giovedì 26 marzo 2020

Creators - The past: attesa per un film stellare in grado di far riflettere


Creators – the Past: un film fantasy con un cast d’eccezione, tra i quali Eleonora Fani, Gérard Depardieu e William Shatner, diretto da Piergiuseppe Zaia, che coniuga un contenitore caratterizzato da effetti speciali tipico della filmografia apocalittica americana ed un contenuto, a livello di storia narrata, personaggi e simbolismi, che rimanda ad un filone tutto europeo per modalità e profondità di scandaglio mitopoietico e maieutico-interpretativo. 



Respiro internazionale, dunque, anche per il dialogo tra attori aventi provenienze geografiche e retroterra umano e professionale variegato, ma un'anima narrativa tutta italiana.

Otto divinità  configurano un pantheon regnante in un ipotetico tempo aionico (aion), caratterizzato dalla sincronicità, un tempo imperturbabile ed immutabile, ed in quanto tale eterno, all’interno del quale si muovono due donne forti: un’aliena ed un adotta contagiata. 

Donne guerriere e condottiere, capaci di tessere la trama degli eventi e di muovere i fili delle decisioni al momento giusto.

Lady Airre, in cui Eleonora si trasforma attraverso 8 ore di trucco e costumi studiati ad hoc,rappresenta, come ci racconta il suo alter ego, un modello femminile completo: una figura muliebre guerriera, sexy e felina, ma anche profondamente materna ed umana, pur essendo un'aliena.

L’attrice Eleonora Fani, autrice anche dell’ omonimo libro assieme a Gea Mizzani Corio, che nella pellicola interpreta Lady Airre, raccoglie l’eredità, ampliandola e diversificandola in un’ideale continuità, di un suo libro precedente: Psiche e Afrodite, un saggio di mitologia e psicologia classica al femminile.



“Queste divinità – racconta l’attrice -  dominano su un’umanità profondamente manipolata, che dovrebbe, però, riuscire a risvegliarsi per prendere in mano il suo presente e il suo futuro, recuperando il senso di sé e della propria storia”.

Altre protagoniste del film sono le Lens, sfere paragonabili, come ruolo assunto, al pomo della discordia, quello che Paride dovette assegnare, rinfocolando la rivalità tra Era, Afrodite ed Atena. Una sorta di memoria collettiva della Terra e del sistema solare.



 Il film è ambientato in una dimensione parallela, utilizzando un espediente narrativo ed una modalità di rappresentazione presente sin dal teatro tragico greco antico che, quando voleva trattare temi delicati e scomodi, lì trasponeva in tempi e luoghi lontani.

Secondo Francesco Pellegrino <<raffigurazioni cinematografiche, insomma, consentirebbe di rilevare comportamenti diffusi, saperi condivisi, valori morali, simboli, interpretazioni, ideologie, paure collettive, stili di vita e molti altri aspetti del reale, magari ancora opachi o inesplorati, presenti in una società durante un preciso momento storico. L’occhio cinematografico, contribuendo a definire la maniera in cui va percepito o immaginato il mondo, parteciperebbe inoltre alla determinazione della realtà attraverso l’edificazione di una memoria e di una coscienza collettiva[1]>>.



La pellicola, pur nelle sue fattezze esteriori, che occhieggiano ai film ad effetto (speciale) del cinema a stelle e strisce, segue un filone simbolico ed esoterico, che affonda le radici nell’immaginario italiano ed europeo, con il ricorso ad una serie di elementi simbolici che attraversano l’opera e dialogano all’interno di essa, posti appena sotto la superficie ed il livello apparente.

Un’operazione, quella di Creators – The past, che appare trina: da una parte, infatti, vi è il libro scritto da Eleonora Fani ed edito da Albatros; dall’altra la pellicola, che presenta uno strato multiplo di visione e decodifica. Poi c’è la colonna sonora, nata dalla creatività dello stesso regista, Piergiuseppe Zaia (la canzone dei titoli di coda, Across endless dimension, è interpretata da Dimash Qudaibergen, una voce intensa, capace di emozionare): 75 brani che rinviano ognuno ad uno specifico personaggio e ad una peculiare location, varianti sul tema, composte per instaurare un’ideale continuità, che non sempre si coglie al primo ascolto, ma che è strutturalmente intrinseca a questo racconto sonoro parallelo.

Le tracce musicali sono raccolte in un album con 24 brani long version in uscita grazie all’etichetta discografica Sony.

“E’ come se – spiega Eleonora Fani – durante l’ascolto scattasse una sorta di molla e di richiamo interni che riportano ad un certo tipo di luoghi e situazioni”.

