Centocinquanta spettacoli che si snoderanno per circa un mese fino a metà luglio.
Quattro
palchi posizionati all'interno del Real Bosco di Capodimonte, luogo
simbolo dei fasti borbonici come ci ricorda Marco Perillo ne Il Sogno
Reale.
All'interno di un ricco e variegato
cartellone rientra lo spettacolo Alluccamm con Andrea Fiorillo e Mauro
Collina, per la regia di Luca Pizzurro.
A gridare, in maniera liberatoria, dopo aver taciuto troppo a lungo, sono Dolores e Iolanda.
Alluccamm
è una storia di soprusi, vessazioni e disperazione, individuale e
collettiva, ma è anche narrazione di una ricerca coraggiosa, nonostante
tutto: di se stesse, di una legittimazione all'esistenza, della
soddisfazione di un umanissimo bisogno di appartenenza e accettazione.
Alluccamm
è la vita nei bassi napoletani, umidi e soffocanti, durante la seconda
guerra mondiale, resa ancora più terribile dalle ritorsioni naziste.
E' la storia dei piccoli e grandi compromessi, quelli che si fanno per riuscire a sopravvivere.
Nella
sua narrazione si miscelano rabbia, disgusto, ma quasi a tradimento,
per chi aveva scelto di non sperare più, anche tenerezza, amicizia,
momenti di autentica condivisione.
Dolores e
Iolanda sono nate in in corpo che loro avvertono come sbagliato. Sono,
infatti, biologicamente uomini ma identitariamente si sentono donne.
Dura e scontrosa l'una, sognatrice e in po' svampita l'altra: sono figlie partorite dalla medesima radice di dolore.
Dolores
sin da piccola è stata al centro di violenza e mercimonio perpetrati
verso un corpo piccolo e indifeso e nemmeno la sua trottola colorata è
bastata a salvarla e a farla volare via da un destino infame, impostole
dalla sua stessa madre quando si chiamava ancora Ferdinando.
Iolanda
ha assaggiato i morsi nella carne della cinghia del padre, un
"non-genitore" che ha cercato di raddrizzarla a suon di frustate.
Dolores
è analfabeta, ma ha vissuto per un breve attimo il sogno di essere
"sciantosa". Iolanda dalle suore ha imparato a leggere, ma non ha potuto
diventare commessa, come avrebbe voluto. Accomunate da un medesimo
destino, che le due riconoscono nel momento in cui si chiamano sorella,
vorrebbero essere donne ma a tratti di sentono schiacciate
dall'incombere della fame, delle privazioni, della vecchiaia giunta
anzitempo e dal loro essere irrimediabilmente uomini.
Poi
nella loro vita arriva inaspettata Rosaria, un raggio di luce, una
speranza di amore filiale e di compiutezza, tali da sentirsi finalmente
nel posto giusto.
Una possibilità che Dolores
rifugge, per non far patire alla piccola il loro stesso destino di
dolore e negazione, e Iolanda insegue caparbiamente per regalare alla
neonata e regalarsi una possibilità di accudimento e amore profondi.
Ma
la grande storia incombe, quella raccontata, per usare le parole di
Pizzurro, da piccoli uomini, quegli uomini non illustri di Pontiggiana
memoria.
E auto-segregarsi per sfuggire all'orrore
non basta: esso si insinua in ogni piega della quotidianità, rendendola
alienata e alienante. Isolamento, malattia, contagio, paura costante
oggi non sono più per noi termini estranei alla nostra esistenza: non
appartengono più solo ai libri di scuola.
Dolores e
Iolanda il loro nome se lo sono scelto, ma ogni personaggio viene
appellato con un soprannome, che fa riferimento , e quasi lo inchioda,
alla sua condizione esistenziale, un marchio indelebile: la forestiera,
il rosso, lo sciancato...
Un'opera magistrale in lingua napoletana divenuta ora un libro edito da Gremese. Una doppia operazione all'insegna del coraggio, che ha riportato un grande successo nell'ambito della manifestazione Napoli Città Libro a Palazzo Reale.
Una storia su temi attualissimi, con tanti nodi da sciogliere e ferite che ancora sanguinano.
Una
narrazione che sorge dai quartieri della Napoli popolare e possiede una
vita propria, rinvigorita dai racconti e dalla memoria dei testimoni.
E' fatta di carne e sangue.
Un'intensità
amplificata dalle musiche di Enzo Gragnaniello e dal fatto che nulla è
messo in scena e sulla scena a caso: le luci, la scenografia, i costumi,
l'echeggiare delle voci fuoricampo... Ognuno vuole raccontare la sua
storia.
Luca, Andrea e Mauro gliene hanno dato
modo, stringendosi in un abbraccio reale e ideale che sa farsi famiglia
autentica, al di là delle differenze biologiche, dello stigma e del
pregiudizio.
Ph. Massimo Cuomo