sabato 31 ottobre 2020

Storia di un (quasi) amore in quarantena. Racconto di una passione ai tempi del lockdown

 Il libro Storia di un (quasi) amore in quarantena di Davide Gambardella, edito da Graus, può sembrare banale come sono divenute banali e piatte le giornate durante la lunga fase del lockdown.

Tutte uguali a se stesse, sospese sul baratro della noia, tese tra ansia e disperazione, uno spettro che ora si riaffaccia.

Una banalità che ci fa rabbia ed invidia insieme: perché tutto nasce da una violazione delle trincee, dei confini, delle limitazioni, tra due anime e due corpi che hanno voglia di evadere e di esplorare l'altro e quel che resta di una quotidianità depauperata e ne trovano il coraggio. 


 

Ma è anche un libro che, a tratti, sa stupire. Perché ci riporta pezzi del nostro vissuto che già si trovano ad intersecare la grande storia e che, nella circolarità dei corsi e ricorsi storici, già ci stiamo ritrovando a rivivere.

Le attività commerciali chiuse, o in forte sofferenza, la normalità alterata, le canzoni ai balconi quale strumento di contatto, la socialità rubata che assume toni e forme grotteschi, il futuro incerto, inghiottito da una nube tossica nera e densa che stringe alla gola.


 

 Il divario stridente tra chi è tutelato e chi no. Tra chi è, giocoforza, appiattito sul presente, in corsa per la sopravvivenza e chi può guardare al futuro con maggior speranza. 

Davide Gambardella mostra tutta la sua passione di cronista d'inchiesta e di strada. A un gergo banale o che non risparmia volgarità lessicali che ricordano un po' il primo Fabio Volo, alterna un accostamento inusitato e ricercato delle parole, capace di attirare il lettore. 

Per il finale ci si ritrova nella stessa contraddizione che ha attraversato tutta la narrazione. Banale o spiazzante? Non vi resta che leggerlo allora!