sabato 25 aprile 2020

Il diktat è: non sottovalutare i campanelli d’allarme ed agire tempestivamente


Se una ciliegia tira l’altra, così come i baci, purtroppo esiste un effetto a catena molto meno piacevole e parallelamente pericoloso se non si monitora costantemente lo stato di salute della bocca.  Infatti, si rischia che un problema che potrebbe essere risolto in tempi relativamente brevi ed in maniera poco invasiva degeneri, fino a portare all’estrazione di un dente, con un’inevitabile riduzione della capacità masticatoria. O che una patologia silente ma progressiva non venga intercettata in tempo, fino a quando non “esplode” in maniera manifesta con effetti, purtroppo, potenzialmente irreversibili.



D. Di norma ogni quanto bisogna fare un controllo e la pulizia dentale?

R. Per i giovani che abbiano denti forti e sani ed un perfetto spazzolamento manuale ogni anno. Per il 60% dei pazienti ogni sei mesi. Per coloro che abbiano la cosiddetta parodontite cronica dell’adulto, che provoca la perdita di tessuto di supporto dei denti, cioè del legamento parodontale e dell’osso, comportandone il riassorbimento, ogni 3-4 mesi.  

La pulizia può essere preceduta da controlli radiografici ma quello che non manca mai è il controllo clinico, che si esegue con l’aiuto di 4 strumenti alleati del dentista: lo specchietto,  lo specillo appuntito per i solchi e le fossette per diagnosticare le carie iniziali, la sonda parodontale smussa da passare nel solco gengivale, ed una pinzetta con la quale fare specifici test, utilizzando ad esempio batuffoli di ovatta imbevuti di opportune sostanze atte allo scopo; la sonda parodontale è  millimetrata e consente di misurare fisicamente la profondità delle tasche parodontali. 

Questi valori, insieme ad altri parametri come il sanguinamento al sondaggio e l’indice di placca costituiscono il charting, cioè il sondaggio nelle tasche parodontali, una procedura necessaria per individuare la presenza di malattia parodontale. Altri parametri quali la mobilità dentale e le recessioni completano il quadro clinico. Il sondaggio parodontale fisiologico va da 0 a 3 millimetri, sondaggi maggiori evidenziano perdita di attacco e presenza di tasca patologica.

Inoltre la mobilità dei denti può essere inquadrata così:

·       Classe 0: mobilità fisiologica appena percettibile.
·       Classe 1: mobilità leggermente aumentata, lievi spostamenti orizzontali di circa 1mm.
·       Classe 2: mobilità decisamente aumentata senza impedimento funzionale, spostamenti in senso orizzontale di circa 2 mm.
·       Classe 3: mobilità notevole con impedimento funzionale, spostamenti anche in senso verticale.

C’è da tener presente che purtroppo la malattia parodontale, come la carie, ha una componente ereditaria. I trattamenti parodontali, se eseguiti per tempo e correttamente, assieme ad un sano stile di vita possono rallentare ed a volte arrestare l’incedere della malattia.

D. Da cosa è generata la parodontite cronica dell’adulto?

R. Vi è una componente batterica, con una proliferazione legata ad un’insufficiente igiene orale. In tal senso, fino ad un certo punto, la saliva, con le sue proprietà antibatteriche, può fungere da tampone. In parte, però, la demineralizzazione, con perdita del legamento parodontale e riassorbimento dell’osso di supporto, ha una componente ed una predisposizione genetica. 

D. Quali sono i campanelli d’allarme che dovrebbero spingerci subito a fare una visita di controllo?
Un’ipersensibilità anomala, un sanguinamento o il fatto di avvertire con la lingua la presenza di cavità anomale. In alcuni casi, si rischia di intervenire quando esiste già una carie profonda e quindi è necessario effettuare una terapia canalare, la cosiddetta devitalizzazione, ed una successiva ricostruzione del dente. Si tratta di una tecnica più invasiva di una semplice cura di carie, che però ha comunque un alto grado di riuscita, pari a circa il 95%. 

