sabato 19 novembre 2022

Bathroom: un dialogo con le proprie paure più profonde al Tram di Port'Alba

Una donna dialoga con sé stessa allo specchio, nell'intimità del suo bagno. E' questo lo scenario dello spettacolo Bathroom, andato in scena al Tram di Port'Alba fino a domenica 13 novembre. 

Un'intensa Valeria Impagliazzo scrive e interpreta il dilemma dei dilemmi, apparentemente scontato nella sua quotidianità. Ma che sa scavare in profondità. 




"Non volevo raccontare una storia lineare, bensì offrire uno spaccato dell'esistenza di questa donna che si trova sola nella notte e fa i conti con le sue ansie quotidiane e le sue paure, tra cui l'abbandono, lo spaesamento e lo sradicamento". 

 Questa è la storia di un di una relazione interrotta, ma anche del desiderio di ritrovare se stesse pur se nella solitudine. 

Non ci sono né vittime ne carnefici anche se la protagonista nei cerca quasi ossessivamente uno, per trovare una ragione alla sua sofferenza. 

Un pensiero ossessivo che ritorna in loop anche quando regna una calma apparente e che irrompe nella quotidianità della protagonista - intenta a farsi la ceretta a passarsi la crema sul corpo - sotto forma di un rumore sospetto, proveniente dall'esterno.




 Un altro segnale proveniente dall'esterno è  rappresentato dal trillo dei messaggi mandati da un'amica, che forse sta vivendo una situazione simile a quella che la protagonista ha appena reciso. 

" Il mio spettacolo, che ha la forma di un monologo - sottolinea l'autrice - è frutto di osservazioni costanti dirette e indirette dalle quali ho dedotto che la nostra generazione si trova al centro di relazioni sbilanciate, generate da una adultità negata e da una profonda immaturità emotiva". 

C'è una donna in scena che racconta la sua storia, ma il messaggio risulta universale, perché la paura dell'abbandono e il senso di sradicamento che ne segue appartengono sia alle donne sia agli uomini. 

A fare da complemento narrativo al monologo ci sono le musiche sonorizzate dal chitarrista e compositore Pasquale Ruocco che rappresentano un vero e proprio tappeto musicale con cui le parole di Valeria sono costantemente in dialogo e in interazione. 

Pasquale Ruocco rappresenta il punto di vista maschile, all'insegna della complementarietà. Da Caliente Caliente a Forte forte forte, passando per Rumore, le canzoni di Raffaella Carrà fanno compagnia e confortano la protagonista, in maniera molto tenera. 

" Ho quasi una sorta di malattia per Raffaella Carrà - sottolinea la Impagliazzo -. Un'antesignana di alcune tendenze profondamente contemporanee, capace di affrontare temi difficili con femminilità, eleganza e inusuale erotismo. Sulla scena, come evidenzia l'attrice, ha dovuto trovare la sua misura. Lo spettacolo, infatti, mette in scena stati d'animo spesso contraddittori e appare necessario non farsene fagocitare, "mantenendo la barra dritta" e il giusto distanziamento. Un equilibrio molto difficile e faticoso. 




La conclusione segna il passo di un finale aperto, teso tra un legittimo desiderio di essere indipendente nell'autodeterminarsi e una sorta di resa all'idea di non essere ancora pronta a proiettarsi all'esterno, duellando nell'agone di incontri carnali multipli senza senso. Il teatro Tram si conferma uno spazio off che ha accettato la sfida di portare sulla scena temi difficili e delicati, all'insegna della professionalità a 360 gradi, rifuggendo qualunque tipo di dilettantismo. 

Il prossimo appuntamento con Bathroom sarà  il 28 e il 29 gennaio 2023 al teatro Civico 14 di Caserta. Nel frattempo Valeria continua a formare alacremente giovani leve - tra etica e estetica - nel suo laboratorio teatrale di Scafati. 

domenica 6 novembre 2022

E' tutta colpa della luna: una malattia che consuma... un sentimento che può salvare

 Dopo l'ultima intensa serata di rappresentazione dello spettacolo È tutta colpa della Luna, svoltasi stasera, domenica 6 novembre, al teatro Tram di Port'Alba, e un po' di tempo dedicato a  digerire pensieri ed emozioni torno a parlarvene, condividendo con voi l'intervista integrale a Francesco Luogo, che lo ha scritto, diretto e interpretato.



Attraverso una narrazione che procede a strati e la mistione di testi, Francesco Luongo porta in scena un'intensa riflessione sulle conseguenze dell'amore malato e tossico che rivela di essere un non-amore.

