martedì 26 maggio 2020

Layla: quattro chiacchiere con Massimo Piccolo


Oddio 390 pagine! Potrebbe essere questa la prima reazione di fronte alla mole che caratterizza Layla dello scrittore Massimo Piccolo.



Ma è solo l'impressione iniziale, perchè le pagine scorrono via veloci ed alla fine lasciano l'impressione che siano addirittura poche e che vorremmo leggerne di più, per capire, per scoprire, per approfondire, per orientarci di fronte ad un senso di spaesamento, addirittura di smarrimento, e di sospensione.

Sarà perchè al gruppo di adolescenti che sono al centro della storia si fa presto ad affezionarsi: credo che, tutto sommato, tra il consapevole e l'inconsapevole, ognuno finisca per identificarsi con uno di loro, magari sull'onda dei ricordi di un tempo che fu.

Ma sono davvero loro i reali protagonisti? O non è piuttosto il denso amalgama di misterico e di noir, che continuamente sfida i "dogmi" razionalisti, confonde e lascia con il fiato sospeso anche i più scettici?

Ne abbiamo parlato con Massimo, cercando di "estorcegli" qualche risposta e qualche piccolo chiarimento.



Per voi buona lettura!


D. Come nasce l'idea di scrivere un romanzo così complesso come temi, argomenti, strati narrativi intrecciati?

R. Esiste, specie nell’editoria mainstream, una pericolosa tendenza a sottostimare la capacità dei lettori. Specie quelli che vanno dai 13 ai 40anni. Tutto deve essere di consumo veloce, a prescindere da genere, tema o argomento trattati. Spesso si confonde la complessità con la pesantezza e la leggerezza con la banalità. Io tra “Un medico in famiglia” e “Dr. House” preferisco di gran lunga “Dr. House”, tra un polpettone agiografico su Rai1 e il “Trono di Spade” preferisco il “Trono di Spade”, l’Universo Marvell ha una complessità che se prendi dieci bestseller italiani se la sognano. Quando scrivo lo faccio per questo tipo di lettori che poi, a dispetto di quello che si pensa, viste le vendite e il successo di Layla, sto scoprendo essere davvero tantissimi.

D. Il tuo è un po' un teen drama, un romanzo di storie adolescenziali, un po' lambisce le strade dell'esoterismo, tra usi, costumi e cenni di antropologia, un po' ricostruisce frammenti di storia. Come lo definiresti?

R. I protagonisti sono ragazzi all’ultimo anno del liceo, i temi trattati sono universali anche se alla fine si concentrano tutti su un’unica indagine che al centro ha quanto di più meraviglioso, complesso, sacro e irraggiungibilmente enigmatico si possa trovare in natura: la mente umana. Il genere è sicuramente il mistery, amatissimo dal pubblico di tutto il mondo (anche grazie alle serie tv), ma per nulla o pochissimo praticato in Italia. Probabilmente per le ragioni che dicevo sopra: perché funzioni, un buon mistery deve avere una dose di complessità non semplice da gestire. Non basta la frasetta ad effetto a fine paragrafo perché funzioni, giusto per capirci. 



D. Un romanzo dalla lunga genesi. Ce la descrivi?

R. La genesi in realtà è stata abbastanza veloce, ho tracciato i due personaggi principali e l’arena nell’arco di una notte. La gestazione e la realizzazione sono state un bel po’ più lunghe, circa tre anni e 7 revisioni. Che per i miei tempi creativi non sono nemmeno tantissimi. La parte più complessa della gestazione è stata il reperimento delle fonti, perché ho voluto che tutta la parte esoterica di Layla fosse assolutamente reale, ognuno, libro alla mano, può risalire e indagare sulle tracce che questo antichissimo culto ha lasciato a Napoli (e nel mondo). La parte più divertente della gestazione è stata entrare in contatto personale con gli esponenti di questo culto che, trattandosi di magia nera, per quanto gentilissimi, non sono stati proprio tranquillizzanti. La parte più esaltante invece è stata la scrittura, ma questo, immagino, per uno scrittore sia la norma.

D. Le teorie, alcune oscure e misteriche, ed alcuni aneddoti che tu racconti (anche attraverso lo strumento del blog di Gabriel) sono tratte da percorsi di studio di vario tipo o sono il parto di una fervida fantasia o di un mix (e come dialogano le varie componenti)?
 
R. Tutto assolutamente reale. Ogni teoria e ogni riferimento al culto dei “non vivi o pendentes” (non è il nome reale ma per motivi di opportunità ho preferito chiamarlo così), ha precisi riferimenti storici, alchemici e religiosi, così come ogni teoria scientifica è supportata da evidenze. 




D. La tua è una mente razionale e scientifica: qual è il tuo rapporto con il mistero, il paranormale, l'esoterismo?

R. Razionale al 100%. Ogni cosa ha una spiegazione. Quando non c’è è perché siamo noi incapaci a vederla. Per questo è stato così affascinante misurarmi con questi argomenti.

D. Cosa lega Layla a Estelle?

R. Mah, dal momento che sono entrambe frutto di una mia creazione sicuramente avranno dei punti in comune… ma forse sarebbe più interessante che a svelare questi punti fossero i lettori…

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