Dopo la terapia canalare e la ricostruzione l’elemento può risultare ancora dolorante per uno o due mesi a causa della cicatrice apicale o dei biomateriali utilizzati che, per quanto biocompatibili, possono provocare un’irritazione del tessuti profondi. 

Quando i batteri responsabili della carie colonizzano i canali radicolari si può avere il cosiddetto ascesso. Dopo una fase acuta dell’infezione, però, arriva una fase cronica, in cui l’organismo umano tende ad auto-ripararsi o quantomeno a “mettere una toppa”, creando una sorta di “manicotto” di tessuto, il granuloma, che tenta di circoscrivere il focolaio infettivo. 

Il granuloma o l'ascesso tendono a regredire nel tempo se si esegue una terapia canalare o “endodontica” adeguata. In tali casi le percentuali di successo si riducono, ma restano comunque elevate.

Se nonostante queste terapie si andasse incontro alla perdita del o degli elementi dentari, l’implantologia ci viene incontro come valida possibilità di sostituzione dei denti persi. Ma di questo ne parleremo quando saremo tornati alla normalità. Per il momento cerchiamo di mantenere massima cura di ciò che ci ha dato madre natura, perché né io né nessun altro dentista sarò in grado di ridarcelo.

venerdì 24 aprile 2020

Lo spazzolino: il vero supereroe dell’igiene orale quotidiana


Braccio di Ferro per diventare forte ed attivo doveva assumere regolarmente i suoi spinaci, mentre Superman non avrebbe potuto fare a meno del suo sguardo laser, a patto, però, di rimanere a distanza di sicurezza dalla kryptonite. Cosa serve invece ai supereroi (casalinghi) dell’igiene orale?

La combinazione magica è semplice ma efficace e non scontata: dentifricio e spazzolino, ma attenti al come e ad utilizzare le giuste quantità di coadiuvanti correlati.

D. Come si attua un corretto spazzolamento?

R. Con lo spazzolino manuale è necessario adottare la cosiddetta tecnica di BASS modificata. Essa consiste in uno movimento di delicata rotazione delle setole rivolte verso il solco gengivale, seguito dallo spazzolamento dall’alto verso il basso nell’arcata superiore e dal basso verso l’alto in quella inferiore, per rimuovere i residui alimentari ed il biofilm batterico dalle superfici e dagli interstizi, pulendo tutti e quattro i quadranti in cui dividiamo idealmente la bocca, sia all’interno che all’esterno, sia nella parte che mastica sia in profondità, con una rotazione del braccio e/o del polso che parta dal colletto e che pratichi anche una sorta di massaggio gengivale. 



Occorrono circa 3 minuti per effettuare efficacemente questa operazione.

Un valido presidio oggi viene dalle multinazionali: lo spazzolino elettrico. Questo, spostato da un dente all’altro risulta più efficace e performante del manuale nel rimuovere i residui alimentari e la placca. Sono da preferirsi i modelli con la base di ricarica a quelli con le batterie intercambiabili. Occorre usarlo per circa due minuti, 30 secondi per ognuno dei 4 quadranti. 

Anche se il tartaro può essere rimosso solo con la pulizia dentale in studio, è indubbio che riuscire a rimuovere efficacemente la placca riduce enormemente la formazione del tartaro, e di conseguenza l'incidenza di gengiviti, parodontiti e carie.

D. Quanti tipi di spazzolino elettrico esistono?

R.Sostanzialmente ci sono due tipi: quelli che generano una rotooscillazione e quelli che si avvalgono di un effetto sonico.

Una azienda leader senz'altro è l'Oral B. Vi è una vasta gamma di modelli disponibili, con prezzi che vanno dai 20 ai 200 euro. Già un modello da 40-50 euro però permette di avvalersi del motore top di gamma dalle ottime prestazioni. 

L’oscillazione ha un’intensità percepita maggiore rispetto a quella dello spazzolino ad effetto sonico. 

