giovedì 23 aprile 2020

La salute orale ai tempi del Covid 19 (ma non solo)


Miguel de Cervantes sostiene che <<La bocca senza mascellari è come un mulino senza macina, e in molto maggior conto devesi tenere un dente che un diamante>>.

La punizione se non si riesce a tener da conto i denti è che saremo colti da un dolore magari di sottofondo ma costante (e con fasi acute) perché, come recita  un vecchio adagio << la lingua batte dove il dente duole>>.

Di questi tempi pensare di andare dal dentista non è semplice a causa delle restrizioni, così abbiamo pensato di fare il punto della situazione con l’odontoiatra Mario Costa, per potenziare la prevenzione e tutelare nella maniera migliore un bene davvero prezioso. 

D. Attualmente le disposizioni restrittive consentono di recarsi presso gli studi dentistici?

R. La nostra categoria ha una posizione anomala per alcuni versi. Mi spiego:  in Italia, ad eccezione di Lombardia e Veneto non ci hanno imposto di chiudere, ma molti di noi hanno deciso di farlo comunque per tutelare la salute dei pazienti, nostra e dei nostri dipendenti, ricevendo solo in situazioni di estrema urgenza ed adottando un protocollo ben preciso. Si attua già un triage a livello telefonico: se il fastidio è lieve o sopportabile si consiglia al paziente di rimanere a casa, mettendo in atto tutti i presidi a disposizione per risolvere o tamponare il problema a distanza con foto e video per aiutare la diagnosi e terapia farmacologica per arginare il problema. 

Se ciononostante il dolore persiste, ed è tale da assumere carattere di urgenza non differibile, lo si riceve in studio ma adottando le opportune misure di sicurezza. Io, ad esempio, misuro la temperatura con un termometro ad infrarossi e la saturazione di ossigeno nel sangue con un saturimetro, ricevendo come da direttive una persona alla volta (e possibilmente al giorno) con maschere specifiche, camici protettivi, doppi guanti, agenti sanificanti ulteriori ecc.



Nella maggior parte dei casi non sarà possibile, dunque, andare dal dentista. La parola d’ordine, quindi, è prevenzione. Come possiamo intenderla?

Esistono 3 tipi di prevenzione.

La Prevenzione Primaria viene effettuata mediante procedure in grado di evitare o ridurre l'insorgenza della carie e della malattia parodontale, avvalendosi di percorsi personalizzati sulla base dell'analisi dei fattori di rischio. E’ quella mirata a non far nascere il problema.

La Prevenzione Secondaria (o diagnosi precoce) si avvale di mezzi diagnostici e si basa su protocolli scientifici internazionali adattati ad ogni singolo caso. E’ mirata alla risoluzione del problema con tecniche minimamente invasive, al nascere del problema stesso.

La Prevenzione Terziaria è il percorso con il quale viene accompagnato il paziente, una volta completata la terapia correttiva, al fine di evitare il rischio di recidiva della malattia. 

Ci si auspica di potersi avvalere dei due livelli precedenti, ma purtroppo non sempre possiamo applicarli nel quotidiano, e specialmente nel momento storico in cui stiamo vivendo, siamo costretti a trattare solo casi che si configurano come urgenze indifferibili: dolori acuti, infezioni quali un ascesso gengivale, traumi o esiti di eventi accidentali sono alcuni esempi di condizioni cliniche che rivestono un carattere di urgenza e che devono poter essere trattati.

Dato che al momento non possiamo eseguire i trattamenti di routine sarà buona norma seguire le seguenti indicazioni. Dovremmo partire da un’alimentazione equilibrata e sana, cercando di ridurre l’assunzione di zuccheri raffinati contenuti in cibi quali biscotti e merendine, di per sé cariogeni, che diventano collosi e che, assieme ad altri residui alimentari, vanno a favorire la proliferazione dei batteri che intaccano lo smalto ed, in seguito, provocano la demineralizzazione del dente e quindi la carie. Infatti, quando il ph orale diventa acido, lo smalto dei denti è più vulnerabile; sarebbe opportuno sostituire tali cibi con una semplice mela, che dà anche il giusto apporto di fibre. 

In generale, molti snack che solitamente troviamo in commercio contengono carboidrati estremamente raffinati, e quindi di per sé cariogeni, particolarmente ricchi di edulcoranti ed altri, come le patatine fritte in busta possono contenere esaltatori di sapidità, dannosi per altre patologie.

E’ molto importante in tal senso non solo attuare un corretto spazzolamento, ad intervalli di tempo regolari ed a seguito di pasti e spuntini, ma nei bambini si dovrebbe favorire l’assunzione di piccole quantità di fluoro integrativo, in accordo con il pediatra di riferimento, dato che il dente maturo non ha un suo metabolismo di ricrescita. In età adulta, è possibile, invece, utilizzare un dentifricio fluorato, che agisce sui prismi dello smalto superficialmente, rinforzandone la struttura.
Da linee guida del Ministero della Salute:

Dai 6 mesi ai 6 anni di età, la fluoroprofilassi può essere effettuata attraverso l’uso di un dentifricio contenente almeno 1000 ppm di fluoro, 2 volte al giorno, in dose pea-size (dimensioni di un pisello) Modalità 2 (integratori, dopo valutazione dell’assunzione di fluoro da altre fonti) Nei casi di oggettiva difficoltà all’uso del dentifricio come unica metodica di fluoroprofilassi e nei soggetti ad alto rischio di carie come metodica aggiuntiva all’uso del dentifricio: - da 6 mesi ai 3 anni: somministrare 0,25 mg/die di fluoro con gocce; - da 3 a 6 anni: somministrare 0,50 mg/die di fluoro con gocce o pastiglie. Dopo i 6 anni la fluoroprofilassi viene effettuata attraverso l’uso di un dentifricio contenente almeno 1000 ppm di fluoro, 2 volte al giorno.

Il 90% dell’effetto di profilassi delle malattie di denti e gengive è dato da un corretto spazzolamento che, assieme all’acqua, esercita un’azione meccanica e rimuove residui alimentari e placca. Il 10% lo fa il dentifricio, ma attenzione: occorre non esagerare nella quantità. Infatti, pur essendo una sostanza del tutto innocua, è pur sempre di origine chimica e non bisogna abusarne.

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