martedì 13 giugno 2023

Uno chef per amico: la strada verso l'inclusione lavorativa continua

 Circa 40 professionisti -  tra cuochi, pasticcieri, pastry chef, master griller, pizzaioli -  hanno fatto squadra con ragazzi autistici, percorrendo le vie multiformi del gusto, per "nutrire" e far crescere le loro potenzialità e le loro capacità non solo teoriche ma anche, e soprattutto, pratiche ai fornelli.

La parola d'ordine, quindi è inclusione lavorativa, foriera di indipendenza decisionale e di vita, nonchè di acquisizione di una piena presa di consapevolezza su chi si è dove si vuole andare.

Tutto questo è l'evento - giunto alla terza edizione - Uno chef per amico, realizzato dall'event designer Mirella Greco negli spazi di Casale Irfid Ottaviano.



Una serata, che si dipana tra leccornie enogastronomiche, intrattenimento musicale e artistico, ma anche impegno istituzionale. Presenti, infatti, il neo sindaco di Ottaviano, Biagio Simonetti, il sindaco di Nola, Carlo Buonauro, l’ex senatore Francesco Urraro eil consigliere regionale Massimiliano Manfredi.


INCLUSIONE LAVORATIVA: IL GUSTO DELL'INDIPENDENZA

Un evento - ideato dagli chef organizer Tommaso Foglia e Gennaro Langellotti  - vissuto tra saperi, sapori e obiettivi importanti.

"Chi è più fortunato - evidenziano gli ideatori -  ha il dovere di donare il proprio tempo e impegnarsi in iniziative di responsabilità sociale in modo che nessuno resti indifferente a queste problematiche. Ma cosa ancor più importante dobbiamo fare rete, ciascuno con la propria professionalità per aiutare questi ragazzi a entrare nel mondo del lavoro perché il lavoro è un diritto e tutti hanno diritto ad una possibilità".

Mattatrice dell'evento la giornalista Rosa Iandiorio, che ha  presentatotra gli altriAndrea SanninoCiro Alma e Antonio D'Aquino della serie TV Mare Fuori

I corsi dell'associazione Micolorodiblu onlus sono volti a far emergere le potenzialità di ognuno, coniugandole con le richieste provenienti dal socio-economico - a forte vocazione turistica - così da aumentarne il livello potenziale di occupabilità.

Questo lavoro costante, certosino e instancabile ha prodotto i primi buoni frutti, che confermano il successo della serata. Infatti, il pizzaiolo Luca Doro di Macerata Campania ha offerto un regolare contratto di lavoro retribuito ad Alessandro, uno dei ragazzi che hanno partecipato alla serata, in qualità di supporto agli chef.

"Non vogliamo sostituirci alle istituzioni - sottolinea Maria Gallucci, presidente Associazione Micolorodiblu onlus - ma accompagnarle in un un percorso proficuo, sinergico e condiviso che dia risultati di occupazione, e quindi di dignità, nel breve e medio periodo".

IL NOSTRO PERCORSO DEL GUSTO

Abbiamo cominciato con un gustoso bocconcino di carne cotta lentamente, a bassa temperatura,  particolarmente morbida e scioglievole. 



Per poi passare al baccalà mantecato e aromatizzato con crema di limone. 




Gustoso intermezzo: un carpaccio di pesce crudo, speziato e croccante al punto giusto. Proseguiamo: un sushi di tonno dalle suggestioni fusion e interculturali, adagiato su un alga che lo accoglieva e contribuiva a esaltarne il sapore. 




Un assaggio di pasta e patate con la provola, davvero saporita, figlia della tradizione partenopea più antica e autentica, e una gustosissima pasta e fagioli bollente,  capace di rievocare le ricette della nonna. 

Per rinfrescare le nostre papille gustative e prepararle a immergersi in nuovi sapori, un trittico formato da un assaggio di mozzarella di bufala, una delicatissima ricotta e un bocconcino di provola affumicata, che abbiamo accompagnato con un pane brunito ai cereali. 