Un film che, in qualche modo, sembra composto da un sistema di specchi: alcuni riflettono e richiamano, in maniera quasi profetica ed anticipatoria, l’attuale situazione vissuta a livello mondiale, con un progressivo processo di distruzione del pianeta terra che è al collasso, a livello di ecosistema e di risorse disponibili, ed una pandemia in atto a causa di un virus. 




Poi c’è il sistema di specchi in cui l’esterno risuona in base a ciò che alberga all’interno dell’animo dei protagonisti e viceversa. 

A tal proposito, un proverbio indiano sottolinea che se l’uomo non è in pace e in equilibrio con se stesso e con la casa che lo ospita, per risonanza i fiumi straripano, i terreni franano e l’ecosistema collassa.

Un modo che il cinema utilizza per oggettivare le paure più ataviche, dipingendo panorami apocalittici in maniera esasperata. Paure che, però, trovano spazio ed espressione in un orizzonte lontano, addirittura in dimensioni e mondi paralleli, venendo al contempo esorcizzate. 

“Come accade nella tauromachia, però – continua Eleonora – nel momento più buio risiede anche la possibilità di ribaltamento della prospettiva. Infatti se da una parte vi è il panico, figlio del buio più denso, dall’altra parte c’è la luce. L’essere umano viene posto di fronte ad una scelta: o risvegliarsi o frammentarsi a tal punto da perdersi, diventando un automa”.

Ad essere messo in scena, in circa 100 minuti (estratti dalle 250 pagine del libro) è un vero e proprio percorso iniziatico, simile a quello compiuto da Ermete Trismegisto, autore del Corpus Hermeticum.
Sullo sfondo di questa vicenda c’è una terra cava, dotata di un sole interno. 



Un mondo che trasforma il proprio aspetto in base allo stato d’animo di chi la abita, dove il dentro fa continuamente da specchio al fuori.

Una pellicola ricca di simboli, tra cui spicca il numero 8, che allude all’infinito e alla rinascita, che viene ripetuto in varie circostanze, per esempio nel numero di lati che costituiscono il  battistero.

Nell’attesa che i cinema riaprano, permettendoci di godere dei vari livelli narrativi, di  complessità crescente, che caratterizzano la pellicola Creators – the past, non ci resta che cominciare a pregustarlo.

Un po’ come facevano le anime di artisti, sacerdoti e re, riposandosi presso il castello di Arianrhod, detto anche ruota della rinascita (da arian argento e rhod ruota), nell’attesa di reincarnarsi.



Per approfondimenti e anticipazioni è possibile seguire il canale youtube dedicato:qui

Ed il sito: qui



[1] Pellegrino Francesco (2009), Sguardi di terrore  paure collettive “intercettate” dal cinema, in Annali della facoltà di Scienze della formazione, Università degli studi di Catania, n. 8, p. 188.

domenica 22 marzo 2020

Le donne rivoluzionarie al centro della quindicesima edizione del Tam Tam Digifest


Il Tam Tam Digifest, con la direzione artistica di Giulio Gargia, in questa edizione mette al centro la donna ed il suo ruolo nevralgico, anche se non sempre riconosciuto, a livello sociale.

Infatti, “Donne di frontiera - rivoluzioni al femminile” è il tema di questa 15a edizione dedicata alle innovazioni digitali nel racconto audiovisivo.

Tre le sezioni previste: le rivoluzionare di ieri; le rivoluzionarie di oggi; le rivoluzionarie di carta. 

“Il Tam Tam Digifest – spiega Gargia – tiene conto delle vicende di attualità, ma anche della peculiare temperie sociale. Poi a fare da guida e filtro è anche la disponibilità di produzione cinematografica a tema e il gusto personale. In questo momento storico la tecnologia mostra sia le sue zone di luce, sia quelle d’ombra dove si rivela controproducente. Paure e comportamenti disfunzionali si propagano velocemente attraverso i social”.



Il tema portante di questa edizione continua ad essere quello dell’innovazione digitale, con i cambiamenti di percezione e fruizione da una parte e di narrazione dall’altra, ma anche la stretta relazione tra cinema e informazione. Un’analisi che parte dai tempi delle guerre mondiali ed indaga come cambia il modo di raccontare, anche grazie all’utilizzo della camera decor.

“Le piattaforme social – evidenzia Gargia – ci autoconfermano nelle nostre convinzioni. Si tratta di una narrazione ridondante ed assolutistica. Così quando si cerca, invece, di mediare un messaggio più complesso ci si scontra inevitabilmente ed inesorabilmente con l’analfabetismo di ritorno”.