Un sentimento oscuro, torbido, che nasce da una ferita e inevitabilmente produce una ferita con esiti orribili e funesti. 

 Con lui - che cura anche la regia dello spettacolo -  sulla scena due intensissime attrici che lo aiutano a parlare di questi amori straziati e strazianti, come vengono definiti con un gioco di parole quanto mai calzante: Chiara Barassi e Sonia Totaro.

 
Protagoniste sono alcune donne del mito e frutto della fantasia, quali Elena di Troia, Lady Macbeth le protagonoste dei versi di Salvatore Di Giacomo o ancora Assunta Spina. A loro si affiancano figure muliebri silenti e anonime. Piccole donne al centro di microstorie ugualmente tragiche e importanti. 

Donne che non hanno avuto il tempo di fuggire e di salvarsi, alla ricerca di un riscatto possibile.
Lo spettacolo si apre ricordando che in tutto l'universo non ci sono due esseri uguali, ma che esiste uno ed un solo essere umano che rappresenta l'anima gemella di un altro. 

 Proprio per questo, è  molto difficile che questi due esseri complementari si incontrino... 

 Poi ci conduce sulle strade sdrucciolevoli percorse da donne che si rivelano avviluppate nelle spire della dipendenza affettiva: si abbeverano alla voce di un uomo e cercano di riconquistarne il favore.
Tutto nasce, come ci ricorda Luongo, dalla lettura estiva di un testo di Schopenhauer L'arte di trattar le donne. Francesco prende a prestito le parole di grandi autori quali Shakespeare, Schopenhauer o Euripide.


La lingua utilizzata, che sia italiano dotto, popolare, dialettale o aulico, è solo uno dei tanti mezzi possibili - tra poesia e prosa - per raccontare l'amore, seppur un sentimento non apportatore di vita, come dovrebbe essere, ma di morte e di oscurità.

 


 


Una domanda affiora alle labbra: "Esiste la strada che conduce alla salvezza e al riscatto?


Ora lasciamo la parola a Francesco Luongo, affinché ci racconti il suo E' tutta colpa della luna

D. Nella rappresentazione si intrecciano storie di donne illustri e ignote a delineare un percorso simile di derisione e negazione fino alla morte. Come le hai scelte?
 
R. La scelta dei testi viene semplicemente dai vari studi fatti in passato e messi in scena negli anni. L'idea di missare questi testi in un unicum viene da una lettura estiva de L'arte di trattar le donne di  Schopenhauer . Da lì è partito tutto.  
 
D. Come viene delineata e caratterizzata la figura maschile?
 
R. Le donne e gli uomini  che si raccontano sono sia vittime che carnefici , sono sullo stesso piano. Ovviamente la bilancia cade di più sulla donna , nel senso che troppo spesso risulta essere la vittima.
Vittima di un uomo incatenato nel morso della gelosia piuttosto che della "semplice" pazzia.
Donne e uomini imbrigliati in relazioni tossiche, malate...che inevitabilmente portano ad un finale nella maggior parte dei casi terribile. Nello spettacolo, per quanto riguarda la figura dell'uomo,  ho cercato di mettere in evidenza la sua debolezza, quella debolezza che è incapacità di relazionarsi in modo pulito, debolezza che porta poi ad atti orrendi.
 
D. Medea è  una figura controversa, oggi parzialmente riabilitata. Com'è la tua Medea?
 
R. Su Medea si potrebbe dissertare all'infinito, Medea è il male? Medea agisce solo perchè ferita?
 Nello spettacolo ...lo stralcio su Medea è solo una parte del tutto, come lo è Lady Macbeth piuttosto che Assunta Spina, tante parti che vanno a delineare quello 'spettrogramma' finale che è la  sintesi di E' tutta colpa della luna...
 
D. Quali sono le varie facce dell'amore e del non amore che racconti, tra intensità, dolore e dipendenza?
 

R. E' tutta colpa della luna... è un viaggio tra varie storie che si inseguono , si scontrano e si sovrappongono, è una preghiera aperta sui turbamenti, è una ferita inferta, esposta, narrata....è il racconto di amori malati, straziati e strazianti. Si racconta l'amore o presumibilmente tale il non-amore, viziato e malato che inevitabilmente porta al male, alla ferita.

 
D. Tu intrecci poesia e prosa, linguaggio moderno e arcaico. Napoletano e italiano. Perché? Perseguendo quale effetto? 

R.  Intreccio poesia e prosa, linguaggio moderno e arcaico. Napoletano e italiano.....e inglese, perchè? l'intento è sempre lo stesso,raccontare... l'amore seppur sbagliato , malato, contorto...va oltre la lingua, e di risposta anche la conseguenza, il male, la ferita...superano i semplici idiomi...! E allora perchè non farmi aiutare dalle splendide parole di Schopenauer, Shakespeare...piuttosto che Euripide e Salvatore Di Giacomo?
 