La testina presenta dei fori in cui, in teoria, potrebbero rimanere dentifricio o altri residui per cui, una volta finito di lavare i denti, bisogna tenerla qualche secondo sotto l’acqua mentre lo spazzolino è ancora acceso, per ripulire tutto. 

Le testine di ricambio costano in media 3-4 euro. Inoltre, la casa produttrice ha lanciato una promozione molto utile: acquistando un qualsiasi modello presso le farmacie e le parafarmacie che aderiscono all'iniziativa, si potrà ricevere una sorta di voucher convertibile successivamente in un trattamento odontoiatrico. I dettagli dell’iniziativa sono consultabili al seguente link: qui.

L’altro tipo è il Philips Sonicare. Se i due tipi sono sovrapponibili come efficacia, quest’ultimo ha dalla sua una testina molto simile a quella manuale, senza spazio cavo interno per evitare, a priori, la possibilità di ristagni indesiderati. 

Minore l’entità vibratoria percepita. Infatti avendo una vibrazione di frequenza più alta, pari a 62mila impulsi al minuto contro i 45mila dell’altro tipo, si avverte una minore oscillazione, un minore spostamento tale da provocare, in alcuni, minor fastidio. Più alto il costo medio: 70/80 euro, mentre per le testine di ricambio bisogna mettere in conto un  6-7 euro cadauna. Entrambi i tipi di spazzolino elettrico vanno sostituiti mediamente ogni 2-3 anni e le testine vanno cambiate ogni 2-3 mesi.

D.    Esistono altri alleati dell’igiene orale quotidiana?

R. Certo: il filo interdentale per pulire uno spazi interdentali stretti e gli scovolini interdentali di varie misure,  laddove  vi sia maggiore spazio a causa di un riassorbimento osseo o di un’estrazione, nonché per la presenza di protesi. 



Inoltre l’idropulsore è un ottimo strumento per tutti coloro che abbiano ponti, corone, impianti ed apparecchi ortodontici. L’idropulsore, come gli altri strumenti, va associato all’uso dello spazzolino; esso presenta un proprio serbatoio da riempire con sola acqua o, qualche volta ma non spesso, con collutorio per non alterare l’equilibrio della flora batterica saprofita della bocca; va pulito al pari di un acquario per evitare che, a causa dei ristagni d'acqua, si formino depositi calcarei, muffe ed alghe.

I collutori possono essere usati per brevi cicli e su prescrizione del dentista o dell’igienista dentale, in abbinamento alle altre manovre già descritte.

Quando sarà possibile tornare alla normalità, si potranno riprendere le buone abitudini, ossia i controlli periodici in studio e gli eventuali trattamenti specifici per ciascun problema.

giovedì 23 aprile 2020

La salute orale ai tempi del Covid 19 (ma non solo)


Miguel de Cervantes sostiene che <<La bocca senza mascellari è come un mulino senza macina, e in molto maggior conto devesi tenere un dente che un diamante>>.

La punizione se non si riesce a tener da conto i denti è che saremo colti da un dolore magari di sottofondo ma costante (e con fasi acute) perché, come recita  un vecchio adagio << la lingua batte dove il dente duole>>.

Di questi tempi pensare di andare dal dentista non è semplice a causa delle restrizioni, così abbiamo pensato di fare il punto della situazione con l’odontoiatra Mario Costa, per potenziare la prevenzione e tutelare nella maniera migliore un bene davvero prezioso. 

D. Attualmente le disposizioni restrittive consentono di recarsi presso gli studi dentistici?

R. La nostra categoria ha una posizione anomala per alcuni versi. Mi spiego:  in Italia, ad eccezione di Lombardia e Veneto non ci hanno imposto di chiudere, ma molti di noi hanno deciso di farlo comunque per tutelare la salute dei pazienti, nostra e dei nostri dipendenti, ricevendo solo in situazioni di estrema urgenza ed adottando un protocollo ben preciso. Si attua già un triage a livello telefonico: se il fastidio è lieve o sopportabile si consiglia al paziente di rimanere a casa, mettendo in atto tutti i presidi a disposizione per risolvere o tamponare il problema a distanza con foto e video per aiutare la diagnosi e terapia farmacologica per arginare il problema. 

