martedì 9 maggio 2017

Sanità campana tra speranze di rinnovamento e venti di bufera

Ieri, lunedì 8 maggio, ben 490 giovani medici napoletani hanno giurato di assistere con coscienza e nel rispetto dell'etica i loro pazienti.

Con loro anche la vecchia guardia, coloro che hanno festeggiato ben 60 anni dalla laurea.

Location il teatro Augusteo, gremito con i suoi 1300 posti riempiti da genitori e parenti, coloro che hanno sostenuto, emotivamente ed economicamente, il percorso formativo ed umano di queste nuove speranze della medicina. A coadiuvarli gli amici.

"Perchè - come hanno ricordato i rappresentanti dell'Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Napoli, con in prima linea Silvestro Scotti - si va avanti insieme. Si fa parte del gruppo".

Un richiamo alla centralità dell'ambito relazionale, innestato sulle dinamiche riconoscimento e rispecchiamento reciproco, che permetterebbero al medico di riconoscersi nell'altro e di riconoscerne le fragilità e l'umanità, non riducendolo a un numero e ad una mera patologia. L'ascolto empatico, infatti, è alla base della costruzione di un autentico rapporto medico- paziente basato, basato sulla consapevolezza che anche chi è affetto dalla medesima patologia ha una storia, un vissuto e un'emotività diverse, che nessun essere umano è omologabile ad un altro, nè tantomeno intercambiabile. 
Parole d'ordine di questa giornata,dunque, umanizzazione, rispetto della privacy e della segretezza professionale, competenza, personalizzazione del percorso di cura, nazionalizzazione della sanità regionale, sinergia pubblico/privato a favore di un'erogazione di servizi di elevato livello e di miglioramento dei LEA, i livelli essenziali di assistenza.


Un mestiere nevralgico, quello del medico, dall'alta valenza professionale e sociale, che consta di tre componenti fondamentali. Sapere, il livello più propriamente nozionistico, saper fare, coniugando conoscenza e professionalità, e saper essere con umanità ed empatia ricordandosi che si hanno di fronte persone piene di paura fragilità ma anche di speranza di riappropriarsi del futuro, come hanno ricordato i rappresentanti dei camici bianchi.

A ricordare l'importanza dell'ascolto empatico e di un mestiere che non diventi mai mestiere ma che conservi la sua "anima" di missione al servizio del paziente, attraverso un'interazione ad alta "carica" empatica ed umana, è stato il sindaco di Napoli Luigi De Magistris.


Popolato da maggiori ombre il discorso di Vincenzo De Luca, presidente della Regione Campania, che ha ricordato come la Sanità Campana arranchi, a causa dei 5 miliardi di debiti, che hanno portato al commissariamento ed all'obbligo di adozione di uno stringente piano di rientro, con vincoli di contabilità coattivi che si sono tradotti in un'inevitabile abbassamento degli standard dei servizi erogati.

E' un panorama oscuro quello prospettato dal governatore De Luca.

Tredicimila unità di personale in meno rispetto ai bisogni sanitari e assistenziali rilevati.
Tra un miliardo e 600.000  e 1 miliardo e 700.000  di risorse in meno rispetto a quelle disponibili per le altre regioni. Come si arriva a questo "ammanco" forzato è presto detto. Con il nuovo sistema contabile, che obbliga le regioni a rispettare i vincoli di bilancio, non appare più possibile indebitarsi, a meno di non dover far fronte ad eventi eccezionali, avvenuti per causa di forza maggiore. Inoltre vi è una stima preventiva dei bisogni assistenziali in base ad una serie di parametri. Da ciò discende che, mentre con il precedente sistema contabile chi più spendeva (e si indebitava) aveva diritto a chiedere sempre maggiori risorse, anche per tamponare i buchi, oggi a vedersi premiare, sono le cosiddette "regioni virtuose", soprattutto quelle che si dimostrano particolarmente capaci di risparmiare.

 Altro tasto dolente per i cittadini: il piano di rientro, dovuto ad una condizione di pre-dissesto, impone di fissare le aliquote di varie tasse e contributi al tetto massimo: qui si veda la voce ticket, sui medicinali e sulle ricette, bollo auto (+ 10%) e Irap e Irpef tra i più elevati. 

Passiamo alla seconda voce che contribuisce indirettamente a sottrarre risorse alla sanità campana. Servizi meno efficienti e abbassamento "forzoso" della qualità globale delle prestazioni  alimentano una vera e propria fuga dalla Campania, un flusso di persone che sceglie giocoforza di farsi curare in altre regioni o all'estero, come sottolinea lo stesso De Luca.

Il bilancio disastroso di questi viaggi della speranza si aggira intorno ai 250-300 milioni di euro. A ciò si aggiunge, quale ulteriore fattore di debolezza, che si riflette sulla qualità dei servizi, l'accantonamento necessario per "parare i colpi" di eventuali contenziosi giudiziari.
Una sanità per molti, troppi, versi in affanno che si traduce in 3-4 anni in meno nell'aspettativa di vita rispetto alla media nazionale.

Ulteriori punti oscuri sono costituiti dall'età media dei medici, che si aggira attorno ai 60 anni e un turn-over bloccato, che non lascia spazio alle nuove leve,a partire dall'accesso, davvero arduo e non per mancanza di competenze in ingresso, alle specializzazioni. A completare un quadro a tinte fosche lunghe lista d'attesa per l'erogazione delle prestazioni specialistiche. Un esempio? Fino a qualche tempo fa il periodo di "vuoto", intercorrente tra una frattura al femore e l'operazione sfiorava i 15 giorni. Altra ombra: l'eccesso di parti cesarei che sfondava il tetto del 95%. 