D. Esiste una via di salvezza e riscatto?
 
R. Esiste una via di salvezza? Francesco ti risponde e risponderebbe sempre : Si, certo...deve esserci! Per i testi contenuti nello spettacolo, un pò la risposta la conosciamo.


D. I tuoi e i vostri prossimi progetti?
 
R. Io personalmente comincerò a breve un tour di teatro scuola con la Compagnia Liberaimago e poi vari concerti col mio gruppo "Ra Di Spina" e con Eugenio Bennato.
Chiara Barassi andrà in scena con una sua regia dello spettacolo Killing time il mese prossimo.
Sonia Totaro sarà in giro con concerti, anche lei con Eugenio Bennato.

 

venerdì 21 ottobre 2022

Nevrotika 7-8-9: accettarsi per rinascere

 Com'è una persona nevrotica?

Torna a chiederselo Fabiana Fazio nell'ultimo capitolo della sua trilogia dedicata al disturbo ossessivo-compulsivo. Siamo al capitolo 7-8-9 di Nevrotika , messo in scena al Civico 14 di Caserta.




La persona nevrotica è ingabbiata in pensieri - definiti intrusivi - che si insinuano nel suo cervello senza che lo voglia davvero e ritornano in maniera fissa e ricorrente, fino ad anestetizzare le coscienze, pur di non sentire il dolore che ne è la vera causa. 


Questi pensieri generano delle azioni che il malcapitato si sente spinto a ripetere all'infinito per sfuggire all'ansia nata dallo scenario apocalittico prospettato dall'idea intrusiva. A livello razionale quell'azione sembrerebbe essere la scelta più opportuna per eliminare il pericolo, ma finisce per rinchiudere la persona in una gabbia definita coazione a ripetere, in cui si rincorrono sempre gli stessi gesti.

Fabiana suggerisce, rifacendosi a Watzlawick, di adattarsi al proprio disturbo.
Un passaggio strategico rappresentato in scena dallo sfociare dei diversi comportamenti nevrotici in una danza fluida, energica e gioiosa.

"Non si tratta - spiega Fabiana - di sottrarsi al processo terapeutico, ma di accettarsi in toto e di ammettere di avere un problema".
In questo modo si creano i presupposti per un vero e proprio processo di rinascita, dove sia possibile reincollare i pezzi.




Nevrotika è  un vero e proprio inno al riconoscimento, al rispetto e alla valorizzazione delle proprie legittime fragilità, come sottolinea la stessa autrice, in scena assieme a Valeria Frallicciardi e Giulia Musciacco.



Solo questo riconoscimento, infatti, permette di passare dal rendersi ostinatamente infelici e artefici di una vita impossibile a una consapevolezza salvifica.
L'opera si articola, in un certo qual modo, in monologhi giustapposti, a costituire un finto dialogo che rappresenta una conversazione patologica tra patologie.

Sapiente l'uso dei registri stilistici, con una cifra narrativa prevalente che affida all'ironia, con picchi di comicità, a volte ostinatamente indotta,  il racconto di queste esistenze segnate dal dramma, a sfatare il mito che il riso appartenga solo agli spettacoli comici.
 
Ora rimaniamo in attesa e in ascolto dei prossimi appuntamenti: per ora si sa solo che Fabiana sta lavorando a un nuovo spettacolo che debutterà tra gennaio e febbraio 2023.


In sintesi

NEVROTIKA VOL.7-8-9

una produzione ETCetera Officine Culturali

scritto e diretto da Fabiana Fazio

con Fabiana FazioValeria FrallicciardiGiulia Musciacco

movimenti coreografici Cecilia Lupoli

assistente alla regia Marianna Pastore

disegno luci e allestimento Angela Grimaldi

aiuto scene Barbara Veloce

costumi Alessandra Gaudioso


Ph. Pino De Pascale

domenica 15 maggio 2022

La finta nonna: storia di crecita e emancipazione al femminile

A breve, oggi pomeriggio, domenica 15 maggio alle 19:00, per i bimbi e i loro genitori una prova aperta gratuita al Nostos Teatro.

 La rassegna pensata per i più piccini è Into the Woods.


 

Il Nostos si riconferma spazio nevralgico di cultura e aggregazione per il territorio.

La storia è quella de “La Finta Nonna”, un antenato della più celebre Cappuccetto Rosso” in cui la bambina è capace di salvarsi da sé, rivolgendosi alla comunità.