Degno accompagnamento un bicchiere di Aglianico e uno di Falanghina. Una spremuta di nettare degli dei proveniente dai territori locali, realizzata con un'uva profumata e dal sapore intenso. 

Infine un ricco buffet di dolci, davvero adatto a tutti i gusti e bisogni: erano presenti anche alcuni dessert studiati per le esigenze di chi ha particolari patologie metaboliche, che si riverberano in ambito alimentare, come per esempio i celiaci e i diabetici.



Abbiamo assaggiato del panettone e del pandoro a lunga lievitazione, impastati con lievito madre vivo, onde garantire loro il giusto livello di energia e di idratazione. 



L'OMAGGIO AI CAMPIONI D'ITALIA E AI FIGLI DEL VESUVIO 

A seguire, un piccolo vulcano dolce, creato dal Ruah e chiamato proprio Figli del Vesuvio, in onore dei campioni d'Italia. Una cheesecake ai limoni di Sorrento con inserimento di frutti di bosco. Una lava scura fuoriesce dal cratere ed è costituita da vera acqua di mare salina. La base è fatta di pasta di mandorle, attorniata da un mare di caramello e da un cremoso di mascarpone alla menta. 



TANTA BONTA' TALE DA CREARE RIMPIANTO

L'abbondanza, la completezza e la ricercatezza delle pietanze proposte - che erano particolarissime, ma al contempo semplici -  ha anche creato più di un rimpianto per quei piatti che - giocoforza - non siamo riusciti ad assaggiare: una frittatina tuffata nell'olio caldo al momento, guarnita con i fili d'angelo, cioè dei peperoncini ornamentali. 

Un raviolo fusion che richiama quelli tipici giapponesi, cotti al vapore, ma con un tocco di gusto nostrano. Dei mini bun ripieni di piccole perle di carne e, per concludere in bellezza, un goloso tiramisù cotto al forno. 

Per digerire però, non poteva mancare un cocktail: il Posie by Ruah. Un aperitivo o un fine pasto, realizzato con vodka, succo di cetriolo e arancia amara. 



CADEAUX DA GUSTARE E DA CONSERVARE

Graziosi cadeaux da conservare:  piccoli saponi e cere a forma di cuore inseriti in una scatolina con un fiocchetto blu, che richiama il colore della lotta per l'inclusione sociale delle persone affette da disturbi dello spettro autistico. Lo stesso colore si ritrova nella pochette da taschino - donata agli uomini - e nel braccialetto ornato di roselline, pensato per il pubblico femminile, ma anche nella spilletta-ricordo che ci aspettava all'uscita. Cadeaux da mangiare: dei cioccolatini avvolti uno ad uno in una carta dorata, seguiti da una confettata multigusto di CiocoSoft, offerta dall'azienda Crispo. 

COLLABORAZIONI E CONTINUITA'

Anche quest'anno continua il gemellaggio con l'evento Cenando sotto un cielo diverso, in programma il prossimo 4 luglio. Ideato e realizzato dall'associazione Tra cielo e mare, presieduta da Alfonsina Longobardi.

Il prossimo evento dedicato a solidarietà ed enogastronomia quest'anno proporrà partnership ancora più incisive per valorizzare i diversi volti all'inclusione: non solo il disagio psicofisico, ma anche il disagio relazionale ed emotivo dei ragazzi che crescono in casa famiglia, reduci spesso da abusi e maltrattamenti. 

"Ci saranno - racconta Alfonsina  Longobardi -  non solo i ragazzi del centro Irfid di Ottaviano e quelli del Don Orione, ma anche i ragazzi della rete di cooperative Sirio e Rugiada di Castellammare di Stabia e Torre Del Greco,  proprio per dare spazio in maniera sempre più incisiva a varie forme di disagio, ma anche alla possibilità di essere valorizzati e concretamente inclusi attraverso lo strumento del lavoro mettendosi alla prova sul campo". 