A fronte del bilancio negativo imperante il governatore campano fa intravedere una luce tenue in fondo al tunnel, che parla il linguaggio dell'innalzamento dei LEA, dello sblocco del turn-over, il che si tradurrebbe in nuova linfa in termini di competenze e aggiornamento e in uno spazio adeguato per quei 490 medici che su questo percorso hanno investito risorse a 360 gradi. Ed ancora: la possibilità di abbattimento dei tempi d'attesa. A testimoniare l'impegno messo a frutto dalla Regione Campania sembrerebbe esserci un dato incoraggiante: il passaggio dai 15 giorni necessari per ricevere un'operazione per frattura del femore alle 36 ore, in linea con la media europea, come ribadito dal governatore regionale.

Altro obiettivo ambizioso presente nell'agenda delle priorità: creare una rete di servizi territoriali, per far fronte alle urgente, rete per ora del tutto assente. Le principali dovrebbero essere quelle relative a: politrauma, materno infantile, ictus e infarto del miocardio .

"Bisogna creare - ribadisce De Luca - nuovi pronto soccorsi e dar vita a presidi territoriali autorevoli".

Ma i tasti dolenti non sono finiti: continua, infatti la lunga e tormentata saga dell'Ospedale del Mare, dove sarebbero dovuti confluire tutti i piccoli ospedali del centro storico, diventati sempre più simili a rami secchi.

Una volta di più il numero uno della Regione Campania ne annuncia il completamento, ma sembra di sentire una battuta di un film trasmesso troppe volte. Infatti, benchè il presidio ospedaliero risulti sostanzialmente ultimato già da un anno (lì'11 maggio 2016), attualmente sono fruibili  solo i reparti di radiologia, radioterapia e dialisi, inaugurati lo scorso dicembre.

Quando l'ospedale entrerà in funzione a pieno regime dovrebbe comunque portare una boccata d'ossigeno, sia a livello assistenziale, sia per un preannunciato parziale sblocco del turn-over, con l'assunzione, in totale, di ben 2mila nuovi dipendenti nel settore della sanità pubblica.

Altro obiettivo: pagare con regolarità i conti "in sospeso" (e non certo a livello metaforico) con la sanità privata che lavora in convenzione ed attrarre investimenti privati, giocando la partita sul tavolo della competenza e della trasparenza degli obiettivi, delle azioni concrete e dei conti.


Di bisogni insoddisfatti e di "affanni" per i pazienti parlano anche gli esponenti del segmento odontoiatrico.

Infatti, solo il 5-6 per cento della popolazione sembrerebbe ricorrere alle opportune cure dentistiche, facendo riferimento alle strutture pubbliche. 

Il resto si affida, nel bene e nel male, al settore privato. In linea generale solo il 20% della popolazione che abbisogna di prestazioni dentistiche si fa curare. Il restante 70-80% non può, soprattutto per ragioni di ordine economico. 

Percentuali tali da far assimilare, parola di camici bianchi, la situazione campana a quelle più "esposte" e "a rischio"del continente africano.

In Campania, a conti fatti, sussistono tre grandi obiettivi nel segmento dentistico: un' odontoiatria pubblica, d'urgenza e sociale.

Obiettivi che a detta di De Luca, sembrano oggi più vicini o verso cui si è quantomeno fortemente orientati ed a cui si sta lavorando alacremente.

Ma, puntuale, scatta la polemica tra il primo cittadino partenopeo, Luigi De Magistris, e il governatore campano.

De Magistris, infatti, in un'intervista apparsa, tra gli altri, su "Il Mattino" e "Repubblica", sottolinea come in realtà non si sia fatto niente per risanare e migliorare il livello della martoriata sanità campana, come si continuino a fare solo proclami senza passare alle vie di fatto e si sia ormai giunti alla preannunciata inaugurazione n. 3, in programma per fine anno, dell'Ospedale del Mare.

Il rischio paventato, insomma, sembrerebbe essere che il presidio ospedaliero divenga per molti versi un ospedale fantasma, che rischia di allungare la lunga fila delle opere pubbliche incompiute, almeno parzialmente. 

Gli obiettivi, insomma, secondo l'ex pm, apparirebbero tutt'altro che vicini ed i propositi tutt'altro che concreti, soprattutto se si considera la lunga scia di arresti e scandali che continuano a imperversare in Regione.

Una lunga scia di frecciate e dichiarazioni dure anche se tra i due sembra ancora mancare all'appello un incontro diretto, che sembrerebbe essere stato più volte richiesto dal primo cittadino.

E poi ci sono loro: i nuovi medici. Per loro che hanno giurato con solennità di adempiere al loro mandato con scrupolosità, e per i pazienti che assisteranno, l'aspettativa e quella di riuscire ad erogare prestazioni che ridiano speranza e rispettino la dignità e l'umanità del paziente.

Loro, tesi tra il vecchio giuramento di Ippocrate, risalente al V secolo a.C, ed il nuovo, approvato nel 2014. pronti a servire la loro missione con scrupolo e secondo coscienza, senza discriminazioni e non perseguendo il proprio, bensì l'interesse degli assistiti.

Tra la primigenia versione del giuramento e la nuova parrebbe essere teso un sottile e tenace filo rosso: simile è l'ethos, anche se fra quelle righe aleggia l'eco di temi caldi e controversi come quelli del testamento biologico o del suicidio assistito.

Chiudo parafrasando quanto avevo riportato all'inizio: per vincere occorre fare gruppo e squadra. La speranza è che la squadra dei pazienti e dei neo medici riesca a riportare una vittoria che ha il sapore di un futuro all'insegna della tutela della dignità.

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