Se ciononostante il dolore persiste, ed è tale da assumere carattere di urgenza non differibile, lo si riceve in studio ma adottando le opportune misure di sicurezza. Io, ad esempio, misuro la temperatura con un termometro ad infrarossi e la saturazione di ossigeno nel sangue con un saturimetro, ricevendo come da direttive una persona alla volta (e possibilmente al giorno) con maschere specifiche, camici protettivi, doppi guanti, agenti sanificanti ulteriori ecc.



Nella maggior parte dei casi non sarà possibile, dunque, andare dal dentista. La parola d’ordine, quindi, è prevenzione. Come possiamo intenderla?

Esistono 3 tipi di prevenzione.

La Prevenzione Primaria viene effettuata mediante procedure in grado di evitare o ridurre l'insorgenza della carie e della malattia parodontale, avvalendosi di percorsi personalizzati sulla base dell'analisi dei fattori di rischio. E’ quella mirata a non far nascere il problema.

La Prevenzione Secondaria (o diagnosi precoce) si avvale di mezzi diagnostici e si basa su protocolli scientifici internazionali adattati ad ogni singolo caso. E’ mirata alla risoluzione del problema con tecniche minimamente invasive, al nascere del problema stesso.

La Prevenzione Terziaria è il percorso con il quale viene accompagnato il paziente, una volta completata la terapia correttiva, al fine di evitare il rischio di recidiva della malattia. 

Ci si auspica di potersi avvalere dei due livelli precedenti, ma purtroppo non sempre possiamo applicarli nel quotidiano, e specialmente nel momento storico in cui stiamo vivendo, siamo costretti a trattare solo casi che si configurano come urgenze indifferibili: dolori acuti, infezioni quali un ascesso gengivale, traumi o esiti di eventi accidentali sono alcuni esempi di condizioni cliniche che rivestono un carattere di urgenza e che devono poter essere trattati.

Dato che al momento non possiamo eseguire i trattamenti di routine sarà buona norma seguire le seguenti indicazioni. Dovremmo partire da un’alimentazione equilibrata e sana, cercando di ridurre l’assunzione di zuccheri raffinati contenuti in cibi quali biscotti e merendine, di per sé cariogeni, che diventano collosi e che, assieme ad altri residui alimentari, vanno a favorire la proliferazione dei batteri che intaccano lo smalto ed, in seguito, provocano la demineralizzazione del dente e quindi la carie. Infatti, quando il ph orale diventa acido, lo smalto dei denti è più vulnerabile; sarebbe opportuno sostituire tali cibi con una semplice mela, che dà anche il giusto apporto di fibre. 

In generale, molti snack che solitamente troviamo in commercio contengono carboidrati estremamente raffinati, e quindi di per sé cariogeni, particolarmente ricchi di edulcoranti ed altri, come le patatine fritte in busta possono contenere esaltatori di sapidità, dannosi per altre patologie.

E’ molto importante in tal senso non solo attuare un corretto spazzolamento, ad intervalli di tempo regolari ed a seguito di pasti e spuntini, ma nei bambini si dovrebbe favorire l’assunzione di piccole quantità di fluoro integrativo, in accordo con il pediatra di riferimento, dato che il dente maturo non ha un suo metabolismo di ricrescita. In età adulta, è possibile, invece, utilizzare un dentifricio fluorato, che agisce sui prismi dello smalto superficialmente, rinforzandone la struttura.
Da linee guida del Ministero della Salute:

