sabato 6 ottobre 2018

Otello: dramma della gelosia e celebrazione della solidarietà di genere

Otello rappresentato al calar del sole nella cornice del Castello Lancellotti di Lauro (AV), dalla Compagnia Controtempo Theatre, è sicuramente un dramma, una tragedia, della gelosia, della maldicenza, dell'intrigo ordito alle spalle, del dubbio che si insinua tra le paure, ma è anche un ritratto tracciato con le tinte della solidarietà di genere, della sorellanza femminile.



La rappresentazione, in formula itinerante, permette di compiere una visita attraverso il parco e le sale del castello, capace in un attimo di riportare indietro lo spettatore a secoli, costumi ed usanze passate.



E' lì che incontriamo per la prima volta Iago e Roderigo. Iago si presenta subito come il deus ex machina di tutta la vicenda, colui che ordisce intrighi, il genio ammantato di candore ma corroso dalle peggiori intenzioni.

Colui che apparentemente è al servizio altrui, in un rango da alfiere che gli è inviso, ma che in realtà non serve nessuno se non il proprio utile e la propria cupidigia.

 Come lo stesso Iago rivela, Roderigo è solo una pedina, uno stolto, nelle sue mani, di cui egli muoverà i fili. Fili capaci di sconvolgere le vite di molti, alimentando, subdolamente paure, fragilità, demoni interiori, debolezze e spettri.



In mezzo a questa platea maschile le donne si aggirano, ora candide, ora più smaliziate, di quella consapevolezza che nasce dall'esperienza di vita e dal dolore, all'insegna della solidarietà di genere.



Sono loro a disegnare il profilo di un orizzonte più terso, di un riscatto possibile. Sono loro viatico di riappacificazione e di chiarimento, di verità anche a costo della vita.



Infatti, Desdemona morirà ,abbracciando il suo destino di sventura, proclamando la sua innocenza e avvertendo il marito del fatto che sia contro natura uccidere per amore. Emilia, pur di difendere l'onore della sua signora e di ristabilire il giusto ordine delle cose, si schiererà contro il marito, sbugiardandolo, e per mano sua troverà la morte.



Nella morte le due donne si ritroveranno unite e complici come in vita, vicine nelle anime come nei corpi adagiati sul letto.

Una scena che ricorda, nelle atmosfere, i quadri di Artemisia Gentileschi che rinviano all'uccisione del tiranno  Oloferne.



In quei dipinti Giuditta, che abbia un espressione furente, sadica o quasi divertita, trova nella propria fantesca una compagna,  una complice, un'alleata. La forza muscolare delle due donne, di per sè insufficiente a travalicare  quella dell''uomo, si unisce in un  tutt'uno per fare giustizia della barbarie, così come sembrerebbero essere in connessione le  menti muliebri, rivolte verso lo stratagemma  e l'astuzia, capaci di diminuire la lucidità dell'uomo.



Anche se in questo caso la situazione è rovesciata, ed è l'anima femminile ad avere la meglio sulla violenza e la ferocia maschile, anche attraverso l'inganno, parrebbe essere identica la solidarietà femminile che permea la scena, fino alle estreme conseguenze.

Nella vicenda narrata la fanno da padrone anche altri temi molto attuali, come lo stereotipo che annichilisce ogni forma di diversità e si traduce in pregiudizio e paura.

Infatti Otello è il Moro di Venezia, lo straniero ed il diverso per eccellenza. Tenuto per il suo rango militare ma anche disprezzato per la sua diversità che per molti sembrerebbe essere sinonimo di inferiorità e di conseguenza di "usurpazione" di un ruolo e di riconoscimenti  che spetterebbero ad altri in nome di caratteristiche ascritte di razza.




E proprio l'idea che il suo sembiante provochi diffidenza e paura, finanche repulsione, persino in sua moglie, è la miccia che, innescata a dovere, fa poi esplodere la vampa di una gelosia distruttiva.





La formula itinerante, con la quale lo spettacolo è proposto, permette di immergersi totalmente nelle suggestioni del luogo ed anche di interagire in qualche modo con gli attori. La recitazione ed il pathos sono intensi.



Una prova magistrale che ha saputo stregare il pubblico.


** foto di Cristiana Carotenuto
 

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