Il cigno reca con sé un significato
arcano, che si perde della notte dei tempi e parla il linguaggio di fiabe, di
regni incantati, di miti, di dei e di eroi.
A partire dal mito di Giove, che per
sedurre Leda assume l’aspetto di un cigno, fino alla funzione reale e
metaforica del lago, specchio d’acqua
liquido ed impalpabile, collegato alla vita, grembo fecondo che genera ed
alimenta lo slancio vitale, ed avente
una funzione protettiva dato che, con la nebbia che da esso si solleva,
nasconde il misterioso e magico regno di Avalon, terra di incantesimi per
eccellenza.
Ne Le
Metamorfosi di Ovidio, il lago è formato, poi, da lacrime copiosamente
versate, le stesse che sgorgheranno dagli occhi della principessa Odette di
fronte al complotto ordito ai suoi danni.
Da sempre, dunque, in esso si gemellano vita e morte, gioia e dolore, rappresentati dalla luce e dalla leggerezza del cigno bianco e dalla menzogna, dall’inganno e dalla seduzione subdola del cigno nero, di cui parla, appunto, la successiva fiaba-balletto.
Salvatore Pappacena, giovane stilista di
alta moda, che crea e guida le tendenze del momento nell’ambito dell’haute couture riprende una lettura più ampia della fiaba, intrisa di
aspetti psicoanalitici, mostrando come Odette e Odile siano, in realtà, due
facce della stessa persona, complementari l’uno all’altro.
Odette e Odile, i due cigni-femmina
rivali[1]
esplicitano due aspetti insiti in una stessa donna, dove candore e mistero,
intraprendenza, determinazione e grinta, parrebbero convivere. Vari modi di
essere donna, ma anche e soprattutto, vari aspetti della donna stessa, che reca
in sé diverse anime e dee, a volte in contrasto tra loro, come sottolinea Jean
S. Bolen nel suo Le dee dentro la donna[2].
Salvatore Pappacena attraverso i suoi
abiti dai tessuti leggeri, presenta una sposa eterea, ma consapevole di sé e
del proprio intrinseco valore, che mostra con orgoglio all’esterno.
Una sposa che incede nella vita con
disinvoltura, fluidità e leggiadria, indossando un abito da sogno, dove diverse consistenze e trasparenze si
intersecano, creando effetti di magica leggerezza.
Abiti che si ispirano all’armonia e
fluidità dei port de bras del balletto, alla sua tenera attenzione nei pas des deux del II atto e allo slancio vano
del principe che, nella sequenza finale, resosi conto dell’inganno fatale,
corre invano alla ricerca della sua Odette[3].
La sposa di Salvatore Pappacena invece,
incede leggiadra, ma sicura di sé, della sua bellezza e dell’importanza di
valorizzare le sue caratteristiche specifiche, priva di incertezze, verso il compimento della sua storia d’amore,
sovvertendo, in positivo, l’esito della fiaba.
Lo stilista
di origini casertane ha presentato lo scorso 17 novembre la sua quarta
collezione completa al Complesso Zeno
(Ercolano): tema ispiratore questa favola senza tempo.
L’ammaliatrice
è la musa ispiratrice della linea houte
couture di Salvatore Pappacena, composta da abiti vivaci e provocanti,
destinati a una donna forte, determinata, desiderosa di affermarsi e perciò
pronta a tutto per farlo.
Eteree come
delle ballerine, le spose di Salvatore Pappacena vestono abiti fatti di tulle e
piume, di tessuti impalpabili che li rendono aerei, con trasparenze
e sovrapposizioni di veli. Elegante, sorprendente, tenue, sottile, lieve,
splendente. Il mood è principesco, con dettagli che luccicano e le trasparenze
che li esaltano.
A illuminare
la figura, accessori di pregio, preziose piume di cristalli (inserti che
diventano il punto focale di tutto il vestito) e ricami unici.
La sposa di
Salvatore Pappacena è leggiadra, ma anche un po’ misteriosa, un mistero che sa
esaltare la giusta distanza le due metà del cielo e quel giardino segreto che
ogni donna custodisce nel cuore, riproposto metaforicamente grazie alle ombre e
alle trasparenze dell’abito che indossa.
E poi ci
sono gli abiti da sera creati dal couturier di origini casertane, quelli
ispirati al cigno nero, disegnati per esaltare la bellezza della donna, per
incentivare il suo potere ammaliatore. Via libera dunque a forme importanti,
colori che gridano eleganza da tutti i pori, tessuti di pregio e accessori
preziosi.
La sposa
leggiadra, dunque, sa mostrare tutta la sua grinta e determinazione in altre
occasioni di aggregazione, o in cerimonie in
cui è protagonista e co-protagonista, attraverso abiti che ne esaltano
la forza e la personalità multiforme.