Dai 6 mesi ai 6 anni di età, la fluoroprofilassi può essere effettuata attraverso l’uso di un dentifricio contenente almeno 1000 ppm di fluoro, 2 volte al giorno, in dose pea-size (dimensioni di un pisello) Modalità 2 (integratori, dopo valutazione dell’assunzione di fluoro da altre fonti) Nei casi di oggettiva difficoltà all’uso del dentifricio come unica metodica di fluoroprofilassi e nei soggetti ad alto rischio di carie come metodica aggiuntiva all’uso del dentifricio: - da 6 mesi ai 3 anni: somministrare 0,25 mg/die di fluoro con gocce; - da 3 a 6 anni: somministrare 0,50 mg/die di fluoro con gocce o pastiglie. Dopo i 6 anni la fluoroprofilassi viene effettuata attraverso l’uso di un dentifricio contenente almeno 1000 ppm di fluoro, 2 volte al giorno.

Il 90% dell’effetto di profilassi delle malattie di denti e gengive è dato da un corretto spazzolamento che, assieme all’acqua, esercita un’azione meccanica e rimuove residui alimentari e placca. Il 10% lo fa il dentifricio, ma attenzione: occorre non esagerare nella quantità. Infatti, pur essendo una sostanza del tutto innocua, è pur sempre di origine chimica e non bisogna abusarne.

mercoledì 15 aprile 2020

Vincenzo Cherubino: in viaggio alla ricerca di sè ed in dialogo con chi ha bisogno di sostegno


  
Nel libro Robinson Crusoe, l’autore Daniel Defoe fa questa considerazione  Tutta la nostra scontentezza per ciò che non abbiamo mi parve derivare dall'ingratitudine per ciò che abbiamo” , seguita da un’altra che probabilmente potremmo correlare a quello che stiamo vivendo e realizzando emotivamente in questa attuale fase di pandemia e in questo stato di sospensione della nostra condizione spazio-temporale abituale  Noi non valutiamo mai la realtà della nostra condizione fino al momento in cui ci viene illustrata da una congiuntura diametralmente opposta, né sappiamo valutare i beni di cui godiamo fino a quando ci vengono a mancare”.





Vincenzo Cherubino, una sorta di Robinson Crusoe contemporaneo lo sa bene e se il personaggio protagonista di Cast Away, Chuck Noland, aveva scelto come compagno di naufragio il pallone Wilson, lui ha la simpatica Orietta Betta, che condivide con lui le giornate sull'Isola che non c'è, un posto isolato in riva al mare dove questo pastore errante, di leopardiana memoria, che rivolge un canto alla luna ed alla sua pallida bellezza, sta trascorrendo la sua quarantena.

A tal proposito, Vincenzo ribadice in più momenti la sua profonda vicinanza a chi soffre ed il dolore per chi non c'è più, ma anche il fatto che questo momento possa diventare un'importante occasione per attuare non solo un più autentico dialogo rivelatore con se stessi ma anche una riflessione sul sistema economico e sociale dominante, per promuovere, con consapevolezza, un'inversione di tendenza.  

Un momento in cui si impari a lasciar fluire la vita, a lasciarsene attraversare e ad ascoltare il messaggio che reca in sè, senza temere di rivoluzionare davvero tutto, a partire da se stessi.



  Per lui ogni giorno, condiviso con un tramonto ed un’alba di fuoco e con i doni che la Natura e la terra sanno regalarci, è un giorno vissuto e da vivere con un senso di gratitudine di riconoscenza e di propositività anche di fronte alle difficoltà più grandi.




Un giorno da rendere speciale nella sua pienezza, per arricchire se stessi, la consapevolezza di chi si è di dove si voglia dirigere la vela della propria esistenza e per aiutare chi è stato meno fortunato di noi nel “terno a lotto” della propria geolocalizzazione socio-economica.

Proprio per questo ha intrapreso diversi viaggi per esplorare meglio le strade esteriori ed interne a se stesso e farle dialogare con quelle di altri popoli, culture e condizioni di vita.



