Fabiana Fazio riflette, in maniera gustosa, e mai banale, tale, pirandellianamente, da provocare il riso e il pianto insieme, sulle dinamiche amorose, con il suo MisStake, che potremmo riassumere in un "ti prendo, per metterti al centro della mia esistenza, ti penso e ti perdo".
MisStake è scritto, diretto e interpretato da Fabiana Fazio, con gli assistenti alla regia Giulia Musciacco ed Angela Carrano e la collaborazione ai movimenti di scena di Maura Tarantino.
La location , dal 15 al 17 febbraio, è stato il piccolo e accogliente teatro Serra, in via Diocleziano, 316.
Perchè finisce un amore o sfocia in tragedia? A causa di errori evitabili, ma anche no.
Perchè ognuno impersona quello che è e, a ben vedere, non potrebbe e non saprebbe essere diversamente o, forse, semplicemente è la storia che non potrebbe andare diversamente, altrimenti non si configurerebbe come una tragedia (annunciata).
Fabiana Fazio dipana le sue riflessioni, partendo dalla tragedia amorosa per eccellenza, quella di Giulietta e Romeo, scritta dalla penna magistrale di Shakespeare, per poi ricostruire frammenti di tante tragedie, non meno dolorose, che hanno il sapore delle paure quotidiane e degli altrettanto quotidiani rimpianti.
Un sapore agrodolce e talvolta amaro, perchè, spesso, gli amori possibili finiscono per non essere vissuti per davvero, mentre quelli impossibili sono inseguiti, per il gusto della sfida o, chissà, solo perchè sono posti al di fuori di un orizzonte reale e quindi sappiamo che non si incarneranno mai, che non li vivremo mai e, quindi, non dovremmo mai fare i conti con le nostre paure più feroci e con lo spauracchio della fine, della solitudine e dell'abbandono.
Quello che emerge da questa coraggiosa messa in scena, da questo monologo, un soliloquio, che a tratti sa farsi dialogo, per quanto si muova tra presenze che hanno la consistenza di un'ombra, è che spesso si preferisce non vivere una possibilità d'amore che l'esistenza offre, per quanto ogni cosa reale sia necessariamente imperfetta, per l'accavallarsi di orde di paure, che assumono il volto di aspettative, di sogni irrealistici o di rimpianti per amori passati, il cui ricordo è, però, così vago che ormai, se li si incontrasse nell'oggi, non li si riconoscerebbe neanche più.
Forse è proprio questo che fa la differenza tra la Tragedia shakesperiana per antonomasia e le tragedie di tanti Giulietta e Romeo anonimi, le cui storie sfioriscono per poco coraggio prima ancora di cominciare.
Perchè Giulietta e Romeo si incontrano, si riconoscono e si amano nonostante tutto. Sono pronti ad affidarsi nelle mani e nelle braccia l'una dell'altro, a mettere in discussione il proprio destino e persino a morire per rimanere insieme. E lo fanno senza porsi troppe domande. Forse è il coraggio a far meritare l'eternità al loro sentimento.
Invece gli amori di cui parlano le altre tragedie, che si ripetono in un loop di pensieri ed azioni ossessive, di schemi già visti e sentiti, sono pronti a fuggire a gambe levate quando la frontiera del reale incontra l'orizzonte dell'ideale e dell'amore sognato, per paura di mettersi concretamente in gioco.
Di universi paralleli in cui ormai ci si rifugia, per rifuggire dalla realtà, parla, poi, Soulbook, riflessione sincopata sull'universo dei social, in scena al teatro Caos di Villarica sabato 23 e domenica 24 febbraio.
Un universo virtuale in cui si preferisce vendere l'anima ad uno schermo, lasciandosi ghermire dalle lusinghe della rete, invece di rischiare di mostrarsi per quello che si è in carne, pensieri ed ossa.
E adesso facciamo quattro chiacchiere con Fabiana Fazio.
D. Come definiresti
l'operazione di libera (liberissima) interpretazione che si innesta a partire
dal testo originale?