In questa versione, la bambina inizia il suo viaggio per chiedere il setaccio alla nonna che abita dall’altra parte del bosco. Solo che un’orca crudele ha preso il posto della nonna. In questo viaggio, la bambinaincontrerà alcuni strani personaggi che l’aiuteranno, grazie alla sua generosità, a salvarsi. 

 

In questa versione antica di Cappuccetto Rosso la figura del cacciatore è assente: la bambina è perfettamente in grado di cavarsela da sola, è furba e intelligente e si crea degli alleati lungo la strada (il Fiume Giordano e la Porta Cancello) che la aiuteranno a salvarsi dall’orca.

 

È la storia, quindi, di una bambina che diventa donna, autodeterminandosi e, allo stesso tempo, liberandosi attraverso l’aiuto di una comunità.

 

Il linguaggio scelto è il teatro d’oggetti. La storia de La Finta Nonna è realizzata ricreando la scenografia in miniatura su un tavolo. Gli oggetti sono ripresi da molto vicino, per alterare la percezione della dimensione delle cose.

 

La manipolazione degli ambienti e della protagonista è tutta realizzata a vista, senza nascondere l’artificio teatrale. Il video sarà realizzato in diretta, per dare agli spettatori la possibilità di vedere contemporaneamente il processo – gli attori che muovono, parlano e filmano – e il suo risultato finale.

 

Domenica 15 maggio ore 19.00

𝙄𝙉𝙏𝙊 𝙏𝙃𝙀 𝙒𝙊𝙊𝘿𝙎
𝙇𝙖 𝙛𝙞𝙣𝙩𝙖 𝙣𝙤𝙣𝙣𝙖

di Isabel Albertini, Simona Di Maio E Lorenzo Montanini

progetto vincitore di Residenze Digitali 2021
progetto finalista di Specchi Sonori 2021

                                                                                        età consigliata: dai 6 anni

 

sabato 14 maggio 2022

Napoli Decameron Pasolini: per la seconda settimana al Tram una riflessione sul genio dello scrittore bolognese

 Torna stasera al Tram di Port'Alba, su questo palco accogliente al centro della città di Partenope, la rappresentazione Napoli Decameron Pasolini del regista Mirko Di Martino.

Appuntamento stasera, sabato 14 maggio,  alle 19:00, e domani, domenica 15 maggio, alle 18:00, con uno spettacolo, al suo secondo fine settimana di messa in scena, che chiude la stagione di questo spazio teatrale davvero particolare, con una programmazione "pensante" di tutto rispetto. 
 

 

Intento: restituire a una delle opere pasoliniane più conosciute e più acclamate - ma completamente fraintesa dal pubblico dell'epoca - la sua interpretazione più autentica.
 
Spira su tutto il lavoro un'aria di veemente di protesta contro gli abusi della società dei consumi, contro quel capitalismo che corrode e sporca coscienze e corpi, rendendo, come avrebbe detto il sociologo Bauman, anche le relazioni merce di scambio e di un investimento più o meno proficuo.
 
Mista a questa protesta c'è la rivendicazione di un ritorno a un passato puro, caratterizzato dalla fedeltà ai bisogni primari, più basici e veri, e avulso dalle tentazioni dei bisogni indotti, che rendono "superflua la stessa esistenza", un clima che il regista credette di trovare tra i vicoli e gli anfratti di Napoli, tra i suoi visi e il suo vociare, così veraci e persino sfrontati.

"Pasolini - dice il regista - fa dichiarazioni su Napoli attuali e inattuali. È letteralmente innamorato del popolo napoletano. Un popolo ideale che lui desiderava ardentemente esitesse davvero così come lo immaginava, capace di rimanere puro rispetto alla corruzione operata dalla società dei consumi e dai richiami ingannevoli del potere".
 
La sua ideologia intellettuale lo porta a ricercare, secondo quanto ribadisce il regista, luoghi fisici ed emotivi alternativi al modello occidentale. Egli li trova - o quantomeno si convince di averli trovati - nel sud dell'Italia e del mondo, salvo poi dover ammettere che se il passato cambia tanto velocemente è perché stato oggetto di un'idealizzazione fallace.
 
"Con il Decameron - afferma il regista - Pasolini fa sberleffi degli stereotipi su di lui. Lui, icona del cinema impegnato al culmine della fama e della carriera, abbandona uno stile permeato da una fissità statuaria e sceglie un registro narrativo comico".

Il pubblico sembra apprezzare il risultato, ma lo fraintende del tutto, vedendovi la liberalizzazione della sessualità e lo sdoganamento sullo schermo di scene di sesso esplicite. 

