Domenica 16 marzo alle 18.00, Iodio, (edito da Alma Neapolis Edizioni nella collana Lilith diretta da Agnese Palumbo) che racconta le idiosincraisie ma anche gli infiniti amori di una Napoletana doc, Ilaria Puglia, giornalista e scrittrice, arriva a Cardito alla sede della Fenice Teatro Cultura in via Giacinto Gigante 3, per una presentazione in compagnia di Giampaolo Longo, Massimo Piccolo e Agnese Palumbo, oltre, naturalmente, all'autrice.
Questo libro, dalla scrittura veloce ed a tratti sincopata, "isterica", si può cominciare a leggerlo subito subito senza aspettare di portarlo a casa.
Così come succede con il buon pane verace, o lo sfilatino, baguette se vogliamo fare i sofisticati, che te lo mettono nella carta grezza, quella per alimenti, e tu fai di tutto per non assaggiarlo .
Ma alla fine non resisti e non puoi fare a meno di staccare il "cuzzetiello" per sbonconcellarlo subito o fai un buco nella mollica morbida ed infili di soppiatto i pezzetti in bocca.
Così è per Iodio, che per il lettore, oltre che per l'autrice, rappresenta una sana boccata d'aria fresca, scevra da convenzionalismi.
Un grido liberatorio lanciato proprio quando si sta per esplodere di fronte alle giornate storte, i "dieci secondi che separano la sopportazione dall'esplosione".
Un mantra, da recitare di fronte alle provocazioni ed alle brutture, ai piccoli e grandi soprusi, della vita quotidiana, per recuperare il contatto con se stessi e fare spazio alle cose amate: agli adorio.
Quindi è impossibile non leggerlo sin da subito.
Si tratta di una lettura adatta ad un viaggio.
Perfetto da leggere in treno, in metro, in vesuviana... da stazione a stazione, mentre le città scorrono dal finestrino.
"E' il grido zen - sottolinea l'autrice - l'urlo liberatorio del guerrigliero moderno vittima della metropoli, della pioggia, dei parrucchieri, delle scarpe, della guerra dei botti, della burocrazia, delle suocere, delle commesse, di una società insopportabile che si combatte con tenacia per migliorarla, trasformarla o mandarla a quel paese, in caso di estrema necessità. Iodio potrebbe essere la necessaria indignazione che può finalmente dare inizio al cambiamento".
LA GENESI
Iodio è il puzzle del dissenso ma anche della speranza di riscatto. nato da una rubrica inaugurata il 1 gennaio 2013 su Parallelo 41 (http://www.paralleloquarantuno.it) .
Per un mese Ilaria Puglia scrive ogni giorno la sua dose di iodio, una piccola iniezione che serve a vaccinare contro i malumori della quotidianità ma anche a guarire dal mal di vivere.
Poi il "richiamo" diviene settimanale.
Infine, nella stesura ultima del libro, Ilaria aggiunge un ultima manciata di pillole di iodio e li bilancia con gli adorio.
Un inno alla libertà, quella di "odiare" (o per meglio dire iodiare), che altro non è se non l'alterego dell'amore
Infatti, per poter fare spazio alla possibilità di amare, secondo quanto ribadisce l'autrice, bisogna avere il coraggio e la forza di odiare, di identificare e circoscrivere ciò che ci è inviso, di dichiarlo apertamente.
Solo facendo ciò si può finalmente metterlo all'angolo e neutralizzarlo.
Per poter ridere delle proprie paure ed anche dei piccoli grandi difetti dell'altro, trasformando una potenziale frattura, un dramma, in una bella risata liberatoria da fare insieme, è necessario riconoscere gli elementi che possono "inquinare" il nostro quotidiano.
"La mia scrittura - racconta ancora Ilaria - non è ragionata e strutturata. E' una scrittura istintiva, di getto. Si lega stettamente alla possibilità di riconoscere ed affrontare le mie idiosincrasie. E' una necessità vitale senza la quale non respiro".
Una "possibilità di respirare e purificarsi" che nasce dall'opportunità costante, anche nei momenti più bui e "abbattisperanza", di commentare la realtà, riappropriandosi della capacità di provare grandi emozioni.
"Si tratta di una battaglia quotidiana - ribadisce l'autrice - che serve a riconciliarsi con il resto quando non si è in pace con se stessi".
Dopo aver avuto il coraggio di odiare ecco che si fa spazio la possibilità di adorare qualcosa (gli adorio appunto).
