sabato 16 febbraio 2019

Al teatro Tram di Port'Alba This is not what it is, amara riflessione sul vuoto contemporaneo

This is not what it is”, di e con Marco Sanna e Francesca Ventriglia è un progetto prodotto da Meridiano Zero, collettivo di artisti nato nel 1995 in Sardegna, che rappresenta uno dei tre capitoli di “B-tragedies - trilogia shakespeariana trash”.

Dopo Macbeth e Amleto, questa volta la coppia artistica, che cura ogni aspetto dell'opera, dalla scrittura alla regia, per finire alla recitazione,  si confronta con Otello, in un'operazione teatrale e comunicativa coraggiosa, portata sul palco del Teatro Tram di Port'Alba da ieri, venerdì 15 febbraio, a domenica 17 febbraio.


Una rappresentazione che parla del senso di sradicamento di una generazione, della voglia di distinguersi, ma anche del bisogno, che diventa un diktat, di confondersi nella massa, per appartenere a qualcosa ed a qualcuno, per avere una possibilità di esistere e di integrarsi, per confondere e mischiare le proprie ferite e le proprie ambizioni con quelle degli altri, ma anche per sentirsi finalmente guardati e visti.

 Ma anche e soprattutto per avere una reale possibilità da giocarsi fino in fondo e non sentirsi ingabbiati in un destino "inevitabile", perchè già scritto e deciso dalle logiche del sistema.

I due protagonisti, non a caso, sono bloccati sull'isola di Cipro, perchè è l'unica scelta possibile, nel tentativo di trovare l'idea giusta per rispondere ai requisiti richiesti dall'ennesimo bando ed avere così la loro occasione di visibilità e riscatto professionale ed esistenziale.

In un carosello paradossale, tra velleità artistiche, in primis quella di voler creare una nuova drammaturgia, e l'acuta consapevolezza del loro scarso talento e del fatto che il pubblico premi ed "osanni" la superficialità, la comunicazione vuota e l'assenza di momenti pensanti, lo spettacolo procede alternando un linguaggio alto, che prende le mosse da Shakespeare,ed espressioni più triviali proprie dei reality show e della cronaca scandalistica.

"In questa trilogia - spiegano Marco Sanna e Francesca Ventriglia - non ci sono grandi elementi di continuità, se non, forse, che si tratta di alcune tra le tragedie shakespiane più conosciute dal grande pubblico e per la possibilità, in qualche modo legata ad una scelta inconcia,  di poter lavorare sull'elemento della coppia".



Così, secondo quanto ribadiscono i protagonisti, in Addà passà a nuttata, che si ricollega al Macbeth, la coppia costituita da Macbeth e Lady Macbeth presenta delle similitudini, addirittura paraddosali e ridicole nella loro tragicità, con quella costituita da Rosa e Olinda, protagonisti della tragica vicenda della strage di Erba.

Una coppia unita fino all'inverosimile, legata da un rapporto morboso, come testimoniano gli atti del processo, detenuta in un luogo che assume le caratteristiche alienanti ed impersonali di un "non luogo".

Menti contorte per le quali le vicende sanguinose accadute sono reinterpretate alla luce di un'ottica deviata, del tutto soggettiva e priva di qualunque obiettività, tale da scadere nel più bieco ed ottuso psicologismo.

"In questo modo - continuano i due attori - anche il riferimento alle tragedie shakesperiane diventa un puro pretesto. Nel caso della vicenda di Olindo e Rosa, ed in parallelo nella coppia del Macbeth, i due finiscono per comandarsi a vicenda, incapaci di ricordare bene il proprio passato".

Secondo le parole dei protagonisti, il loro Amleto in versione trash, ribattezzato Search and Destroy , è più un'operazione rock & roll, di cui è protagonista un Amleto che è ormai stanco di ripetere sempre lo stesso copione ed è convinto di essere giunto alla fine del numero di repliche possibili a lui assegnate.

Rimasto solo ed isolato sulla scena, abbandonato dagli altri personaggi, che si rifiutano di recitare e restano ai margini e dietro le quinte, Amleto si sente invadere da un senso di inevitabile fine.

Anche i personaggi di This is not what it is (Non è quello che è) sono tesi tra la loro solitudine ed il desiderio di integrarsi, di essere riconosciuti, di entrare nel gruppo di coloro che contano, ma finiscono per rimanere sempre ai margini, sul ciglio dell'occasione giusta, che non arriva mai, ma che a loro sembra spesso di lambire.



Rifacendosi alle parole di Marco e Francesca, i due sono combattuti, ma sanno che se non si è integrati nel sistema si è meno di un'ombra, e ciononostante sono troppo folli ed alienati per volere davvero qualcosa.

"La nostra  - evidenziano Marco e Francesca - è una generazione letteralmente colta di sorpresa, una generazione schiacciata ed appiatita, che oggi si vede sorpassare da quelli che sono arrivati dopo".

L'antidoto quale potrebbe essere, secondo i due attori?

"Crearsi delle nicchie e continuare ad innamorarsi del proprio mestiere. Tra il cosiddetto grande teatro e quello delle cantine, non esiste più uno spazio intermedio, quello del teatro di sperimentazione, dell'underground, un spazio prezioso che in passato ha salvato il teatro italiano. Il mondo dell'alternativo va scomparendo".

Quello che rimane, forse, è un un sentimento di alienazione e scissione, un senso di inadeguatezza frammisto al bisogno di trovare un legittimo spazio espressivo.

Una condizione capace di creare una continua tensione verso una meta, un obiettivo, che continua inesorabilmente a sfuggire non appena gli si avvicina, arrivando quasi a sfiorarlo con la punta delle dita, prigionieri dell'illusione di avercela finalmente fatta... anche a costo di rinunciare a se stessi.

** Foto di Roberta Causin

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