L’espressione italiana Mamma mia viene usata per
esprimere (come si legge, tra gli altri, nel sito http://pinkitalia.it ) sentimenti di stupore,
di rabbia, di entusiasmo, di spavento, di paura. Assume il valore di
rafforzativo e ci conferma una consapevolezza atavica: la mamma è sempre la
mamma, a partire da quella per eccellenza, la Vergine Maria, è rimane lei il
principale punto di riferimento, soprattutto nei momenti più difficili.
In lingua partenopea l’espressione diviene ancora
più immediata, stringente, incalzante ed assume la forma di “Mamma mà”. Noia,
fastidio, gioia, stupore: tutto è sottolineato tramite quest’espressione
idiomatica, che si pone a metà strada tra uno sbuffo, un grido di giubilo ed un punto esclamativo.
Mamma mà è anche il titolo dello spettacolo scritto da Massimo Andrei per la regia di Gennaro Silvestro e prodotto da Teatro Insania.
Ad interpretare
questo monologo è Daniela Ioia, che
approda al Teatro Tram di Portalba, dopo la felice esperienza nella quarta
stagione di Gomorra e dopo aver
interpretato Donna Armida nella versione cinematografica de Il sindaco del Rione Sanità, diretta da
Mario Martone.
L’attrice partenopea regge la scena con un’energia
vulcanica, in un monologo caratterizzato da un ritmo incalzante e serrato, in
cui si alternano vari scenari e dove, dietro alla maschera del riso, si
insinuano situazioni che recano pensieri e parole mai banali: dalla difficile
trafila da affrontare per una fecondazione artificiale, che dilania l’anima,
espropriando la donna del propri tempi e ritmi naturali e del proprio corpo,
alla crisi del rapporto, davanti a quella che viene percepita come un’incapacità di riprodursi adeguatamente.
Dall’amore interetnico ed interraziale, alla violenza di genere,
che dimostra come i “mostri” spesso siano ben diversi da quelli che immaginiamo
e siano molto più vicini alla nostra quotidianità.
Il monologo gioca con gli stereotipi ed i
pregiudizi, li disvela ed infine li smentisce.
C’è posto anche per una mamma
vamp, in corsa contro il tempo per paura dei suoi morsi, che assumono la forma
di rughe, che si divide tra medici, estetiste e psicologi. Parlando degli
incubi e delle fisse ossessive dei propri figli, questa mamma, che ha paura di
incamminarsi sul viale del tramonto, rivela i suoi propri timori e la sua
strenua voglia di piacere e sedurre ancora, fugando lo spettro della solitudine.
Lo fa usando un linguaggio pseudo-colto e, nelle sue intenzioni, radical-chic,
capace, attraverso strafalcioni e frasi sconclusionate, di produrre effetti
esilaranti per gli spettatori.
Se i bambini, per imparare e crescere emotivamente,
devono divertirsi, questo monologo ci mostra quanto l’applicazione di questo
principio sia fondamentale anche per gli adulti, in maniera trasversale.
Enza Amato, nell’attesa del responso del suo test di
gravidanza, e con la speranza di ricevere la buona novella grazie all'intercessione di Santa Maria Francesca o di Santa Patrizia, incontrerà tre tragicomiche donne, capaci di dare visi, corpi, storie,
esistenze e parole ai suoi dubbi e alle sue perplessità circa il difficile
compito di essere una madre all’altezza di ogni possibile situazione. Non gli
spiriti del Natale passato, presente e futuro, bensì tre figure muliebri contemporanee,
figlie di diversi contesti socio-economici, culturali e relazionali.
Un monologo da leggere in controluce e da varie angolazioni e prospettive: perchè se da un lato a farla da padrone sono i diversi modi di essere madre, che nutrono dentro di sè, per poi darli alla luce, i vizi e le virtù di una cultura dalle mille contrddizioni, dove le zone d'ombra si alternano alle chiazze di luce accecante; dall'altra, tra le pieghe di questo testo, si annidano gli usi, i costumi, le tradizioni, i miti ed i riti, di una città dall'identità e dalla spiritualità multiforme, l'unica in grado di mettere d'accordo, come sottolineava l'antropologo Ernesto de Martino, sacro e profano, espressi dalla sintesi tra preghiere dall'intenso afflato religioso e gesti scaramantici, in grado di contrastare ogni tipo di jettatura.
