sabato 1 dicembre 2018

Pietro Pirelli ed il suo dialogo tra la luce ed il suono


Napoli si illumina di suono grazie al performer Pietro Pirelli.



L’associazione ART1307 Napoli/Los Angeles ha invitato l’artista a realizzare una mostra di Idrofanie a Villa Di Donato (visitabile su appuntamento fino al 22 dicembre). 

Anche nella Cappella del Pio Monte di Misericordia, grazie all’arte contemporanea di Pirelli, si svolge l'esposizione di Light Box che durerà fino al 22 dicembre, visitabile dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 18 e la domenica fino alle 14.30. 



Pietro Pirelli è  un artista completo, il cui approccio all’arte visiva è guidato, e dunque avviene, nelle modalità proprie del musicista.

“Io sono un performer – racconta – e metto in scena eventi che possiedono un loro specifico fluire. Una percezione fatta da attese e silenzi, dove la luce immateriale esprime un suono ed acquista un corpo. Questo crea un corto circuito nella percezione: attraverso il tramite del liquido viene conferita una veste visiva al suono. Parimenti, può capitare che una parte dei concerti avvenga senza suono. Infatti, a volte, decido che un’azione non debba produrre più suono. Cala il silenzio, ma il  pubblico non se ne accorge perché l’azione gestuale continua e così gli spettatori immaginano il fluire del suono, che colma il campo uditivo”.


Dall’Idrofono, realizzato con Gianpietro Grossi, all’Arpa di luce, creata in collaborazione con Eugenio Manghi,  passando per il progetto Artificiale/Naturale realizzato per mano dell’uomo con il suono del Ghiaccio, le vibrazioni  producono eventi di luce o, viceversa, la luce dà corpo ad eventi di suono.


“Con l’Arpa di luce – continua – faccio un’azione musicale toccando la luce. Si tratta di undici  corde di luce laser, lunghe fino a 30 metri, che, sfiorate con le dita, generano suoni”.
Poi un fotografo capta queste immagini e le congela in istanti irripetibili.
Tra l’artista ed il pubblico si crea e si approfondisce, così, una relazione intima, attraverso un lavoro di sottrazione, in cui viene lasciato spazio all’immaginazione, e quindi alla percezione, dello spettatore stesso.



“ Il progetto di Artificiale/Naturale – evidenzia il performer – è stato realizzato in un tempio buddista in Corea. Ogni giorno appendevo una piccola mano di ghiaccio al centro del tempio e, quando questa cominciava a sciogliersi, le gocce percuotevano i petali di un grande fiore di pietra, che agiva come un litofono”.

L’artista, dunque, agisce come un maieuta, creando le precondizioni in cui possano accadere alcune cose. Poi la fusione del ghiaccio segue il suo corso, mentre un laser evidenzia i microfenomeni che avvengono all’interno del ghiaccio.



Si crea così un stratificazione multisensoriale, in cui la parte sonora e visiva non costituiscono una mera aggiunta, ma sono inserite e si amalgamano con il fenomeno in sé.
Un modo per interagire in maniera armoniosa con la natura, che non risulti invasivo ed offensivo. 

Un’esaltazione di un desiderio di lentezza e di  valorizzazione del minuscolo, dove è proprio il contatto con la materia a suggerire il corso dell’evento, esaltando ed interpretando la bellezza dei fenomeni fisici e naturali.

“Se ascolti con attenzione il suono delle cose – ribadisce Pirelli – riesci ad arrivare fino al loro centro. Il rapporto con la musica, infatti, è tattile e sensoriale. Con l’Arpa di luce, ad esempio, anche il rumore, il suono assordante, densa pasta sonora della città, si trasforma in poesia”.

Quella di Pietro Pirelli è una peculiare declinazione della Light Art.

Da sua madre, la grande artista Marinella Pirelli, pioniera dell’arte pervasiva dell’ambiente e di una visione diversa dello spazio, di tipo labirintico, Pietro mutua il gusto del fare.
Proprio alla Light Art Gisella Gellini, docente di “Light  Art e Design della Luce” presso la Scuola del Design del Politecnico di Milano, dedica l’annuario Light Art in Italy– Temporary Installations e Pietro Pirelli, giunto alla IX edizione.



“Questo annuario – spiega la curatrice – vuole conservare la memoria di quelle mostre temporanee di cui, altrimenti, si perderebbero le tracce”.

Sul sito www.luces.it, poi, è possibile fruire di una serie di materiali e di una documentazione multimediale, sotto forma di playlist. 

“Sicuramente la Light Art – continua Gellini – è frutto di un processo creativo più complesso. E’ un tipo di rappresentazione diversa, che abbisogna di costi e manutenzione differenti”.

A farle eco Cynthia Penna, curatrice della mostra: “Sono molti anni che cerco chi riesca a realizzare la fusione tra visione e suono, tali da coinvolgere i sensi principali dell’essere umano. Ho voluto fortemente la mostra di Pietro Pirelli, perché le sue opere non sono solo opere ambientali, bensì creano un’esperienza d’atmosfera, dove le note e l’onda sonora vengono visualizzate”.


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