Il cellulare, ad esempio, ha totalmente cambiato il modo di percepire la realtà e di raccontarla. Nelle passate rassegne, si annoverano i primi due film completamente girati con lo smartphone: Amore Carne di Pippo Delbono e la pellicola sul sesso incentrato sulla figura di Pasolini.




Secondo quanto spiega Gargia, innanzitutto un film girato utilizzando il cellulare è caratterizzato da un taglio verticale. Inoltre è antitetico a quello tradizionale, che utilizza diversi paradigmi percettivi. Nella pellicola girata con il cellulare a prevalere è in senso assoluto, invece, l’effetto realtà per chi guarda.

“Molti  spettatori – racconta Gargia – pensavano di essere di fronte a qualcosa di realmente avvenuto. Il rovescio della medaglia è il limite del racconto come respiro, come ampiezza: infatti, si tratta di un taglio molto adatto a raccontare una vicenda specifica o una storia privata, mentre si rivela inadeguato per racconti sociali o corali”.



Il telefonino, dunque, secondo quanto ribadiscono gli addetti ai lavori,  rivoluziona i tempi di narrazione e di percezione, tendendo ad accorciare  i tempi rispetto a quelli standard delle pellicole tradizionali. 

La mission della rassegna è anche quella di riflettere, con la sezione Il cinema fuori dal cinema, su cosa succeda quando le modalità di fruizione cambiano molto velocemente ed addirittura bruscamente come sta avvenendo nei tempi “forzati” dal Coronavirus. 

Ecco allora ecco che si passa dagli spazi fisicamente condivisi alle dirette streaming.

Come evidenzia il direttore artistico del Tam Tam Digifest, anche quando in futuro la situazione tonerà alla normalità sarà importante fare tesoro della lezione imparata in questi giorni che ha permesso capire come usare al meglio e diversificare il ricorso agli strumenti tecnologici.

“Sarà fondamentale – mette in evidenza – mantenere la possibilità di scegliere, in base alle specifiche esigenze, tra diverse modalità di fruizione, senza dimenticare mai che la fruizione e la condivisione de visu rappresentano indubbiamente un livello prezioso che valorizza la relazione umana”. 

Nel frattempo, tenendo conto delle distanze da dover tenere, per salvaguardare la salute e la  sicurezza pubbliche, appare necessario testare l’utilizzo di strutture comunicative più solide e provare a costruire, entro la fine di questa edizione prevista per novembre,  nuovi spazi di condivisione e confronto virtuali, dove si possa, ad esempio, ricostruire un ambiente per instaurare una fase di discussione post-film.



Il prossimo appuntamento in streaming con il cinema targato Tam Tam Digifest è in programma per domenica 29 marzo, virtualmente dal PAT – Palazzo delle Arti e del Teatro di Caserta con “Città delle donne”, film del 1980 diretto da Federico Fellini e con protagonista Marcello Mastroianni.
Per rimanere aggiornati è possibile consultare la pagina FB: qui
Elenco completo dei film in rassegna

Le rivoluzionarie di ieri  

Lulù – di Pabst
Tiger’s coat – con Tina Modotti 
Leni Riefenstahl (regista): Olympia – Apoteosi di Olympia
Renée Falconetti in La passione di Giovanna d'Arco
Giovanna d’Arco – di Luc Besson
Frida - di Julie Taymor
Ridicule - di Patrick Leconte 
Il resto di niente - di A. De Lillo

Le rivoluzionarie di oggi

Coco avant Chanel - di Anne Fontaine
Eva no duerme - di Pablo Aguero
Marie Curie - Radioactive - di Marjane Satrapi
Rosa Luxembourg -  di M. Von Trotta
La città delle donne - di F. Fellini
Nikita - di Luc Besson
Betty Blu - J.J. Beneix
Lucy - di Luc Besson

Le rivoluzionarie di carta 

Cercando Valentina - il mondo di Guido Crepax 
Cat Woman
Barbarella
Lady Oscar
Lara Croft: Tomb Raider

giovedì 19 marzo 2020

Marianna Bonavolontà: Chic Advisor svela l'essenza dei luoghi


Marianna Bonavolontà, con la sua guida Chic Advisor (qui la pagina FB ) , è definibile come una vera e propria rabdomante dello stile. Lei, che concepisce il mondo come una favola colorata, va alla ricerca di cose belle e particolari, dalla manifattura rigorosamente artigianale e made in Italy. 

Un fiuto raffinato ed allenato, una capacità innata, ma coltivata, approfondita e diversificata nel tempo, che le permette di intercettare il particolare e che le ha consentito di costruire, un passo dopo l’altro, questa guida all’essenza del luogo, che contemporaneamente mira a trasmettere il rispetto per quello che, in qualche modo, è il nume tutelare di una specifica area geografica.



