Un modo per scoprire e riscoprire le virtù trasformative e terapeutiche dell'arte, tanto a livello individuale che collettivo, e per far emergere l'artista che si cela in ogni individuo, "occultato" spesso dalla routine quotidiana.Già la location promette di far bene allo spirito e parla di arte e di bellezza: si tratta infatti del Complesso di San Domenico Maggiore di Napoli.
Il termine artista trae il suo significato etimologico dal latino artifex, che significa artefice ma anche colui che è in grado di esercitare un'attività con maestria e perizia.
Un essere umano, che, secondo una lettura a 360 gradi, può essere artefice del suo futuro e plasmare la sua vita in base ai suoi obiettivi, al proprio mondo interiore ed al proprio percorso esistenziale, in continuo dialogo e confronto con il contesto di riferimento.
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Conosciamo più da vicino quest'interessante iniziativa parlandone con il direttore artistico, Gina Affinito.
D. Qual è il nucleo fondante della rassegna?
R. "L'Arte che Cura" intende porsi come punto di riferimento napoletano per un movimento scientifico e artistico su scala nazionale che si occupi a tempo pieno dello sviluppo di questo settore, e che coinvolga scienziati, umanisti, artisti, operatori del sociale e chiunque abbia fruito o intenda fruire dell'arte come di un'esperienza profondamente evolutiva.
La rassegna si svilupperà in due momenti principali: il primo momento è quello
di
una
articolata
"
riflessione
"
teorica sulle potenzialità terapeutiche dell'arte,
il Convegno che aprirà la Vernice (15 giugno ore 9.30 - 13.30) per poi dare il via ad una serie di attività e di laboratori (tutti gratuiti, con prenotazione) per cercare di dare forma pratica e "contattare" quelle potenzialità creative in ciascuno di noi.
D. L'arte che cura: in che modo l'arte si intreccia e può intrecciarsi al processo della salutogenesi?
R. I linguaggi creativi (teatro, musica, danza, pittura ecc.), attraverso il complesso repertorio di codici e simboli di cui si avvalgono, danno una forma precipua ad un materiale ribollente, fatto di storie, sogni, motivazioni, progetti (con tutto il corredo di emozioni ad esso associato) e rendono possibile elaborarlo, comunicarlo, condividerlo, rinarrarlo.
D. Qual è il pubblico cui l'iniziativa si rivolge in maniera preponderante?
R. Il
pubblico di riferimento è eterogeneo e trasversale, il progetto è rivolto al bambino come all'anziano; gran parte dei laboratori, infatti, sono aperti ai bambini e ce ne sono di specifici per il settore infanzia.
D. Perchè?
R. P
erchè c'era bisogno, a Napoli come su scala nazionale, di un gruppo di lavoro perchè
con un adeguato
supporto
psicologico, si possono curare patologie, trasformare contesti difficili, e, più in generale, far crescere l'individuo. Ma
si vuole anche sottolineare come l'arte, affinché possa determinare realmente un processo di cura e di trasformazione, debba essere associata a un sapere scientifico affidabile e condiviso, frutto di studi e ricerche adeguate, con cui formare adeguatamente gli operatori del futuro.
E poi, siamo in una città fucina di arti ed artisti ...
D. Perchè avete scelto proprio lo strumento dei laboratori per proporre questo tema?
R. Perchè
grazie
ai
laboratori esperienziali i partecipanti potranno concretamente fare un'esperienza in prima persona delle tecniche proposte.
D. Ci racconti qualcosa del tuo laboratorio specifico?
R. Il mio laboratorio (24 giugno ore 15.00 - 18.30) indaga
alla ricerca di quelle
parti creative, inabissate in noi
a causa delle tante sovrastrutture
sociali, strutturali che si
sono venute a creare nel corso
dell’esistenza di ciascuno.
Si tratta di lasciar emergere le
capacità creative
di cui parlavo poc'anzi.
D. Come si congiunge con gli altri laboratori?
R. O
gni laboratorio, seppur verta su contenuti, ricerche, arte e modalità differenti, ha un'unica finalità: il benessere psicofisico dell'individuo.
Si può dire pertanto che noi conduttori siamo come tante piccole "api operaie" che lavorano per raggiungere un obiettivo comune.
R. "L'Arte che Cura" intende porsi come punto di riferimento napoletano per un movimento scientifico e artistico su scala nazionale che si occupi a tempo pieno dello sviluppo di questo settore, e che coinvolga scienziati, umanisti, artisti, operatori del sociale e chiunque abbia fruito o intenda fruire dell'arte come di un'esperienza profondamente evolutiva.
La rassegna si svilupperà in due momenti principali: il primo momento è quello
di
una
articolata
"
riflessione
"
teorica sulle potenzialità terapeutiche dell'arte,
il Convegno che aprirà la Vernice (15 giugno ore 9.30 - 13.30) per poi dare il via ad una serie di attività e di laboratori (tutti gratuiti, con prenotazione) per cercare di dare forma pratica e "contattare" quelle potenzialità creative in ciascuno di noi.
R. I linguaggi creativi (teatro, musica, danza, pittura ecc.), attraverso il complesso repertorio di codici e simboli di cui si avvalgono, danno una forma precipua ad un materiale ribollente, fatto di storie, sogni, motivazioni, progetti (con tutto il corredo di emozioni ad esso associato) e rendono possibile elaborarlo, comunicarlo, condividerlo, rinarrarlo.
R. Il
pubblico di riferimento è eterogeneo e trasversale, il progetto è rivolto al bambino come all'anziano; gran parte dei laboratori, infatti, sono aperti ai bambini e ce ne sono di specifici per il settore infanzia.
D. Perchè?
erchè c'era bisogno, a Napoli come su scala nazionale, di un gruppo di lavoro perchè
con un adeguato
supporto
psicologico, si possono curare patologie, trasformare contesti difficili, e, più in generale, far crescere l'individuo. Ma
si vuole anche sottolineare come l'arte, affinché possa determinare realmente un processo di cura e di trasformazione, debba essere associata a un sapere scientifico affidabile e condiviso, frutto di studi e ricerche adeguate, con cui formare adeguatamente gli operatori del futuro.
R. Perchè
grazie
ai
laboratori esperienziali i partecipanti potranno concretamente fare un'esperienza in prima persona delle tecniche proposte.
R. Il mio laboratorio (24 giugno ore 15.00 - 18.30) indaga
alla ricerca di quelle
parti creative, inabissate in noi
a causa delle tante sovrastrutture
sociali, strutturali che si
sono venute a creare nel corso
dell’esistenza di ciascuno.
Si tratta di lasciar emergere le
capacità creative
di cui parlavo poc'anzi.
gni laboratorio, seppur verta su contenuti, ricerche, arte e modalità differenti, ha un'unica finalità: il benessere psicofisico dell'individuo.
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