Mi ha colpito la tensione che scorre nelle parole sfociando in emozioni liquide che non possono non avvincere il cybernauta che in esse si imbatte, facendo provare una sorta di simpatia-empatia.
Da http://schiavadamore.blogspot.com:
Il tempo della scrittura non ha corrisposto più alla mia vita. Ho riversato fiumi di parole altrove, per colmare tra le righe, per altri, quel tempo che mi percorreva all’apparenza senza rendermene conto. Ho sparso pensieri e desideri e vanità senza preoccuparmi di nulla, oltre le mie necessità. Non ne provavo vergogna, questa la provo ora, che la “normalità” mi è vicina. A rileggermi, fatico a confermare mie le false dediche.
Poi, alla Tua voce sul ritorno, ho pianto con la disperazione che mi divorava il corpo, d’una gioia impronunciabile e svuotante. Pareva irreale, eppure dava ad ogni cosa il suo senso. Dava un nome al mio dolore. Il mio dolore non inconsapevole, ma voluto al punto da risultare folle.
Ogni cosa ora mi sembra lontana, di un’altra donna. Ora so quanto sono stata vicina al limite, quello che separa l’uno dall’altro, ma al punto di sentire di superarlo. Tutto il mio corpo ha misurato il tempo e più che mai ora so, che si può essere capaci di tutto, anche di ciò che si trova insensato negli altri, perché io stessa vi ho fatto ricorso. E questo, mi ha unito di più alla vita, e a Te, con la convinzione che viversi così sia un lusso.
(...) Ora sono scomparse. Le trafitture sono scomparse.
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