Lo psicologo Reich, autore del libro La funzione dell'orgasmo, in merito avrebbe commentato che non esiste miglior modo di nullificare la sessualità, e la sua funziona creatrice e contestataria, che renderla compulsiva, privando il popolo del suo potere critico e rendendolo prono alle istanze del potere dei regimi.

Sulla scena Nello Provenzano, Angela Bertamino, Miriam Della Corte, Domenico Tufano, che entrano e escono dalla pelle dei personaggi, veri e inventati, prestando la propria voce alle irruzioni di Pasolini in scena - una sorta di deus ex machina - con le sue chiose esplicative a margine.

Parimenti gli attori si muovono con maestria e intensità - a tratti con uno sguardo sorpreso -  sui diversi livelli di una scenografia lignea dalle grandi dimensioni, ideata d Gilda Cerullo, che segna il passaggio non solo tra le diverse scene e i diversi ambienti m anche il cambio dei registri stilistici.

"L'incontro con Napoli - evidenzia Di Martino - fu importante. Qui trovò un'accoglienza calorosa, in un momento difficile in cui aveva bisogno di ritrovare e reinventare se stesso. Non a caso definì questo come uno dei momenti più belli e felici della sua vita".
 

 

Memorie di una regina: nel chiostro di Santa Chiara è di scena la storia di Partenope

 

Una fusione armonica di musica, arte, storia, fantasia e incanto architettonico. Oggi, sabato 14 e domani, domenica 15 maggio, alle ore 20.30, il Monastero di Santa Chiara e il Chiostro Maiolicato saranno il palcoscenico di uno spettacolo dedicato alla Beata Maria Cristina di Savoia. Memorie di Regina: Maria Cristina nello specchio del tempo è il titolo dell’evento, ideato e scritto da Fulvia Serpico, a cura della Biblioteca Francescana San Ludovico da Casoria e Progetto Sonora e promosso dalla Provincia del SS cuore di Gesù dell’Ordine dei Frati Minori di Napoli. Parliamo di un percorso inedito di storia e bellezza, con recitazione, musica per orchestra e danza, preceduto da visite guidate, il tutto a sostegno della creatività e dei giovani talenti della musica, del teatro e dell’arte. 

 


La Regina Maria Cristina definita dal popolo la “reginella santa”, era una donna di grande carisma e bontà d’animo, molto amata dai napoletani. Fu moglie di Ferdinando II di Borbone, al quale fu data in sposa per ragioni di Stato, e morì nel 1836, a causa dei postumi del parto con il quale diede alla luce Francesco II, l’ultimo re di Napoli.  

È sepolta presso il Pantheon dei Borboni nella Basilica di Santa Chiara; nel complesso monumentale francescano sono custoditi anche i documenti della sua beatificazione, avvenuta nel 2014. In Memorie di Regina, si ripercorre la vita di Maria Cristina immaginando di poterla avere oggi come donna di governo, attiva nella difesa delle donne deboli e diseredate dalla società, con le sue considerazioni sull’attenzione all’educazione dei bambini, all’economia solidale, sulla lotta allo spreco, unendo così la ricerca storica delle fonti a temi di grande attualità, ponendo grande accento sul ruolo della donna nelle politiche sociali. 


 

Per l’occasione sarà eseguito un raro manoscritto musicale, trovato recentemente nella storica Biblioteca del Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli. Si tratta di un elogio funebre musicale di anonimo, scritto ed eseguito nel 1836 in occasione della morte di Maria Cristina di Savoia. A questi si aggiungono altri brani musicali di Gabriel Faurè e Richard Wagner, tutti eseguiti dalla Sonora Chamber Orchestra, ensemble composto da giovani musicisti del San Pietro a Majella, diretti dal M° Giuseppe Galiano; produzione musicale a cura di Progetto Sonora, con la direzione artistica del M° Eugenio Ottieri.


 

Lo spettacolo sarà preceduto, alle ore 18.00, da visite guidate della durata di un’ora, in collaborazione con l’Associazione Betimeutl. Il percorso attraversa ambienti solitamente non aperti al pubblico, ed è il seguente:

- passeggiata nel Chiostro Maiolicato
- visita all’antico refettorio delle clarisse
- passaggio al Museo dell’Opera di Santa Chiara per arrivare al Complesso termale di epoca romana


 

“MEMORIE DI REGINA”

Testi e mise en espace: Fulvia Serpico

Francesca Morgante nei panni della Reginella

Danzatrici: Lucia Viglietti e Alessia Russo

Costumi e scenografie: Flavia Gemma Fusco con il supporto di Lavinio Sceral

Aiuto costumista: Gennaro Orientale Caputo

Narratrice: Luana Martucci

Progetto grafico: Rosa Barone

Musiche: Sonora Chamber Orchestra

 

Per una piccola anticipazione ecco il trailer:


Per info e prenotazioni: betimeutl@gmail.com – cellulare/whatsapp 370 3564165 oppure 327 3967141  

Contributo per la partecipazione: 12 euro solo spettacolo - 15 euro spettacolo più visita guidata.