R. Credo sia un tentativo di alto tradimento. Nel senso... Del
Romeo e Giulietta restano solo una frase “Oh Romeo Romeo perché sei tu Romeo?”,
che poi è l'incipit da cui parte tutta la mia riflessione sull'amore, due
ipotetici innamorati (Un Romeo, Una Giulietta) e la “tragedia”. La Giulietta,
l'innamorata, è innamorata dell'idea dell'amore nella sua impossibilità, unico
motivo per cui vuole Romeo (“Sei quello che non posso e ti voglio per questo”)
oppure ama un'idea d'amore che non ha niente a che vedere col Romeo che si
ritrova davanti e che nemmeno guarda (“Sei Tu Romeo? Davvero? Non mi pare...”) finendo
per perdere quello che forse era amore. In altri casi la Giulietta in questione
ama un amor perduto, nel tempo e nello spazio che ormai non riconosce più. E
così via. In tutti i casi finirà. Come è giusto che accada per essere la
tragedia che deve essere. La “tragedia”. E di tanto in tanto nella mente di
queste Giulietta riaffiorano frasi di Shakespeare, di altre opere, che
utilizzerà come citazioni talvolta inappropriate o come estemporanee
riflessioni a seconda della propria necessità di fuggire dalle situazioni o di
trovarne una giustificazione. Il Romeo e Giulietta è l'essenza stessa
dell'amore. Beh, dall'Essenza all'Assenza dell'amore il passo può essere
davvero breve... e viceversa. Se nel Romeo e Giulietta si rappresenta
l'assolutezza dell'amore. Il coraggio. Qui provo a parlare, ci provo almeno,
della paura, semmai, di Amare o della paura di non Amare. E sempre d'amore
parliamo, alla fine. L'Amore. A- more.
D. In questo monologo, che
sa farsi dialogo, che peso e che ruolo hanno gli elementi scenici?
R. Un ruolo fondamentale credo. Gli elementi di scena sono in
alcuni casi proiezioni esterne di un mondo interiore di Giulietta. Sono i suoi
giochi, o sono i suoi fantasmi... sono il mondo immaginario/immaginato a cui dà
una forma, spesso anche goffa e inadatta.
D. In che modo riescono a
dialogare gli amori impossibili che, fermati nell'unico attimo dell'incontro e
della fusione, sono eternati, ed i tanti amori forse possibili che perdono la
loro possibilità senza viverla davvero, schiacciati dal peso delle aspettative,
delle paure e degli amori solo sognati?
R. Dialogano sull'unico piano che condividono. Quello del sentire,
del sentimento. L'unica cosa che li rende simili: l'atto più o meno duraturo
del sentire
D. C'è secondo te un modo
per non far morire la propria rosa, per comunicare davvero e per uscire
dall'eterno loop del ti amo, ti prendo, ti perdo?
R. Forse è un bene continuare a domandarselo. È giusto continuare a
farsi domande, senza credere di aver trovato la risposta... e di aver capito
tutto.
D. Quali sono i prossimi
appuntamenti?
R. Nell'immediato sarò in scena, il 23 e 24 Febbraio al Caos Teatro
di Villaricca, con “Soulbook”, spettacolo di tutt'altro genere, sui social
network. Con me in scena Annalisa Direttore e Valeria Frallicciardi, in video
Giulia Musciacco e come aiuto regia Angela Carrano. Progetto nato la scorsa
stagione in collaborazione con ASCI cinema. Mentre a Marzo torno in scena, a
Sala Assoli, questa volta solo come attrice, con “Tomcat”, di J. Rushbrooke, per
la regia di Rosario Sparno, Progetto Bottega Bombardini Coproduzione Teatro Stabile
Mercadante e Casa del contemporaneo (con Francesca de Nicolais, Luca Iervolino,
Fabiana Fazio, Mirella Mazzeranghi, Rosario Sparno e l’aiuto regia è Paola
Zecca)
D. Quali i tuoi prossimi
progetti?
R. Parlando dei progetti miei, sto iniziando la scrittura degli
ultimi capitoli di un altro progetto che portiamo avanti da un paio di anni
sulla nevrosi e frullano per la testa un poco di idee che per ora sono solo
tali. Quindi vedremo. Poi nella prossima stagione ripartirà “Audizioni”, regia
di Carlo Cerciello, che ha debuttato a Gennaio e poi chissà.
** Le foto dello spettacolo MisStake sono di Loredana Carannante
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