Oddio 390 pagine! Potrebbe essere questa la prima reazione di fronte alla mole che caratterizza Layla dello scrittore Massimo Piccolo.
Ma è solo l'impressione iniziale, perchè le pagine scorrono via veloci ed alla fine lasciano l'impressione che siano addirittura poche e che vorremmo leggerne di più, per capire, per scoprire, per approfondire, per orientarci di fronte ad un senso di spaesamento, addirittura di smarrimento, e di sospensione.
Sarà perchè al gruppo di adolescenti che sono al centro della storia si fa presto ad affezionarsi: credo che, tutto sommato, tra il consapevole e l'inconsapevole, ognuno finisca per identificarsi con uno di loro, magari sull'onda dei ricordi di un tempo che fu.
Ma sono davvero loro i reali protagonisti? O non è piuttosto il denso amalgama di misterico e di noir, che continuamente sfida i "dogmi" razionalisti, confonde e lascia con il fiato sospeso anche i più scettici?
Ne abbiamo parlato con Massimo, cercando di "estorcegli" qualche risposta e qualche piccolo chiarimento.
Per voi buona lettura!
D. Come nasce l'idea di scrivere
un romanzo così complesso come temi, argomenti, strati narrativi intrecciati?
R. Esiste, specie nell’editoria
mainstream, una pericolosa tendenza a sottostimare la capacità dei lettori.
Specie quelli che vanno dai 13 ai 40anni. Tutto deve essere di consumo veloce,
a prescindere da genere, tema o argomento trattati. Spesso si confonde la
complessità con la pesantezza e la leggerezza con la banalità. Io tra “Un
medico in famiglia” e “Dr. House” preferisco di gran lunga “Dr. House”, tra un
polpettone agiografico su Rai1 e il “Trono di Spade” preferisco il “Trono di
Spade”, l’Universo Marvell ha una complessità che se prendi dieci bestseller
italiani se la sognano. Quando scrivo lo faccio per questo tipo di lettori che
poi, a dispetto di quello che si pensa, viste le vendite e il successo di
Layla, sto scoprendo essere davvero tantissimi.
D. Il tuo è un po' un teen
drama, un romanzo di storie adolescenziali, un po' lambisce le strade
dell'esoterismo, tra usi, costumi e cenni di antropologia, un po' ricostruisce
frammenti di storia. Come lo definiresti?
R. I protagonisti sono ragazzi
all’ultimo anno del liceo, i temi trattati sono universali anche se alla fine
si concentrano tutti su un’unica indagine che al centro ha quanto di più
meraviglioso, complesso, sacro e irraggiungibilmente enigmatico si possa
trovare in natura: la mente umana. Il genere è sicuramente il mistery,
amatissimo dal pubblico di tutto il mondo (anche grazie alle serie tv), ma per
nulla o pochissimo praticato in Italia. Probabilmente per le ragioni che dicevo
sopra: perché funzioni, un buon mistery deve avere una dose di complessità non
semplice da gestire. Non basta la frasetta ad effetto a fine paragrafo perché
funzioni, giusto per capirci.
D. Un romanzo dalla lunga genesi.
Ce la descrivi?
R. La genesi in realtà è stata
abbastanza veloce, ho tracciato i due personaggi principali e l’arena nell’arco
di una notte. La gestazione e la realizzazione sono state un bel po’ più
lunghe, circa tre anni e 7 revisioni. Che per i miei tempi creativi non sono
nemmeno tantissimi. La parte più complessa della gestazione è stata il
reperimento delle fonti, perché ho voluto che tutta la parte esoterica di Layla
fosse assolutamente reale, ognuno, libro alla mano, può risalire e indagare
sulle tracce che questo antichissimo culto ha lasciato a Napoli (e nel mondo).
La parte più divertente della gestazione è stata entrare in contatto personale
con gli esponenti di questo culto che, trattandosi di magia nera, per quanto
gentilissimi, non sono stati proprio tranquillizzanti. La parte più esaltante
invece è stata la scrittura, ma questo, immagino, per uno scrittore sia la
norma.
D. Le teorie, alcune oscure e
misteriche, ed alcuni aneddoti che tu racconti (anche attraverso lo strumento
del blog di Gabriel) sono tratte da percorsi di studio di vario tipo o sono il
parto di una fervida fantasia o di un mix (e come dialogano le varie
componenti)?
R. Tutto assolutamente reale.
Ogni teoria e ogni riferimento al culto dei “non vivi o pendentes” (non è il
nome reale ma per motivi di opportunità ho preferito chiamarlo così), ha precisi
riferimenti storici, alchemici e religiosi, così come ogni teoria scientifica è
supportata da evidenze.
D. La tua è una mente razionale
e scientifica: qual è il tuo rapporto con il mistero, il paranormale,
l'esoterismo?
R. Razionale al 100%. Ogni cosa
ha una spiegazione. Quando non c’è è perché siamo noi incapaci a vederla. Per
questo è stato così affascinante misurarmi con questi argomenti.
D. Cosa lega Layla a Estelle?
R. Mah, dal momento che sono entrambe frutto di una mia
creazione sicuramente avranno dei punti in comune… ma forse sarebbe più
interessante che a svelare questi punti fossero i lettori…
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