Bambini gratis fino a 10 anni .

venerdì 13 maggio 2022

Uno chef per amico: a Ottaviano la valorizzazione dei talenti è la portata principale

Lunedì 16 maggio, a partire dalle ore 20.00, presso il Casale Irfid di Ottaviano, ritorna il gran galà di beneficenza Uno Chef per Amico, alla sua seconda edizione, organizzato da #micolorodiblu, con il supporto dall’Isis De Medici di Ottaviano e con la speciale collaborazione degli chef pasticcieri Gennaro Langellotti, Tommaso Foglia ed il maestro pizzaiolo Luca Doro. Si tratta della degna e gustosa conclusione della serie di eventi organizzati in occasione della Giornata mondiale per la consapevolezza sull’Autismo.


 

Per consentire ai ragazzi autistici di esternare le tante potenzialità, spesso inespresse e la predisposizione, a volte spiccata ed in alcuni casi, talentuosa per i fornelli, l’associazione #micolorodiblu onlus ha scelto di servirsi proprio della cucina come viatico. #micolorodiblu onlus, da diversi anni, opera a favore delle famiglie di ragazzi con disturbo dello spettro autistico, promuovendo iniziative per consapevolizzare sulla tematica “autismo”: i proventi della serata dedicata a “Uno Chef per Amico”, come quelli di tutte le altre giornate dedicate alla sensibilizzazione sull’autismo, saranno utilizzati dall’associazione #micolorodiblu onlus per creare opportunità di inserimento lavorativo adatte ai ragazzi nella Fattoria e presso altre strutture ricettive selezionate sul nostro territorio.

«Per noi sensibilizzazione e inclusione sono sempre andati di pari passo – afferma Maria Gallucci, Presidente dell’Associazione – e queste opportunità di crescita professionale vanno a nostro avviso nella giusta direzione. Per consentirci di avviare questo percorso, che permetterà ai questi ragazzi speciali di intraprendere dei veri e propri progetti lavorativi, saldi e duraturi, abbiamo bisogno del sostegno di tutti: specie delle Istituzioni. La vera integrazione dei ragazzi con autismo, passa per il loro inserimento lavorativo, diversamente tutto è inutile se non viene loro garantito un diritto che dovrebbe valere per tutti».

Presteranno la loro professionalità nell’organizzazione dell’evento la food event manager Alfonsina Longobardi di “Cenando sotto un cielo diverso” e la wedding planner Mirella Greco. La serata di Gala “Uno Chef per Amico” sarà condotta da Nicola Tinto Prudente, direttamente dalla trasmissione “Mica Pizza e Fichi” in onda su La 7 e prevedrà la presenza di artisti, tra cui Sal Da Vinci e Ciro Corcione, numerosi ospiti e soprattutto, 20 chef, di cui 2 stellati (Luigi Salomone - Re Santi e Leoni e Domenico Iavarone - Jose Resaturant Torre Del Greco (NA), da tutta la Campania che presenteranno i loro piatti, coadiuvati dai ragazzi autistici con l’estro e la passione per la cucina.

Gli chef e pastrychef presenti, oltre ad una rappresentanza dell’Isis de Medici sono: Vincenzo Toppi - Amor Mio; Gianna Micco - Cuor di gusto; Valentino Buonincontri - Bertie’s Bistrot; Luciano Bifulco - Braceria Bifulco; Nando Bifulco - Bifulco Esclusive; Agostino Coppola – NOI; Gennaro Langellotti – RUAH; Francesco Ambrosio - Masseria Orlando; Nunzio Spagnuolo – Rada; Vincenzo Di Nocera e Dario Balestrieri – ‘O sbarazzino; Ferdinando Veritiero - La Canonica; Paolo Ioveno - Ristorante Pupetto; Luca Doro - Doro Gourmet; Ciro Maiorano, Lino Flaminio ed Antonio Improta - Do Maggiore; Davide Botti – Gelati e Nicola Obliato - Mille Dolcezze.

#micolorodiblu onlus ringrazia tutti gli sponsor che hanno reso possibile, anche quest’anno, l’iniziativa benefica.