La terza edizione di Uno chef per amico si è svolta lo scorso 29 aggio. Qualche giorno  dopo, il 2 giugno, è stata la giornata dedicata ai disturbi alimentari.

 Il cibo, quindi, rivela ancora di più di essere legato a doppio filo con la questione identitaria sia perché bacino valoriale e espressione culturale multiforme a livello individuale e collettivo, sia perché lo sviluppo identitario passa attraverso la consapevolezza di sé, generata dall'implementazione del senso di autoefficacia  e di quello della propria autostima.



Ph, Pino De Pascale

domenica 11 giugno 2023

Aemorragia: il Nostos Teatro chiude la rassegna Approdi con un'opera intensa e inquietante

 Il teatro Nostos chiude la rassegna Approdi all'insegna della più elevata qualità, trait d'union che caratterizza tutta la sua produzione e gli spettacoli messi in scena.

Lo fa con un testo liberamente tratto dal Calderòn di Pasolini, ennesima ed efficace critica al sistema borghese e alle sue odiose ipocrisie.

L'atmosfera è noir, a tratti orrorifica. I protagonisti sono de-umanizzati e privati della loro identità, in nome di una cieca e acritica adesione alle regole imposte dal sistema: una sorta di zombie viventi o di marionette, che si muovono a scatti.

L'unica a fare eccezione è Rosaura - che non a caso in questo riadattamento - per la regia di Dimitri Tetta - mantiene il suo nome.

La protagonista - che cade in un sonno profondo, forse per sottrarsi alle vessazioni cui è sottoposta o, forse, perché tutti coloro che la attorniano le sottraggono costantemente energia vitale - si risveglia, per ben tre volte, in epoche e in condizioni sociali differenti.

Ma tutte sono accomunate dalla completa estraneità che lei avverte rispetto ai luoghi fisici in cui si ritrova e ai legami familiari che vengono millantati, Rosaura vorrebbe non limitarsi a sopravvivere come fanno tutti - ripetendo meccanicamente gesti e conversazioni svuotate di reale significato - ma aspira a vivere pienamente. 

Per farlo abbisogna del corpo, che è sia il substrato che, come sottolinea il filosofo Galimberti, le permette di proiettarsi nel mondo circostante, sia il nucleo del suo slancio vitale. Proprio per questo è il corpo a essere "svuotato" di pulsioni, emozioni e sentimenti. 

Non a caso lo psicologo Reich diceva che l'espediente utilizzato dai regimi per depauperare gli individui della loro forza creativa - e concomitantemente del loro spirito critico - è privarli della possibilità di vivere una sessualità piena e autentica.



Infatti, gli amori di Rosaura si rivelano tutti impossibili - perché incestuosi e in quanto tali doppiamente proibiti - ma ciononostante ella rivela il desiderio e il bisogno - che resterà insoddisfatto - di viverli ugualmente.

Amori che non regalano un senso di pienezza e completezza, ma che consumano, lacerano, frammentano, creando emorragie emotive.

L'atmosfera viene caricata di un pathos ansiogeno grazie a un uso sapiente delle luci  e del trucco con volti cerei, quasi esangui, dove spiccano profonde occhiaie scure.

Un solo punto luminoso - che sia un piccolo proiettore o una lampada da salotto -  che diffonde una luce cruda e dura, mentre il resto del teatro è immerso nel buio. Un punto di luce spot che a volte illumina i personaggi da dietro, inquadrandoli in controluce e rendendo le sagome nitide, ma il volto sfocato; altre volte mette a fuoco solo il viso, quando proviene dal basso, con un effetto ancora più spiazzante  e grottesco. Sembra che l'ambiente sia illuminato dalla fioca luce di una candela, e questo aumenta l'effetto di straniamento. 

Lo spettatore si sente risucchiato dalla scena, quasi fosse sul palco in una posizione defilata, e questo amplifica il senso di coinvolgimento, ma anche di terrore claustrofobico che piano piano si insinua sotto la pelle. In mezzo a un'atmosfera buia  e greve, immobile, spicca un solo punto di colore: è la poltrona rossa dove Rosaura giace addormentata. Il giaciglio, dov'è riversa a testa in giù, inquieta ancora di più.