Gli adorio sono il contraltare di ciò che odiamo, ma anche, per Ilaria, un esercizio letterario in cui dare un volto alla sua fame di vita, al lato luminoso che ogni giornata cela in sè.
Frammenti di speranza: gli sprazzi di sole in una giornata d'inverno, i libri e la possibilità di gustare la presenza protettiva degli amici, che ci accarezzano come guanti di velluto e ci cullano.
L'idea confortante che anche nei momenti più brutti si può sempre ricominciare daccapo.
Ed ancora l'avere un luogo-rifugio, la casa di vacanze lontana dal caos, dove i nervi, anche quelli più tesi sul punto di rompersi, si placano.
La possibilità di leggere e scrivere, scrivere, scrivere, seduta su una sedia a sdraio con in mano un semplice e "vitale" bicchiere di acqua dissetante... L'amore-odio per il fare le valigie, croce e delizia perchè segnano l'inizio di nuove possibili avventure.
Ora, tra i progetti di Ilaria Puglia c'è la voglia di mettersi alla prova nella scrittura di un romanzo, con una trama costruita ad hoc e dei personaggi che a questo romanzo appartengono, che hanno in esso la propria casa e la ragione della propria esistenza.
LA NUOVA COLLANA: LILITH DI NEAPOLIS ALMA EDIZIONI
Più che di scritture alternative, la curatrice di Lilith, Agnese Palumbo, ama definirle "scritture femminili che affrontano argomenti non comuni".
Ecco perchè come libro di apertura di questa nuova collana Agnese sceglie prorio Iodio di Ilaria Puglia che rappresenta "certamente un argomento di rottura decisamente poco politicamente corretto. Non perché affronta temi di rottura (tutt'altro: i protagonisti, infatti, sono temi del quotidiano, narrazioni comuni di tutti i giorni) ma perchè lo fa liberando il lato iintollerante che è noi, quello che non si rassegna. Quello che sceglie di IODIARE per cambiare le cose, contro ogni rassegnazione"
"Iodio quindi - ribadisce la curatrice della collana - è un atto di responsabilità".
Lilith è anche questo: donne che hanno voglia di raccontare cose politicamente scorrette, di rottura e di responsabilità.
La storia di Lilith non a caso, la vera prima donna del Paradiso terrestre, nata dalla terra, reperibile soprattutto nel folklore ebraico (se ne trovano tracce anche nella qabbalah e nel Sèfer ha-Zòhar, il Libro dello Splendore), è quella di una figura autonoma, fisicamente e nel pensiero, indipendente, fedele a se stessa e libera sessualmente.
Per il suo spirito caparbio viene rifiutata da Adamo, che le preferisce la più docile e gestibile Eva, e così Lilith sceglie volontariamente di allontanarsi dal Paradiso terrestre.
Inappagata sessualmente, visto che non ha voluto congiungersi con Adamo, scotto da pagare sarebbe stato accettarne il giogo, Lilith arriva sulle sponde del Mar Rosso dove trova una schiera di demoni con cui si accoppia in piena libertà, dando orgine ad una nova stirpe.
Il secondo libro della collana è dedicato alla madre di Jane Eyre.
Si tratta della storia di una donna mai raccontata - sottolinea Palumbo - poco romantica, poco feuilleton, una scrittrice, una studiosa, la moglie di un uomo non facile, una donna che con la sua mitezza ha ispirato dei geni".
A raccontare la storia di questio personaggio per la prima volta è Maddalena De Leo, una ricercatrice di fama internazionale, che ha preferito il genere del romanzo alla saggistica, perché la storia di Maria deve somigliare alla storia di madri e di donne di ogni tempo, come ribadisce Agnese.
Il claim, il motivo ispiratore, di Neapolis Alma Edizioni è "Chi legge indipendente ha pazienza e grandi sogni".
"E' questo - continua Palumbo - quello in cui crede la casa editrice. Piccoli costi per grandi sperimentazioni, grande ricerca, nuova linfa e nuovo coraggio. Perchè chi legge in maniera indipendente, cerca negli scaffali autori nuovi e storie nuove, non si domanda perché il libro non è in tutte le librerie o perché la copertina non è patinata e non costa 20 euro. Si ferma e legge".
Per il puro piacere di farlo e di cominciare un viaggio autentico di scoperta e sperimentazione.
Le vere scoperte non si fanno in abiti eleganti, vestiti di tutto punto, e guanti bianchi, ma avendo il coraggio di rischiare.
Parola di scopritore.
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