioco... a vivere divertendosi, una componente nevralgica che, come sottolineano gli addetti ai lavori, troppo spesso l'epoca contemporanea sembra aver smarrito.

Quel gioco, che in realtà è cosa seria e profonda, che porta a interrogarsi, a scoprire e ad arricchirsi di nuove sensazioni, esperienze ed emozioni, disvelando il fatto che, spesso, le cose sono molto più semplici di quel che pensiamo, amore compreso.

Una gustosa operazione di rivisitazione, adattamento e modernizzazione, in continuo dialogo con l'opera originale, che, come racconta il regista stesso,  miscela commedia dell'arte, Beaumarchaise, opera buffa e, perchè no, anche una sagace spruzzata  tratta  dalla commedia musicale di Garinei e Giovannini, altra eccellenza italiana.

Obiettivo primario ed indiscusso è quello, ribadito più volte da regista e cast, di aprire le porte ad un pubblico giovane, ma, al contempo, trasversale, permettendogli così di avvicinarsi e conoscere un capolavoro.



"La mia vittoria - ribadisce Cesario -  avverrà anche se solo uno dei giovani che hanno assistito ed assisteranno allo spettacolo, una volta tornato a casa, sentirà l'esigenza di andare a navigare su internet per saperne di più, magari col desiderio di ascoltare l'opera originale, così come accade a me che da ragazzo mi avvicinai alla musica classica dopo aver ascoltato le versioni allora modernissime di James Last e Giancarlo Chiaramello".

L'opera è "abitata" ed animata da una serie di personaggi maschili, che traggono la loro caratterizzazione e la linfa vitale dalle maschere della commedia dell'arte, dove, a ben vedere, a farla da padroni, non sono i ricchi, mediocri ed avari signorotti, ma i servi, furbi, creatrivi e scaltri, con la lingua veloce.

Gli Zanni, poveri in canna, ma ricchi di cuore ed intelletto anche se le tasche dei loro pantaloni sono vuote e la camiciola bianca è modellata sul punto vita con una rozza corda.

"I personaggi - racconta Cesario . rappresentano altrettanti moti dell'animo umano, così come le maschere della Commedia dell'Arte di cui, sono discendenti. Figaro e Basilio sono dei veri e propri Zanni, il primo il lesto Arlecchino, il secondo il furbo e venale Brighella, mentre Don Bartolo è diretto discendente del ricco, prepotente ed avaro Pantalone. Come lui è vittima dei raggiri degli zanni e come lui perde la partita nei confronti della figlioccia a favore dell'innamorato, ovvero il conte d'Almaviva e Rosina, i cui nomi (ricordiamo che Almaviva si fa chiamare Lindoro) evocano fortemente la parentela con Florindo e Rosaura.  In questo lavoro di rimando sono stati fondamentali i costumi ideati e realizzati dalla bravissima Melissa De Vincenzo, che ha citato i costumi delle varie maschere di appartenenza con discrezione e modernità".



L'amore, dicevamo prima di tutto... per carità.

Ecco perchè questa variopinta carellata di uomini gira intorno al sole rappresentato dalla protagonista femminile, Rosina, che incarna l'oggetto del desiderio e risponde al loro bisogno d'amore.

Rosina, donna contesa da più parti, come spiega lo stesso regista, è figlia del suo tempo
cioè di un '700 illuminista che ha visto nascere personaggi fortissimi come la Mirandolina goldoniana.

Donna pura ma furba e consapevole di sè e del proprio potere muliebre.

"Con finto candore - ribadisce il regista -  riesce ad uscire dalla prigionia del suo tiranno, con leggerezza e scaltrezza, e con altrettanta leggera determinazione (mi si perdoni l'apparente ossimoro) conquista e lega a sè l'uomo di cui è innamorata. Non a caso, Rossimi e Sterbini (autore del libretto dell'opera) ebbero l'acuta intuizione di scrivere la geniale aria 'Una voce poco fa' che rappresenta il vero manifesto della donna".

L'amore, agognato, cercato, vilipeso in nome del possesso, temuto, in qualche modo, è dunque il fil rouge della narrazione.

C'è poi un personaggio, Basilio, che non sa cosa sia l'amore, forse perchè, per paura della risposta, non si è mai posto domande circa questo sentimento.

Non lo conosce, se non quello per il denaro che diviene cieca ostinazione  nel raggiungimento dei suoi obiettivi di guadagno.

In nome di questo obiettivo orde inganni, spargendo il seme della calunnia, ma questi inganni finiranno per fare male solo a lui stesso.

Equivoci ed inganni gli servono, a ben vedere, per "intrufolarsi" nella vita dei protagonisti ed "annusare" il profumo di quel amore che a lui manca, forse perchè non ha il coraggio di mettersi davvero in gioco.

Da questa "mancanza" d'amore, come evidenzia chi lo interpreta, nasce il suo desiderio di essere protagonista comprimario delle situazioni vissute dagli altri personaggi.

Questa sua invasione legittima ed illegittima di campo lo trasforma paradossalmente nel collante che tiene uniti i vari personaggi ed infila le situazioni l'una dietro l'altra, come fossero le perle di una collana.

"E' un personaggio che da subito ho amato - racconta Carlo Liccardo, che gli prestato viso e sembianze - Ogni volta che interpreto un personaggio cerco di rapportarlo alle vicende della mia vita. Il bello di questo lavoro è proprio questo: che in ogni personaggio si riversano frammenti di noi ed escono fuori le nostre anime. Per questo, io abbraccio letteralmente questo personaggio, lo accarezzo ed a volte lo rimprovero per come si comporta, generando dei gran polveroni, che alla fine sostanzialmente fanno del male soltanto a lui. Infatti, non è assolutamente un cattivo tout court, nell'anima, anche se il suo leitmotiv è la calunnia. Ma è poco di sostanza. Al di là della sua avidità e costante ricerca di denaro egli pare avere soprattutto bisogno, forse, di attirare l'attenzione su di sè. E' un bricconcello bisognoso... non solo di monete... ma anche è soprattutto di presenza ed affetto".

Ed alla fine l'amore vince sulla calunnia e sugli equivoci perchè "Quando l'amore e la giovinezza si incontrano, ogni sotterfugio è solo un'inutile precauzione".

Il CAST ED IL TEAM DI LAVORO

 da Pierre de Beaumarchais, Cesare Sterbini e Gioacchino Rossini
progetto e regia di Gianmarco Cesario
con Gennaro Ciotola, Ivan Improta, Carlo Liccardo, Francesco Luongo, Ciro Salatino, Giuseppe Madonna, Laura Pagliara
arrangiamenti musicali Mariano Bellopede
vocal coach Raffaello Converso
coreografie Enzo Padulano
scene e costumi Melissa De Vincenzo
assistente alla regia Assia Iaquinto
organizzazione Gianluca Corcione
produzione Fratelli Di Versi
in collaborazione con TRAM – Teatro Ricerca Arte e Musica

I prossimi appumenti con Il Barbiere di Siviglia in un minitour campano:

4 gennaio: AVERSA Teatro DOMENICO CIMAROSA
11 febbraio: POZZUOLI Teatro SOFIA
7 aprile: AFRAGOLA Teatro GELSOMINO
 




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