E' questo lo sfondo su cui si muove la vita del protagonista del romanzo La ragazza della fontana di Antonio Benforte, edito da Scrittura & Scritture.
Il protagonista fa i conti, in quell'estate afosa della sua adolescenza, con la diversità: quella delle emozioni che, con veemenza, si avvicendano dentro se stessi, rendendo fragili ed insicuri, in questa delicata fase di transizione, ma anche desiderosi di proiettarsi nel futuro; quella di un corpo che si trasforma diventando "altro" rispetto a quello cui si era abituati e la diversità di orizzonti cui si aspira, che irrompe con prepotenza nelle aspettative di chi è ancora nell'età giusta per sognare e per immaginarsi un futuro possibile tutto da costruire.
E poi c'è l'altro da sè, che un po' affascina, un po' fa paura, rappresentato dal signore con il cappello, chiamato, il Capitano, un po' strambo e sgangherato, che guida un'auto sgangherata che sembra fargli il verso, quasi fosse una sorta di suo alterego, e che, nel suo capello, sembra custodire gelosamente mille segreti.
Uno di questi misteri potrebbe rappresentare la soluzione del giallo che comincia con il ritrovamento, nei pressi della fontana del paesino, da parte del gruppo di amici di cui fa parte il protagonista, del corpo di una ragazza morta.
Un romanzo che Antonio definisce non autobiografico, bensì frutto del suo percorso e delle esperienze vissute, che hanno fatto maturare in lui consapevolezze importanti, tali da condurlo ad essere la persona che è adesso e da trasfondersi nella sua scrittura, rendendolo capace di inventare mondi.
Ora passiamo la parola all'autore, per farci addentrare nel mondo letterario, ma verosimile, da lui creato, che si dipana attraverso una scrittura appassionata, semplice ed immediata, che ha un solo scopo (non premeditato): quello di far incontrare due universi. Quello creato dallo scrittore e quello del lettore.
Mi racconti la gestazione de la ragazza della fontana?
La prima parte de La ragazza della fontana l'ho scritta nel 2010. Si trattata soltanto di un abbozzo, una specie di soggetto da sviluppare. A quei tempi lavoravo in una casa editrice indipendente, a Milano, passavo molto tempo a leggere, editare e correggere i libri degli altri e quindi la ragazza della fontana, che ai tempi aveva un altro titolo, non trovò uno sviluppo ulteriore. Ero come bloccato. Solo dopo l'esperienza in casa editrice, a partire dalla fine del del 2013, ci ho rimesso di nuovo mano. E così, da gennaio a maggio 2014 ho ultimato il progetto. L'ho fatto leggere ad amici e proposto a qualche editore, e alla fine Chantale ed Eliana l'hanno accolto nella loro splendida famiglia
Qual è il sottile filo rosso che lega le vite dei protagonisti?
Senza svelare troppo della trama, c'è un sottile filo che lega le vite del ragazzino protagonista del romanzo, del Capitano e di Rebecca, la ragazza della fontana. E' un sottile filo che significa scoperta dell'ignoto e accettazione del diverso, dell'altro. Il sottile filo rosso che lega le vite dei protagonisti è il desiderio di andare al di là delle apparenze. Questo desiderio metterà in moto tutte le vicende e le evoluzioni nei personaggi del romanzo.
C'è un intreccio ed in alcuni punti una sovrapposizione tra esistenza letteraria e la tua biografia personale?
Se intendi chiedermi se questo romanzo è autobiografico, ti dico di no. Nulla di quello che ho scritto l'ho vissuto in prima persona, di sicuro però tutto quello che ho vissuto è servito a rendermi l'uomo che sono ora, e influenza la mia scrittura e le mie storie.
C'è una particolare scelta stilistica e linguistica?
Non mi sono posto tante domande mentre scrivevo questo libro. La storia è venuta fuori da se e ho voluto soltanto farlo in modo semplice e diretto. Spero di esserci riuscito.
Quale è il messaggio che vorresti arrivasse trasversalmente ai tuoi lettori?
Con La ragazza della fontana ho voluto raccontare una storia di emarginazione, di accettazione del diverso, di amicizia e di crescita personale, tra mille difficoltà. Sono tutti temi che affrontiamo nella vita di tutti i giorni, con i quali ci confrontiamo continuamente. Il messaggio che vorrei arrivasse leggendo questo libro è quello scritto egregiamente dalle editrici nella presentazione del libro: "Ci vuole coraggio a essere se stessi, ma solo allora si comincia a vivere davvero".
Nessun commento:
Posta un commento