Firenze è una città
dall’atmosfera magica, intrisa di storia, cultura, ma anche di amore per il
territorio naturale, tutto da valorizzare.
In via De’ Benci, 3/3a a poca
distanza da piazza Della Signoria e da piazza di Santa Croce si trova Palazzo
Bardi, che ospita La
Buchetta Food & Wine di Maurizio Eremita.
Entrare a La Buchetta , vuol dire
immergersi in un modo etico di fare turismo e di gestire la ricettività perché
(e qui lo dico senza mezzi termini) il turista non è visto come un atomo di
passaggio da “spennare” fin quando è seduto al tavolo, ma come una persona da
“coccolare” e di cui valorizzare le peculiarità, facendole assaggiare prodotti
tipici toscani, ma anche una serie di leccornie tutte mediterranee.
Via libera, quindi, ad un gustoso
antipasto che è un viaggio tra gli odori ed i sapori di diverse regioni.
Dalla finocchiona al salame
toscano, passando per i pomodorini secchi, i carciofi sott’olio, un tripudio
di prosciutto crudo, i formaggi
stagionati, il cui gusto è esaltato dalla marmellata di cipolla fatta in casa,
e quelli freschi, a media stagionatura o erborinati, a cui il miele d’acacia
regala un tocco in più. Per finire con la stracciatella (il cuore della burrata
pugliese) da mangiare accompagnata da pane croccante.
Porzioni abbondanti in grado di
saziare anche lo stomaco più esigente, oltre che solleticare il palato e la
curiosità di sperimentare innovativi mix di sapori genuini.
Tra i primi: il risotto taleggio
e radicchio dal gusto intenso ed i ravioli cotti al cartoccio (per far
penetrare più a fondo l’aroma ed il sapore del condimento), insaporiti dalla
corposità delle melanzane e piccanti al punto giusto.
Sul versante dei secondi
imperdibile la fiorentina. Il titolare, Maurizio, opta solo per bovini femmine
di pura razza chianina e di massimo 20 mesi. La frollatura è di quattro
settimane ed avviene in stanze umide ed areate. Dietro al banco della
macelleria, pronto a garantire la qualità delle carni fornite, Roberto Saccardi
il cui negozio è situato in via dei Fiorentini.
Un gusto intenso e scioglievole, grazie alla morbidezza della carne, arricchito dalla possibilità di gustare un'ampia selezione di vini.
A completare il tutto
un’atmosfera discreta ed accogliente, resa ancora più soft da un’accurata
selezione di musica di sottofondo che, in serata, si trasforma in un sound dal
vivo: dal jazz al blues passando per il rock melodico ed i duetti rock e voce.
A livello cromatico, la scelta cade su colori caldi della terra: giallo, arancione ocra. E poi quadri che
richiamano i grandi protagonisti dell’arte contemporanea.
Un’atmosfera che riflette il modo
di essere del titolare e del personale, sempre sorridenti, ospitali, attenti e
calorosi.
Senza dimenticare l’importanza
della tradizione. Infatti, nella seconda sala
in una piccola nicchia nel muro, è protetta la buchetta (che dà il nome
all’intero locale e che è venuta alla luce durante l’ultima ristrutturazione).
Per rintracciarne la genesi, il
significato e la funzione di quest’ultima, bisogna immergersi nella storia più
autentica di una città bella come Firenze – come sottolinea il titolare de La Buchetta e come si legge
sul sito (www.labuchetta.com, tel: 39.055.217833) -. La storia è fatta di gente e delle loro
abitudini, delle loro passioni, delle loro credenze e vizi. Passeggiando per le
strade della vecchia Firenze vi sarà capitato di vedere delle ‘buchette’, poste
nelle facciate dei palazzi nobiliari, piccole aperture di circa 40 cm , con una porticina con
archetto superiore, molto spesso decorato da una cornice con punta a goccia, in
stile bugnato o liscio in pietra e chiusa da uno sportello in legno.
Sono questi i cosiddetti ‘tabernacoli
del vino’, un’intuizione delle famiglie fiorentine, che nel ’500 si erano
trasformate da mercanti ad abili proprietari terrieri investendo i loro
capitali tra le altre cose nel produrre ‘il nettare degli dei’. Altra
utilizzazione di queste “buchette” era quella di beneficenza, si usava infatti
lasciare nella piccola apertura del cibo o una brocca di vino per i bisognosi.
STORIA DI UN SOGNO TRASFORMATO IN UN OBIETTIVO
Maurizio Eremita, classe 1973,
madre napoletana e padre veneziano inizialmente non ha nei suoi progetti di
vita la valorizzazione territoriale attraverso i percorsi del gusto.
Biologo e chimico si occupa di
strumenti medicali chimico/clinici.
A 28 anni decide di “stravolgere”
la sua vita e vola a New York, dove comincia come cameriere e dopo appena sei
mesi diventa manager di un ristorante.
Poi dà il via al suo viaggio
intorno al mondo, in un’ottica di sperimentazione di esperienze gestionali e di
incrocio di culture e sapori. Altri sei mesi in Centro America, poi in Colombia
ed ancora in Spagna.
Circolarmente, riapproda a New
York, diventa maitre di sala e incontra l’amore, sposando così una ragazza
americana.
Dopo il naufragio della storia,
con il conseguente contraccolpo, Maurizio decide di ripartire da sé stesso.
Porta con sé l’esperienza
acquisita e gli odori ed i sapori infilatisi sotto la pelle durante le sue
variegate esperienze in giro per il mondo.
Torna nella sua Firenze, che con
le sue bellezze storiche ed artistiche attira circa 7 milioni di turisti a
stagione.
Qui rileva un locale fallito e lo
ristruttura con un’ottica ben precisa: Vuole creare un locale originale che “coaguli”
in sé più anime.
.
In ingresso, infatti, posiziona
un’area per accogliere il cliente con un bar ed un social table (dove è
possibile sorbire un aperitivo, fare colazione o anche solo prendere un caffè e
fare quattro chiacchiere) poi una first ed una second dining (prima e seconda
sala ristorante).
L’atmosfera è quella del made in
Italy con il suo volto migliore, proprio quello che ha fatto dare all’Italia il
nome di Belpaese.
Maurizio sceglie di offrire al
cliente una rosa di prodotti mediterranei, coniugando elevata qualità e prezzo
accessibile.
“Investo circa un terzo del
budget sulle materie prime. In più non dimentico il mio passato, con tutta la
fatica ed i sacrifici che ha comportato. Quindi, sono in prima linea quando c’è da servire ai
tavoli: in ogni aspetto della gestione del locale sono il primo a mettermi in
gioco. Questo mi permette di abbattere i costi”.
La pasta fresca, la carne, i
formaggi i salumi trovano qui un elemento
che aggiunge sapore: la capacità di capire al volo le esigenze del cliente.
Perché la soddisfazione di chi in
un locale si sente accolto e “viziato” è il primo strumento di promozione e
fidelizzazione. Il resto, quindi, lo fa, il passaparola, senza dimenticare Tripadvisor.
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