 

sabato 19 marzo 2022

Sottosopra: Gea Martire infiamma il Sancarluccio con la sua forza

Gea  Martire, con la sua vulcanicità eclettica, porta nuovamente il suo Sottosopra a teatro (con la regia di Stefano Amatucci), fino a domenica 20 marzo.


 

Questa volta si tratta del Nuovo Sancarluccio, piccolo teatro partenopeo davvero accogliente, i cui ambienti profumano di arte, cultura, storia, impegno e coraggio, dove prende letteralmente vita il libero adattamento di Dicerie sui santi e altri malumori di Davide Morganti.

A raccontarci quale arrevuoto sia accaduto è Antonietta Formisano e lo fa attraverso le pagine del suo diario “quasi” segreto, scritto sulle orme di persone e personaggi come Anna Frank o Bridget  Jones.

Il suo però non è un diario come gli altri: è umanizzato, tant’è vero che quando Antonietta, inavvertitamente, gli lancia addosso il suo foulard, si comincia a sentire una sorta di respiro affannoso. E’ quello del suo diario che sta soffocando.

Antonietta dà ai suoi diari un nome, a segnare le fasi della sua vita e i relativi stati d’animo: come c’è stato il momento delle risate spensierate, con il diario Stanlio e Olio, e quello delle serate in discoteca con John Travolta, ora è il momento del terrore misto al thriller, tipico del periodo della pandemia, con Hitchcock, napoletanizzato in Ichcocco, che sembra essere l’ultimo sfogo scritto di una lunga dinastia.

Ma mai Antonietta avrebbe potuto immaginare che i santi lasciassero il paradiso per invadere strade e vicoli partenopei, reclamando i loro diritti (d’autore) e mutuando dagli esseri umani non solo passioni terrene e carnali, ma anche vizi e avidità.

Così la Madonna di Medjugorje esagera con il cibo, svuotando il frigorifero della povera Antonetta a più riprese; san Luigi Gonzaga si rende conto di aver sbagliato a votarsi alla castità e cede ai piaceri dei pensieri peccaminosi. Santa Chiara, santa Rita, santa Patrizia, santa Pulcheria rivelano a un attonito avvocato Iorio di voler diventare modella, annunciatrice televisiva e attrice.

Quello che è certo – un messaggio che Gea affida alla sorella di Antonietta – è che la pandemia, con il suo isolamento forzato, ha fatto emergere quello che ogni essere umano aveva dentro.

Un serio ammonimento arriva proprio dai santi, che sul finale sfilano in maniera variopinta, tra tacchi a spillo e piume, per le strade della città perché “anna sfugà”: il sangue deve essere lasciato nelle vene. Se i santi devono e vogliono riscoprire la loro umanità, svincolandosi da ruoli rigidi, destini imposti e non ergendosi a fustigatori dei costumi; gli esseri umani devono ritrovare la loro santità, la loro capacità empatica e solidaristica, senza puntare il dito contro chicchessia.

Gea Martire interpreta in un intenso monologo, che si snoda per oltre un’ora, vari personaggi, alternando stili e timbri e miscelando risate e amarezza. I personaggi dialogano tra loro a ritmo serrato: da Mariangela a Consiglia, dalla Madonna a San Sebastiano trafitto dalle frecce, passando per le diverse sante divenute aspiranti star.

Ad accompagnarla, enfatizzando e “commentando”  alcuni passaggi narrativi, attraverso le musiche da lui composte ed eseguite, Valerio Virzo con il suo sax dalle note calde e graffianti.

venerdì 11 marzo 2022

Venere Tascabile: al Tram il dramma di un massacro e il conforto di una grande amicizia

 Carmen Pommella torna a calcare le tavole del palco di un teatro dopo 5 anni e lo fa in occasione di una data importante e con il coraggio di interpretare un personaggio scomodo e controverso: Laura Betti.

 


"Il mio - evidenza Carmen - è un ritorno all'insegna di un personaggio scomodo e antipatico".

Le quinte, che la vedranno in scena fino a domenica 13 marzo, sono quelle del teatro Tram di Port'Alba, piccola e ardimentosa realtà cittadina situata nel cuore del centro storico, votata all'arte dello spettacolo, della cordialità e dell'accoglienza, che vanta un palinsesto "pensante" di grande spessore: a livello di temi affrontati, sempre in maniera intellettualmente onesta, di interpretazione e sfide attoriali e di portato emotivo potenzialmente smosso.