Unica macchia di colore  - che pare una stilla di sangue - e di vita, che uno strenuo tentativo di vita autentica accoglie.

Strepitosi gli attori in scena - molto intensi e assolutamente credibili in un testo difficile come tutti quelli che richiamano temi così forti, nonché quando ci si confronta con il genio pasoliniano:  Adelaide Baldini, Teresa Barbato, Mattia D'Angelo, Mariarita De Lucia, Luigi Di Biase, Elisa Ferrara, Gaetano Ferrara, Marika Frongillo, Maria Francesca Iannicelli, Ilenia Lisbino, Federica Palmente, Antimo Puca, Mariano Scuotri, Antonella TranchinoDaniela Colella, Paolo Corso, Barbara De Gaetano, Salvatore De Leo, Giuliana Gravino, Salvatore Mangiacapra, Veronica Mele, Mariachiara Nardelli, Michele Pedata, Nicla Salve e Rosaria Truppo

I costumi sono di Gina Oliva, la produzione è del Nostos Teatro.

Ora lasciamo la parola al regista Dimitri Tetta.

L'intervista

D. Un'emorragia di sangue, di sentimenti, di slancio vitale. Cosa resta?

R. Resta Il Corpo, per dirla con le parole di Artaud -"un corpo vuoto, nuovo, diverso, che non potrete rivedere mai più". Rosaura viene continuamente svuotata dalle entità che la circondano, il cosa fare corrisponde sempre al contrario di quello che lei vorrebbe fare, viene letteralmente eviscerata in scena citando Lezione di Anatomia di Rembrandt. Il Corpo vuoto resta e non mente, il motivo della sua "prigionia" è proprio l'essere dotata di quel Corpo lì.

 D. La protagonista viene considerata aliena alla realtà che la circonda e quindi pazza. È  necessaria una spinta normalizzante. Ma essere fedeli allo standard non implica tradire dolorosamente e dolosamente sè stessi, se non vi si riconosce?

R. E' un tradimento necessario come necessario è uniformarsi allo standard se si vuole vivere, Rosaura però vuole essere viva. Anche quando prova, (finge?) a normalizzarsi dimostrando di essere pazza attraverso l'uso di frasi sconnesse, anche quando decide di comportarsi esattamente come "loro" vogliono, sono proprio "loro" che innalzano nuove barriere, nuovi pretesti per non considerarla "guarita".

D. La protagonista inciampa sempre in entità che parlano il linguaggio di amori impossibili. Come mai? Cosa racconta questa scelta di lei?

R. A Rosaura non è permesso vivere quelle tipologie di amori perché incestuosi, l'amore nei confronti del padre e del figlio. Credo che Pasolini prenda questa impossibilità estrema per attaccare la piccola borghesia bigotta e per toccare e trattare  - odio il termine diversità - dunque utilizzerò la parola singolarità, ecco,  la particolarità di ogni soggetto. Mi viene in mente "Respiro" di Crialese , film nel quale l'eccentricità della protagonista viene scambiata per follia, poiché inserita in un contesto quale una comunità di pescatori sull'isola di Lampedusa.

D. Quali sono i punti di contatto e quali le differenze rispetto all'originale pasoliniano?

R. Il testo è stato brutalmente tagliato, svuotato di tutto il significato partitico, sono stati eliminati tutti i nomi, tranne quello della protagonista e tutti i riferimenti ai luoghi. la struttura dell'opera tuttavia è rimasta la stessa, ma il significato è completamente mutato. La Rosaura dell'opera originale si risveglia in un lager, la nostra invece non beve dalla coppa del potere, lo rifiuta, è una protagonista vincente, almeno fino a poco prima del buio, quello che succede dopo non possiamo saperlo o forse possiamo intuirlo.

Ph. Simone Marigliano