GLI ESORDI

Il viaggio alla ricerca dello spirito dei luoghi comincia, per Marianna Bonavolontà, molto presto, quando lei ha appena quattro anni.

E’ sua  madre, siciliana, medico che, durante i viaggi in giro per il mondo le trasmette la passione per la selezione di  prodotti particolari, per quei manufatti artigianali in grado di rappresentare l’anima di un luogo. 



I viaggi sono organizzati “in tandem” con suo padre, partenopeo, pilota, antropologo e linguista, sempre pronto a studiare la traiettoria più giusta da seguire, anche in abiti da civile.
Ed è così che  Marianna, assieme alla sua famiglia, viaggia, dalla Francia alle Canarie, e di quei  luoghi conosce persone, usi e tradizioni, trasfusi in oggetti, da indossare, da portare sulla pelle…
Un doppio canto delle Sirene per lei, ereditato dalle passioni dei suoi genitori e mescolato con la sua propria identità.



“A vent’anni - racconta Marianna – ho cominciato autonomamente a collezionare l’essenza di uno specifico luogo, condensato, ad esempio, in una stoffa o in una pietra tipica che mi aiutavano ad immergermi nel posto”.
Marianna chiama questi oggetti “storie del momento”, un vero e proprio concentrato culturale da indossare, che con i loro colori e profumi la riportano in un luogo e le permettono di rivivere una sensazione, un frammento temporale.

“In questo modo – racconta – ti senti ricco di cultura. Vi è uno scambio con i popoli all’insegna della reciprocità, un diventare un tutt’uno. Io riporto a casa un pezzetto della loro cultura e dei loro usi e costumi, con profondo rispetto. Penso, solo per fare un esempio, alla pietra larimar, tipica di Santo Domingo, o ad una fabbrica di tappeti. E’ un modo di vivere le persone, raccogliendone e preservandone racconti e storie”.

Il larimar, ad esempio, è una pietra semipreziosa proveniente dalla Repubblica Domenicana, cui si attribuiscono una serie di proprietà, come quella di alleviare lo stress ed equilibrare le energie, volte al miglioramento ed al potenziamento di sé sul piano fisico e spirituale. Oppure vi è l’amuleto, il cui contenuto ed i cui segreti non sono svelabili, dono della Santeria cubana.




IL NUME TUTELARE

“Napoli ad esempio – spiega Marianna – ha il suo nume del luogo, che si ripropone nella cultura, nell’arte e, di conseguenza, nei vestiti in Mercurio, che rappresenta l’ingegno, nella Sirena Partenope, in grado di sedurre ed ammaliare, in Apollo, simbolo di solarità. Le cravatte così amate, solo per fare un esempio, rinviano ad Apollo ed alla via solare. Bologna ritrova e ripropone il suo genio in Icaro, con la sua inventiva e creatività, che informa di sé la Lamborghini ed anche varie forme d’arte”.



Chic Advisor, dunque, è un modo per andare ben oltre la superficie delle cose e degli oggetti, quelli che si possono indossare, suddivisi sapientemente in categorie. E’ una narrazione che si snoda progressivamente, utile a riempire gli spazi tra un luogo e l’altro, come sottolinea la stessa Marianna. Figlia della curiosità e del gusto per la ricerca e la scoperta è fruibile su internet e via app per android e ios.



I LIBRI

Una passione ed uno spirito d’avventura e di scoperta che si traduce, per Marianna, anche in due libri: La ragazza con il genio in valigia e Il Codice Adamasia, che narra dell’attrazione verso un luogo. Ad affiancarla in questo viaggio l’archeologo Giuseppe Barbera

“Si tratta di un neologismo – spiega l’autrice - . L’adamasia esprime, in un amalgama tra ebraico, latino e greco,  la ricerca di qualcosa e, dunque, l’attrazione che quest’ultima è in grado di generare. E’ magnetismo e frenesia. E’ lo scintillio del diamante che sa tentare.

LA ZONA ROSSA

Marianna invita a trasformare la zona rossa, frutta di un divieto salvavita, in una zona dove proteggersi a vicenda. 



Un luogo del cuore in cui attrarre e moltiplicare le energie positive. Una piazza virtuale in cui, coadiuvati dai geni dei vari luoghi, con la loro aura protettrice, si possano esporre, senza paura, pensieri ed azioni, attraverso foto, scritti, tutorial,  abbracciandosi attraverso la distanza.
“Dedicarci a chi amiamo e alle nostre passioni – evidenzia Marianna attraverso i social - è un gesto d’amore”.

E possibile seguire Marianna Bonavolontà attraverso la sua pagina Facebook: clicca qui