Carmen porta in scena un testo scritto e diretto da Antonio D’Avino, dedicato all’artista la cui vita fu segnata indelebilmente dall’incontro con il poeta-scrittore-regista

La narrazione si muove tra il  palcoscenico, dove Laura recita e canta, infilandosi in movenze da "divina" e, a tratti, assumendo un'aria intellettuale, e vita privata. Un retroscena amaro: lei, figlia di una famiglia borghese e benpensante ingabbiata in rigidi pensieri e regole, vittima di una madre algida, fugge a Roma dove, nella casa di via del Babbuino, intreccia amicizie, frequentazioni, relazioni fugaci che spesso si concludono con gravidanze indesiderate e aborti, perchè più hai relazioni di cui ti vanti nei salotti e nei ristoranti, più arriva il lavoro... ma poi, in fondo - si chiede - cos'è, in cosa consiste davvero, questo lavoro che, alla fine, non c'è mai?


 

Mossa da dinamiche relazionali e da ingranaggi che la stritolano e la inducono a conformarsi a quello che fanno tutti, riducendo la sua vita a pura apparenza e abitudine, Laura è disperata, ma mostra una facciata allegra e sfacciata. Prende in giro tutto e tutti; è regina ciarliera dei salotti, dove "graffia"  e "morde" con le sue battute. Sbeffeggia gli uomini mammoni, attaccati alle vesti di una matrona e sempre succubi di una donna, e persino se stessa, definendosi una Venere Tascabile, dal seno piccolo ma morbido al punto giusto, un senino appunto, da poter cacciare dal taschino e utilizzare alla bisogna.

L'incontro con Pierpaolo Pasolini  è quasi uno scontro, perchè lei inizialmente lo provoca, cerca di sedurlo e irretirlo. Schernisce lui e i suoi ragazzi di vita magri e brufolosi. Sfida la sua timidezza, la compostezza e la presunta pensantezza, Nonostante tutto e inesorabilmente, però, lui le cambia la vita... Di più... Pasolini diviene il fulcro stesso della sua esistenza.

 "Lui le chiede - ricorda Carmen - se abbia una coscienza e in lei avviene una vera e propria trasformazione, legata a una presa di consapevolezza. Sono entrambi borghesi, ma ne contestano le idee. La loro è un'amicizia tra caratteri opposti, ma in fondo uguali".

 

 Amica e musa di Pasolini, la Betti fu una donna istintiva, un essere di temperamento, piena di fragilità ma disperatamente vitale e intensa, che scelse fino alla fine di risultare odiosa.

 

Ma, probabilmente, l'incontro con Pasolini pur rivelandole drammaticamente la tragicità della sua vita, offrì a entrambi anche momenti di sollievo dal vivere quotidiano, colmo di ipocrisia, ieri come oggi, di finto cordoglio e di informazioni manipolate affinchè tutto sembri cambiare, mentre in realtà nulla cambia davvero.

 

La celebrazione dei cent'anni dalla sua nascita avviene in maniera indiretta, attraverso la storia di una donna innamorata di lui e delle sue fragilità, come lo furono anche la Callas e la Magnani.


"Volevamo rinfrescare la memoria dei giovani - continua Carmen - . Ma un approccio diretto alla grandezza di Pasolini fa paura. Per comprendere un suo testo è necessario leggerlo almeno 3-4 volte. Lui è il traguardo, ma bisogna passare attraverso vari strati, da Joyce a Dostoevskij".


 Dopo la morte violenta di Pierpaolo, Laura non smise mai di lottare per disvelare la verità. Gli fu fedele e accanto nella morte come nella vita, alleata e conforto durante ben 33 processi.

 

In scena Carmen beve e vomita del vino: con esso ripudia, simbolicamente, le bugie, il finto pietismo, le prove occultate, la vicinanza di chi piange guardandoti negli occhi e ti critica alle spalle o di chi si nasconde nell'ombra, al riparo del consenso sociale.

 

Vomita un liquido vischioso rosso scuro, al pari del sangue vomitato dall'amico durante l'agguato e il massacro subito.


"Non posso dire che io e Laura Betti siamo simili - evidenzia Pommella - ma entrambe abbiamo dovuto affrontare il tema della traformazione corporea. Lei lo dice: ho semplicemente allineato il mio fuori al mio dentro".


 


Un dentro in disfacimento, perchè dopo la morte dell'amico per Laura c'è solo il vuoto e in fondo, forse, il rimpianto più grande fu proprio questo: non essere riuscita a proteggerlo e a salvarlo dalla solitudine che lo perseguitava.



Fino al 13 marzo 2022

VENERE TASCABILE

testo e regia Antonio D’Avino

con Carmen Pommella

aiuto regia Michele Farina

al pianoforte Salvatore Benitozzi

scene e costumi Valeria Malpeso

assistente alla regia Umberto Serra

produzione Musidantea 2.0