Nella suo
essere sposa contemporanea, invece, è una donna che vuole essere esclusiva,
avere un segno distintivo, uscire dalla massa, non uniformandosi, grazie all’abito
ed agli accessori. Vuole farsi notare, tratto caratterizzante dell'alta moda,
ma sempre con stile ed eleganza, senza eccessi né volgarità. È una sposa che di
quella classica conserva la voglia di vivere una favola d'amore, ma che vuole
che il suo abito sia più da sera, da red
carpet.
Salvatore
asseconda questo suo desiderio, ma rispetto ai dettami canonici dell’alta moda
va nella direzione di un progressivo e spiccato alleggerimento, dando alla
sposa un mood più disinvolto e
dinamico, un trend che è andato via via crescendo nelle sue quattro collezioni
complete, caratterizzate da forme meno strutturate, tessuti meno rigidi, ma apportatori
di levità, una diversa lavorazione e una ventata di freschezza ed innovazione.
“Il
matrimonio contemporaneo – spiega lo stilista - è sempre più concepito come un evento mondano
e rispetto al passato l’abito, e la sposa che lo indossa, ha assunto centralità nevralgica, mentre prima era solo uno degli elementi caratterizzanti e
questo in qualche modo ha agevolato il lavoro degli stilisti”.
Tempo di
evoluzione e trasformazione per il matrimonio stesso. E se all'altare andassero
due spose per giurarsi amore eterno? Pappacena vorrebbe dare forma attraverso
il suo abito anche a questo sì.
“Nessuna sedicente
diversità in evidenza – avverte – ma, in base alla filosofia che adotto per
ogni sposa, via libera all'esaltazione della specifica personalità di ognuna e alla
valorizzazione delle intrinseche e peculiari differenze ed eterogeneità di ogni
essere umano in quanto tale”.
In generale,
secondo questo evidenzia lo stilista, la sposa e la donna, che scelgono il suo
stile lo fanno perché vogliono indossare qualcosa che le rappresenti, vogliono
che venga aggiunto un tocco squisitamente personale che le descriva, un quid in più affidato all’interpretazione
di questo esegeta del haute couture.
“Dei 36 capi
che in media compongono una collezione, forse solo sei vengono acquistati ed
indossati tal quali, da spose che vengono nel mio atelier e se ne innamorano
letteralmente. Gli altri sono sottoposti ad un’operazione di spiccata
personalizzazione, con la trasformazione del bozzetto, nel rispetto e nella
fedeltà allo stile di fondo. Anche perché, dato che vi è una forte spinta
pubblicitaria, i modelli da sfilata sono già noti e le spose vogliono avere,
invece, un pieno effetto sorpresa, all’insegna dell’esclusività, della non
uniformazione alla massa, dell’unicità, quando giungeranno all’altare”.
Lo studio su misura incomincia sin da quando la
futura sposa arriva in atelier: parte da ciò che ha scelto di indossare nel giorno della
selezione del possibile abito nuziale, passando per come parla e si muove. E’
un’attenzione ai piccoli dettagli che definiscono lo stile proprio di ogni
individuo.
Dopo aver
scelto il bozzetto più affine al proprio stile si passa, poi, alla scelta dei
tessuti, affinché il giorno più bello della propria vita sia unico, inimitabile
e davvero indimenticabile.
Partner della sfilata couture per la collezione 2020:
Eventi Mediterranei srl , Clarence Management, Carmine Di Siero Fiorista, DVBS
produzioni video, Complesso Zeno, Serendipity di Trocciola Sara wedding &
Event, Fotografo Carlo Ferrara.
Technical partner makeup: Accademia Trucco Liliana
Paduano, White star Solutions Diego Tartaglione, Albano, D’amico parrucchieri,
I Diana parrucchieri.
Ph. Carlo
Ferrara
[1] Ci si
rifà, raffrontandoli con l’operazione di stile ed alta moda di Salvatore
Pappacena, a quanto espresso, in merito alla fiaba-balletto de Il Lago dei cigni in Pastorino Claudia
Antonella Il Lago dei cigni, storia
fatata Dal mito al ballo di Ciaikovskij, in InStoria, Rivista Online di Storia e Informazione, n. 93
- Settembre 2015 (CXXIV), in : http://www.instoria.it/home/lago_cigni_ciaikovskij.htm
[2] Bolen
Jean S. Le donne dentro la donna, Astrolabio,
Milano, 1991, p. 7.
[3]Ci si
rifà, raffrontandoli con l’operazione di stile ed alta moda di Salvatore
Pappacena, a quanto espresso, in merito alla fiaba-balletto de Il Lago dei
cigni in La psicologia del Lago dei Cigni
di Nureyev, in: http://www.chroniquesdedanse.com/it/critiques/la-psicologia-del-lago-dei-cigni-di-nureyev/
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