domenica 4 luglio 2021

Alluccamm: il coraggio di esistere

 


Il Campania Teatro Festival  con la direzione artistica di Ruggiero Cappuccio, punta sulla cultura per una reale ripartenza.
 
Centocinquanta spettacoli che si snoderanno per circa un mese fino a metà luglio.
Quattro palchi posizionati all'interno del Real Bosco di Capodimonte, luogo simbolo dei fasti borbonici come ci ricorda Marco Perillo ne Il Sogno Reale.
 

 
 
All'interno di un ricco e variegato cartellone rientra lo spettacolo Alluccamm con Andrea Fiorillo e Mauro Collina, per la regia di Luca Pizzurro.
 
A gridare, in maniera liberatoria, dopo aver taciuto troppo a lungo, sono Dolores e Iolanda.
Alluccamm è una storia di soprusi, vessazioni e disperazione, individuale e collettiva, ma è anche narrazione di una ricerca coraggiosa, nonostante tutto: di se stesse, di una legittimazione all'esistenza, della soddisfazione di un umanissimo bisogno di appartenenza e accettazione.
 
Alluccamm è la vita nei bassi napoletani, umidi e soffocanti, durante la seconda guerra mondiale, resa ancora più terribile dalle ritorsioni naziste.
 
E' la storia dei piccoli e grandi compromessi, quelli che si fanno per riuscire a sopravvivere.
Nella sua narrazione si miscelano rabbia, disgusto, ma quasi a tradimento, per chi aveva scelto di non sperare più, anche tenerezza, amicizia, momenti di autentica condivisione.
Dolores e Iolanda sono nate in in corpo che loro avvertono come sbagliato. Sono, infatti, biologicamente uomini ma identitariamente si sentono donne. 
 
 
 
Dura  e scontrosa l'una, sognatrice e in po' svampita l'altra: sono figlie partorite dalla medesima radice di dolore.
 
Dolores sin da piccola è stata al centro di violenza e mercimonio perpetrati verso un corpo piccolo e indifeso e nemmeno la sua trottola colorata è bastata a salvarla e a farla volare via da un destino infame, impostole dalla sua stessa madre quando si chiamava ancora Ferdinando.
Iolanda ha assaggiato i morsi nella carne della cinghia del padre, un "non-genitore" che ha cercato di raddrizzarla a suon di frustate.
 

 
 
Dolores è analfabeta, ma ha vissuto per un breve attimo il sogno di essere "sciantosa". Iolanda dalle suore ha imparato a leggere, ma non ha potuto diventare commessa, come avrebbe voluto. Accomunate da un medesimo destino, che le due riconoscono nel momento in cui si chiamano sorella, vorrebbero essere donne ma a tratti di sentono schiacciate dall'incombere della fame, delle privazioni, della vecchiaia giunta anzitempo e dal loro essere irrimediabilmente uomini.
 
Poi nella loro vita arriva inaspettata Rosaria, un raggio di luce, una speranza di amore filiale e di compiutezza, tali da sentirsi finalmente nel posto giusto.
 
Una possibilità che Dolores rifugge, per non far patire alla piccola il loro stesso destino di dolore e negazione, e Iolanda insegue caparbiamente per regalare alla neonata e regalarsi una possibilità di accudimento e amore profondi.
 
Ma la grande storia incombe, quella raccontata, per usare le parole di Pizzurro, da piccoli uomini, quegli uomini non illustri di Pontiggiana memoria.
 

 
 
E auto-segregarsi per sfuggire all'orrore non basta: esso si insinua in ogni piega della quotidianità, rendendola alienata e alienante. Isolamento, malattia, contagio, paura costante oggi non sono più per noi termini estranei alla nostra esistenza: non appartengono più solo ai libri di scuola.
 
Dolores e Iolanda il loro nome se lo sono scelto, ma ogni personaggio viene appellato con un soprannome, che fa riferimento , e quasi lo inchioda, alla sua condizione esistenziale, un marchio indelebile: la forestiera, il rosso, lo sciancato...
 
Un'opera magistrale in lingua napoletana divenuta ora un libro edito da Gremese. Una doppia operazione all'insegna del coraggio, che ha riportato un grande successo nell'ambito della manifestazione Napoli Città Libro a Palazzo Reale.
 
Una storia su temi attualissimi, con tanti nodi da sciogliere e ferite che ancora sanguinano.
Una narrazione che sorge dai quartieri della Napoli popolare e possiede una vita propria, rinvigorita dai racconti e dalla memoria dei testimoni. E'  fatta di carne e sangue.
 
Un'intensità amplificata dalle musiche di Enzo Gragnaniello e dal fatto che nulla è messo in scena e sulla scena a caso: le luci, la scenografia, i costumi, l'echeggiare delle voci fuoricampo... Ognuno vuole raccontare la sua storia.
 
Luca, Andrea e Mauro gliene hanno dato modo, stringendosi in un abbraccio reale e ideale che sa farsi famiglia autentica, al di là delle differenze biologiche, dello stigma e del pregiudizio.
 
Ph. Massimo Cuomo