Leonardo e la colomba, andato in scena lunedì scorso, 1 luglio, al teatro Trianon-Viviani, il cosiddetto Teatro del Popolo, nell'ambito del Napoli Teatro Festival, strizza l'occhio alla capacità inventiva e visionaria di Leonardo Da Vinci, con le sue macchine, ma il vero protagonista è il suo omonimo Leonardo da Mirano (però!) ed il suo entourage, costituito dalla mamma chioccia, orgogliosa del figlio, dall'amica Colomba che, come si ha modo di vedere, ha già imparato a volare e dallo zio Orazio, abile tuttofare, dedito a risolvere i problemi dell'allegra combriccola.
Il consiglio iniziale, prima che le quinte si aprano, è quello di "rilassarsi, perchè si tratta di un viaggio ad alto contenuto onirico".
La stessa raccomandazione di quando si sale in aereo e ci si allaccia le cinture, pronti a guardare le cose da un'altra prospettiva, da sopra le nuvole, pieni di incanto e di meraviglia.
Ed anche per questo lavoro le tre parole chiave potrebbero essere: magia, poesia e tocchi sapienti di comicità.
I dialoghi sono ridotti al minimo, visto che, come sottolinea il regista olandese Ted Keijser, già autore di “CIRK il Teatro del circo”
replicato per quasi dieci anni e approdato con successo sul palcoscenico
del Piccolo Teatro Studio di Milano, "perchè parlare quando si può vedere?".
Si tratta infatti di uno spettacolo dove teatro e circo si incontrano ad un crocevia e dove le parole sostengono, accompagnano e fanno da cornice alla levità delle acrobazie e dei giochi aerei degli artisti circensi.
La voce che descrive quanto accade è quella di Emanuele Pasqualini, che cura anche la direzione artistica e organizzativa, definito scherzosamente dal regista come l'Alberto Angela della situazione, per la sua capacità di guidare gli spettatori alla scoperta dei misteri dello spettacolo.
"Non è solo difficile far dialogare linguaggi diversi - sottolinea Ted - ma anche e soprattutto le persone che vengono da percorsi artistici molto dissimili. La maggior parte di loro non aveva mai lavorato insieme ed io stesso non li conoscevo. Per gli artisti circensi, ad esempio, è stato difficile calarsi in un ambito teatrale-attoriale".
Ad incontrarsi sono stati la compagnia veneta Pantakin Circoteatro e la partenopea Baracca dei Buffoni, attiva nell’ambito del teatro di strada e popolare.
A creare una forte alchimia ed un clima empatico sei settimane vissute gomito a gomito, in simbiosi, condividendo davvero tutto.
Come sottolinea il regista, lo spettacolo è partito da una microidea iniziale e poi ognuno l'ha arricchito di un tassello, come quello del marchingegno.
"Io chiedo tanto - evidenzia Keijser - ma propongo anche tanto e se percepisco che un'idea non è fruttuosa e non viene vissuta bene, se non funziona, sono pronto a cambiare gioco. Quello che voglio è suscitare emozioni viscerali, di quelle che toccano lo stomaco. Mi piace il lavoro fisico: per pensare ci sarà tempo, eventualmente, dopo".
Perchè, come ribadisce Ted, non si tratta di recitare bensì di improvvisare, per trasportare il pubblico in un mondo diverso, per arrivare al non conosciuto, abbandonando il noto.
In tal senso, anche quello che inizialmente potrebbe apparire un intoppo, può rivelarsi nevralgico, perchè, alla fine, gestalticamente, potrebbe emergere qualcos'altro di impensato.
Assieme agli artisti si construisce un'atmosfera rarefatta e magica, che avvolge letteralmente il pubblico, facendo sì che lo spettatore vada oltre lo specchio di Alice e acceda, attraverso un armadio immaginario, ad una dimensione parallela, come accade nella pellicola Le cronache di Narnia.
"Nessuno deve recitare - spiega il regista - bensì deve giocare sia individualmente sia in gruppo".
In questo modo sul palco, sospeso tra cielo e terra, emergono i caratteri dei vari artisti: c'è chi ha bisogno di controllare tutto; chi è rigido e disciplinato e chi, ancora, abbisogna della spinta degli altri per lasciarsi guidare nel gioco.
Diversi tipi psicologici che, nello spettacolo, si amalgono dando vita ad una "qualità emergente", in grado di trasfigurare gli oggetti di uso comune, quelli che alcuni definirebbero "robaccia", facendoli diventare altro: biciclette, sgabelli, ruote, scale, secchi sgangherati, vecchie cornici.
Tutto si rivela in grado di creare l'incanto e la meraviglia.
Un'arte a tutto tondo che non ha intenti educativi ma che, per il suo intrinseco modo di essere, incarna una grande lezione applicativa del pensiero creativo nell'affrontare i problemi che quotidianamente la vita pone, conducendo ad insperate scoperte, ma anche di apprendimento cooperativo, dove il gruppo svela la sua autentica forza.
"Il pubblico - continua Ted - a volte va un po' forzato ad immergersi in nuove esperienze che, per la scarsa familiarità, inizialmente potrebbero apparirgli noiose, ma poi, facendo esperienza in vivo... Eccolo lì l'incanto".
Un incanto che, come sottolinea il regista, racchiude la poesia delle piccole cose, che si dischiude nuovamente a chi, bombardato da troppi stimoli, ha perso la capacità di guardare e vivere con intensità.
Un insight, una rivelazione fulminante di bellezza...
Probabilmente, la prossima tappa del viaggio artistico di Ted Keijser sarà in Belgio dove parteciperà ad un progetto che fonde i sorrisi dei clown ed il contrasto al burn-out, la sindrome da demotivazione.
Insomma... Le emozioni belle si impastano con l'arte capace di prendersi cura dell'anima.
Un'arte che ha il sapore lieve ma intenso dell'umiltà, capace di andare a braccetto da una parte con il genio e dall'altra con una profonda umanità.
IL TEAM
IDEAZIONE E REGIA DI TED KEIJSER
CON LAURA BERNOCCHI, ORAZIO DE ROSA, BENOIT ROLAND, SIMONE ROMANÒ, EMANUELE PASQUALINI
IDEAZIONE COSTUMI PINA SORRENTINO
ASSISTENTE ALLA PRODUZIONE IRENE SILVESTRI
DIREZIONE ARTISTICA E ORGANIZZATIVA EMANUELE PASQUALINI
RESPONSABILE ORGANIZZATIVO E TECNICO PER LA CAMPANIA ORAZIO DE ROSA
RESPONSABILE AMMINISTRATIVO FLAVIO COSTA
UFFICIO STAMPA GABRIELLA GALBIATI
COPRODUZIONE PANTAKIN CIRCOTEATRO, LA BARACCA DEI BUFFONI, OPERAESTATE FESTIVAL DI BASSANO
CON IL SOSTEGNO DI FONDAZIONE CAMPANIA DEI FESTIVAL – NAPOLI TEATRO FESTIVAL ITALIA.
1 commento:
Grazie Tania, per l'articolo e la tua bella maniera di tradurre il mio italiano in un italiano compressible per tutti. Grazie di cuore, Ted
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