Miguel de Cervantes sostiene che <<La bocca senza mascellari è come
un mulino senza macina, e in molto maggior conto devesi tenere un dente che un
diamante>>.
La punizione se non si riesce a tener da conto i denti è che saremo colti
da un dolore magari di sottofondo ma costante (e con fasi acute) perché, come
recita un vecchio adagio << la lingua batte dove il dente
duole>>.
Di questi tempi pensare di andare dal dentista non è semplice a causa delle
restrizioni, così abbiamo pensato di fare il punto della situazione con
l’odontoiatra Mario Costa, per potenziare la prevenzione e tutelare
nella maniera migliore un bene davvero prezioso.
D. Attualmente le disposizioni restrittive consentono di recarsi presso gli
studi dentistici?
R. La nostra categoria ha una posizione anomala per alcuni versi. Mi
spiego: in Italia, ad eccezione di Lombardia e Veneto non ci hanno
imposto di chiudere, ma molti di noi hanno deciso di farlo comunque per
tutelare la salute dei pazienti, nostra e dei nostri dipendenti, ricevendo solo
in situazioni di estrema urgenza ed adottando un protocollo ben preciso. Si
attua già un triage a livello telefonico: se il fastidio è lieve o sopportabile
si consiglia al paziente di rimanere a casa, mettendo in atto tutti i presidi a
disposizione per risolvere o tamponare il problema a distanza con foto e video
per aiutare la diagnosi e terapia farmacologica per arginare il problema.
Se
ciononostante il dolore persiste, ed è tale da assumere carattere di urgenza
non differibile, lo si riceve in studio ma adottando le opportune misure di
sicurezza. Io, ad esempio, misuro la temperatura con un termometro ad
infrarossi e la saturazione di ossigeno nel sangue con un saturimetro,
ricevendo come da direttive una persona alla volta (e possibilmente al giorno)
con maschere specifiche, camici protettivi, doppi guanti, agenti sanificanti
ulteriori ecc.
Nella maggior parte dei casi non sarà possibile, dunque, andare dal
dentista. La parola d’ordine, quindi, è prevenzione. Come possiamo intenderla?
Esistono 3 tipi di prevenzione.
La Prevenzione Primaria viene effettuata mediante procedure in grado di
evitare o ridurre l'insorgenza della carie e della malattia parodontale,
avvalendosi di percorsi personalizzati sulla base dell'analisi dei fattori di
rischio. E’ quella mirata a non far nascere il problema.
La Prevenzione Secondaria (o diagnosi precoce) si avvale di mezzi
diagnostici e si basa su protocolli scientifici internazionali adattati ad ogni
singolo caso. E’ mirata alla risoluzione del problema con tecniche minimamente
invasive, al nascere del problema stesso.
La Prevenzione Terziaria è il percorso con il quale viene accompagnato il
paziente, una volta completata la terapia correttiva, al fine di evitare il
rischio di recidiva della malattia.
Ci si auspica di potersi avvalere dei due
livelli precedenti, ma purtroppo non sempre possiamo applicarli nel quotidiano,
e specialmente nel momento storico in cui stiamo vivendo, siamo costretti a
trattare solo casi che si configurano come urgenze indifferibili: dolori acuti,
infezioni quali un ascesso gengivale, traumi o esiti di eventi accidentali sono
alcuni esempi di condizioni cliniche che rivestono un carattere di urgenza e
che devono poter essere trattati.
Dato che al momento non possiamo eseguire i trattamenti di routine sarà
buona norma seguire le seguenti indicazioni. Dovremmo partire da
un’alimentazione equilibrata e sana, cercando di ridurre l’assunzione di
zuccheri raffinati contenuti in cibi quali biscotti e merendine, di per sé
cariogeni, che diventano collosi e che, assieme ad altri residui alimentari,
vanno a favorire la proliferazione dei batteri che intaccano lo smalto ed, in
seguito, provocano la demineralizzazione del dente e quindi la carie. Infatti,
quando il ph orale diventa acido, lo smalto dei denti è più vulnerabile;
sarebbe opportuno sostituire tali cibi con una semplice mela, che dà anche il
giusto apporto di fibre.
In generale, molti snack che solitamente troviamo in
commercio contengono carboidrati estremamente raffinati, e quindi di per sé
cariogeni, particolarmente ricchi di edulcoranti ed altri, come le patatine
fritte in busta possono contenere esaltatori di sapidità, dannosi per altre
patologie.
E’ molto importante in tal senso non solo attuare un corretto
spazzolamento, ad intervalli di tempo regolari ed a seguito di pasti e
spuntini, ma nei bambini si dovrebbe favorire l’assunzione di piccole quantità
di fluoro integrativo, in accordo con il pediatra di riferimento, dato che il
dente maturo non ha un suo metabolismo di ricrescita. In età adulta, è
possibile, invece, utilizzare un dentifricio fluorato, che agisce sui prismi
dello smalto superficialmente, rinforzandone la struttura.
Da linee guida del Ministero della Salute:
Dai 6 mesi ai 6 anni di età, la fluoroprofilassi può essere effettuata
attraverso l’uso di un dentifricio contenente almeno 1000 ppm di fluoro, 2
volte al giorno, in dose pea-size (dimensioni di un pisello) Modalità 2
(integratori, dopo valutazione dell’assunzione di fluoro da altre fonti) Nei
casi di oggettiva difficoltà all’uso del dentifricio come unica metodica di
fluoroprofilassi e nei soggetti ad alto rischio di carie come metodica
aggiuntiva all’uso del dentifricio: - da 6 mesi ai 3 anni: somministrare 0,25
mg/die di fluoro con gocce; - da 3 a 6 anni: somministrare 0,50 mg/die di
fluoro con gocce o pastiglie. Dopo i 6 anni la fluoroprofilassi viene effettuata
attraverso l’uso di un dentifricio contenente almeno 1000 ppm di fluoro, 2
volte al giorno.
Il 90% dell’effetto di profilassi delle malattie di denti e gengive è dato
da un corretto spazzolamento che, assieme all’acqua, esercita un’azione
meccanica e rimuove residui alimentari e placca. Il 10% lo fa il dentifricio,
ma attenzione: occorre non esagerare nella quantità. Infatti, pur essendo una
sostanza del tutto innocua, è pur sempre di origine chimica e non bisogna
abusarne.
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