Un monologo da leggere in controluce e da varie angolazioni e prospettive: perchè se da un lato a farla da padrone sono i diversi modi di essere madre, che nutrono dentro di sè, per poi darli alla luce, i vizi e le virtù di una cultura dalle mille contrddizioni, dove le zone d'ombra si alternano alle chiazze di luce accecante; dall'altra, tra le pieghe di questo testo, si annidano gli usi, i costumi, le tradizioni, i miti ed i riti, di una città dall'identità e dalla spiritualità multiforme, l'unica in grado di mettere d'accordo, come sottolineava l'antropologo Ernesto de Martino, sacro e profano, espressi dalla sintesi tra preghiere dall'intenso afflato religioso e gesti scaramantici, in grado di contrastare ogni tipo di jettatura.
E Daniela
sa ben esprimerne l’essenza, non tanto e non solo attraverso gli abiti e gli
oggetti di scena, quanto piuttosto attraverso le espressioni del viso, i gesti
e la prossemica del corpo, capace di trasfigurarla e di trasportare lo
spettatore in una dimensione altra.
Però adesso basta rivelarvi il contenuto di questo
brillante monologo. Non vi resta che viverlo ed immergervi nelle sue emozioni.
Dove? Stasera 15 novembre a La bottega di Caserta:
fate ancora in tempo, perché è alle 21.
Sabato
16 e domenica 17 novembre al Teatro Rostocco di Acerra
Sabato
prossimo, 23 novembre, ad Airola. Il 12 gennaio 2020 toccherà a Pontecagnano nell’ambito della rassegna
Assolo. Un bell’augurio per il nuovo inizio d’anno. Il 18 e il 19 gennaio 2020 al Teatro Civico 14.
L’8
marzo quale migliore festa delle donne, se non quella “pensante”, in compagnia
di una commedia tutta al femminile, al Teatro Tav di Frattamaggiore.
Il
3 aprile l’appuntamento è allo Vayu di Pozzuoli. Una forza vulcanica in una
terra che ha nel fuoco magmatico il suo elemento dominante. Si chiude in
bellezza il 10 maggio alla Sala dei Baroni di Aversa.
Ma
ora la parola passa a Daniela Ioia, per raccontarci la sua esperienza sul palco
e nella vita, in un continuo confronto e scambio, all’insegna della risonanza e
della sincronicità, tra persona e personaggio.
D. Un progetto nato tre anni fa. Come si
è evoluto e come si è trasformato?
R. Nasce dalla esigenza di sperimentarmi da sola
sul palco, stare in scena senza l'aiuto dei compagni è una bella sfida. E
sentivo di poterlo fare. Ho parlato a Massimo di questa mia esigenza e dopo un
po' di incontri, lui ha cominciato a scrivere. Sono stata subito entusiasta.
Ancora oggi ci confrontiamo molto, è un continuo work in progress.
D. Un monologo intenso. Quant'è
difficile interpretarlo, tenendo alto il ritmo?
R. I monologhi sono complicati per questo, devi
mantenere la attenzione per un'ora circa e sei sola in scena. Dalla mia ho un
grande testo e una regia dinamica. È difficile per la diversità dei personaggi
e per la velocità con cui si passa da uno all'altro, ci vuole allenamento e
tecnica.
D. Tanti i temi affrontati: dallo
sfinimento psicologico e fisico delle donne, alla crisi d'identità e di coppia,
l'interculturalita' e la violenza di genere, affrontate con un sorriso misto ad
una lacrima. Quali sono i vari registri stilistici utilizzati?
R. Vari, principalmente quello comico, ma anche
quello drammatico, visto che i temi affrontati sono a volte dei veri e propri
drammi. La prima donna richiede una tecnica precisa, soprattutto di linguaggio.
D. In che modo e quanto è stato
difficile far incontrare te, la donna, con le sue paure, e il personaggio?
R.
Cerco sempre di trovare nelle mie esperienze qualcosa di simile, almeno
sentimentalmente, a quello che vive il personaggio, per capirne meglio la
psicologia. Anche perché delle cose che racconto ne ho avuto esperienza
indiretta, sono cose sentite nei vicoli della città, raccontate da un’amica o
da una vicina...
D. Il monologo parla delle difficoltà di
essere donna, moglie o compagna, madre, lavoratrice al giorno d'oggi. Come ci
si può riuscire, secondo te?
R. Ci si riesce facendo squadra con il proprio
compagno o marito, aiutandosi, parlandosi, prendendosi il tempo giusto per fare
le cose e senza pretendere troppo da se stessi.
D. Quali sono i tuoi prossimi impegni ed
obiettivi?
R.
I miei prossimi impegni sono quelli con Mamma,
ma'. Avrò repliche fino a maggio. Poi con la mia compagnia Teatro Insania, che produce anche lo
spettacolo, abbiamo un futuro progetto teatrale, con il mio compagno che è anche
presidente della compagnia. Per il resto sono molto scaramantica ... Seguitemi e
staremo a vedere.
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