mercoledì 15 aprile 2020

Vincenzo Cherubino: in viaggio alla ricerca di sè ed in dialogo con chi ha bisogno di sostegno


  
Nel libro Robinson Crusoe, l’autore Daniel Defoe fa questa considerazione  Tutta la nostra scontentezza per ciò che non abbiamo mi parve derivare dall'ingratitudine per ciò che abbiamo” , seguita da un’altra che probabilmente potremmo correlare a quello che stiamo vivendo e realizzando emotivamente in questa attuale fase di pandemia e in questo stato di sospensione della nostra condizione spazio-temporale abituale  Noi non valutiamo mai la realtà della nostra condizione fino al momento in cui ci viene illustrata da una congiuntura diametralmente opposta, né sappiamo valutare i beni di cui godiamo fino a quando ci vengono a mancare”.





Vincenzo Cherubino, una sorta di Robinson Crusoe contemporaneo lo sa bene e se il personaggio protagonista di Cast Away, Chuck Noland, aveva scelto come compagno di naufragio il pallone Wilson, lui ha la simpatica Orietta Betta, che condivide con lui le giornate sull'Isola che non c'è, un posto isolato in riva al mare dove questo pastore errante, di leopardiana memoria, che rivolge un canto alla luna ed alla sua pallida bellezza, sta trascorrendo la sua quarantena.

A tal proposito, Vincenzo ribadice in più momenti la sua profonda vicinanza a chi soffre ed il dolore per chi non c'è più, ma anche il fatto che questo momento possa diventare un'importante occasione per attuare non solo un più autentico dialogo rivelatore con se stessi ma anche una riflessione sul sistema economico e sociale dominante, per promuovere, con consapevolezza, un'inversione di tendenza.  

Un momento in cui si impari a lasciar fluire la vita, a lasciarsene attraversare e ad ascoltare il messaggio che reca in sè, senza temere di rivoluzionare davvero tutto, a partire da se stessi.



  Per lui ogni giorno, condiviso con un tramonto ed un’alba di fuoco e con i doni che la Natura e la terra sanno regalarci, è un giorno vissuto e da vivere con un senso di gratitudine di riconoscenza e di propositività anche di fronte alle difficoltà più grandi.




Un giorno da rendere speciale nella sua pienezza, per arricchire se stessi, la consapevolezza di chi si è di dove si voglia dirigere la vela della propria esistenza e per aiutare chi è stato meno fortunato di noi nel “terno a lotto” della propria geolocalizzazione socio-economica.

Proprio per questo ha intrapreso diversi viaggi per esplorare meglio le strade esteriori ed interne a se stesso e farle dialogare con quelle di altri popoli, culture e condizioni di vita.



Un viaggio di due anni quello a Capo Verde, dove, con determinazione e grazie al passaparola attivato attraverso i social, è riuscito a dar vita ad una catena di solidarietà, senza l’intermediazione di alcuna associazione, che si è tradotta in nuove scuole, pozzi, tetti, abitazioni, medicinali, abiti, generi di prima necessità.



“Credo nel lavoro delle associazioni – spiega - ma credo anche che spesso, giocoforza, non si possa attendere perché chi chiede il nostro aiuto ha bisogno di una risposta subitanea. Perché chi ha fame vuole mangiare, che sia anche solo mezzo panino che si è  disposti a condividere con lui, lungo il cammino, facendo il meglio che si può in quel momento”.




Nel 2016 come riconoscimento del suo impegno a favore della collettività arriva il premio Toti, alla sua prima edizione, per la sezione Viaggi ed Esplorazioni

La motivazione del premio è la seguente: <<Per la curiosità, il desiderio di scoperta e lo spirito di avventura che la animano nei suoi viaggi. Per essere portatore dei valori fondamentali della solidarietà, della condivisione e della comunione, che si manifestano in una vita vissuta insieme al prossimo, libera dai giudizi e dai condizionamenti. Per l’amore per la vita, la tensione alla gioia profonda, la generosità verso il prossimo ed il superamento di ogni confine geografico e razziale>>.

 



Vincenzo, in compagnia del suo fido zaino Magda, non si ferma: altri sette mesi tra Brasile, Argentina, Paraguay ed Uruguay per conoscere altre strade da percorrere ed altri popoli.

Il ritorno in Italia è avvenuto l’estate scorsa, per iniziare subito un nuovo cammino, che si è snodato temporalmente da agosto a febbraio, dettato dai ritmi e dagli obiettivi di un amore incondizionato ed incontaminato, come lo è la Natura, che sa regalare meraviglie in termini di scorci suggestivi e doni a volte inaspettati ed inattesi. 



Un cammino i cui passi si sono mossi al ritmo dei battiti del cuore, cui, progressivamente si sono uniti altri passi ed altri cuori, con costanza e tenacia, “in viaggio con Filippo”  fino ad arrivare in Tanzania, dove la Ngo Africa Masterpiece Children, fondata da Stefano Lotumolo e Philipo Laytook, un guerriero Masai del Nord della Tanzania, ha in progetto di creare un orfanatrofio per dare un’istruzione dignitosa ai bambini Masai, con un occhio attento alle bambine, ancora oggi vittime di matrimoni combinati. 




I suoi viaggi sono sempre in ostinata controtendenza e contromano, e questo spesso li rende più faticosi, ma pieni di vita, allergici a qualsiasi incasellamento, stereotipo e processo di massificazione.
Vincenzo è costantemente in ascolto ed alla ricerca di se stesso ed in dialogo autentico con l’altro da sé. 



Un altro da sé di cui Vincenzo vuole affermare la piena dignità, nella cui storia lui entra in profondità, senza filtri e riserve, senza alcun tipo di “paracadute”,  facendola sua e lottando per realizzarne sogni ed obiettivi come fosse la propria.

Lui che è un sognatore mai stanco né sazio di bellezza e gentilezza, sempre pronto a regalare piccoli oggetti colorati fatti con pietre, conchiglie, legnetti, a chi condivide la sua strada, ma anche estremamente pragmatico, consapevole che “con un grande perché il come si trova sempre”, anche a costo di sporcarsi e ferirsi le mani.



Chi voglia, può scrivere a Vincenzo Cherubino, per gli amici Keru (e sarà un attimo diventare amici, facendosi contagiare dal suo sorriso e dalla sua voglia di vivere), all’indirizzo e-mail: vincenzokerubino@libero.it



Un modo di incontrarsi, per confrontarsi e riconoscersi simili nelle reciproche ed inevitabili differenze. Un modo bello e lieve per instaurare anche un dialogo, un flusso di coscienza, con se stessi, portandolo all’esterno e condividendolo.






 Buon percorso!


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