Un viaggio di due anni quello a Capo Verde, dove, con determinazione e grazie al passaparola attivato attraverso i social, è riuscito a dar vita ad una catena di solidarietà, senza l’intermediazione di alcuna associazione, che si è tradotta in nuove scuole, pozzi, tetti, abitazioni, medicinali, abiti, generi di prima necessità.



“Credo nel lavoro delle associazioni – spiega - ma credo anche che spesso, giocoforza, non si possa attendere perché chi chiede il nostro aiuto ha bisogno di una risposta subitanea. Perché chi ha fame vuole mangiare, che sia anche solo mezzo panino che si è  disposti a condividere con lui, lungo il cammino, facendo il meglio che si può in quel momento”.




Nel 2016 come riconoscimento del suo impegno a favore della collettività arriva il premio Toti, alla sua prima edizione, per la sezione Viaggi ed Esplorazioni

La motivazione del premio è la seguente: <<Per la curiosità, il desiderio di scoperta e lo spirito di avventura che la animano nei suoi viaggi. Per essere portatore dei valori fondamentali della solidarietà, della condivisione e della comunione, che si manifestano in una vita vissuta insieme al prossimo, libera dai giudizi e dai condizionamenti. Per l’amore per la vita, la tensione alla gioia profonda, la generosità verso il prossimo ed il superamento di ogni confine geografico e razziale>>.

 



Vincenzo, in compagnia del suo fido zaino Magda, non si ferma: altri sette mesi tra Brasile, Argentina, Paraguay ed Uruguay per conoscere altre strade da percorrere ed altri popoli.

Il ritorno in Italia è avvenuto l’estate scorsa, per iniziare subito un nuovo cammino, che si è snodato temporalmente da agosto a febbraio, dettato dai ritmi e dagli obiettivi di un amore incondizionato ed incontaminato, come lo è la Natura, che sa regalare meraviglie in termini di scorci suggestivi e doni a volte inaspettati ed inattesi. 



Un cammino i cui passi si sono mossi al ritmo dei battiti del cuore, cui, progressivamente si sono uniti altri passi ed altri cuori, con costanza e tenacia, “in viaggio con Filippo”  fino ad arrivare in Tanzania, dove la Ngo Africa Masterpiece Children, fondata da Stefano Lotumolo e Philipo Laytook, un guerriero Masai del Nord della Tanzania, ha in progetto di creare un orfanatrofio per dare un’istruzione dignitosa ai bambini Masai, con un occhio attento alle bambine, ancora oggi vittime di matrimoni combinati. 




I suoi viaggi sono sempre in ostinata controtendenza e contromano, e questo spesso li rende più faticosi, ma pieni di vita, allergici a qualsiasi incasellamento, stereotipo e processo di massificazione.
Vincenzo è costantemente in ascolto ed alla ricerca di se stesso ed in dialogo autentico con l’altro da sé. 



Un altro da sé di cui Vincenzo vuole affermare la piena dignità, nella cui storia lui entra in profondità, senza filtri e riserve, senza alcun tipo di “paracadute”,  facendola sua e lottando per realizzarne sogni ed obiettivi come fosse la propria.

Lui che è un sognatore mai stanco né sazio di bellezza e gentilezza, sempre pronto a regalare piccoli oggetti colorati fatti con pietre, conchiglie, legnetti, a chi condivide la sua strada, ma anche estremamente pragmatico, consapevole che “con un grande perché il come si trova sempre”, anche a costo di sporcarsi e ferirsi le mani.



Chi voglia, può scrivere a Vincenzo Cherubino, per gli amici Keru (e sarà un attimo diventare amici, facendosi contagiare dal suo sorriso e dalla sua voglia di vivere), all’indirizzo e-mail: vincenzokerubino@libero.it



Un modo di incontrarsi, per confrontarsi e riconoscersi simili nelle reciproche ed inevitabili differenze. Un modo bello e lieve per instaurare anche un dialogo, un flusso di coscienza, con se stessi, portandolo all’esterno e condividendolo.






 Buon percorso!