Un confronto
con gli addetti ai lavori, per avere un orientamento fondamentale. E' questo lo scopo della giornata, incentrata sulla sindrome fibromialgica, in programma per sabato 15 febbraio 2020 a Napoli.
Ad organizzarla il CFU, il Comitato Fibromialgici
Uniti, nato nel 2016, presieduto, a livello nazionale da Barbara Suzzi, con
Rosaria De Vitiis come delegata regionale per la Campania.
Ad ospitare questa
giornata saranno gli spazi del Maschio Angioino. In mattinata saranno allestiti
alcuni stand dove saranno presenti i maggiori referenti di questa insidiosa patologia, tra i quali
reumatologi, neurologi, psicologi. Nel pomeriggio ci sarà una conferenza, cui
parteciperanno presenze istituzionali e medici: verranno divulgate alcune
informazioni importanti e studi di casi.
Nel frattempo passiamo la
parola a Martina Toschi e Sara Giannini, biologhe nutrizioniste, iscritte
all’Ordine Nazionale dei Biologi, perché, come spiegato finora,
l’alimentazione, è un tassello importante per promuovere un corretto stile di
vita, riducendo stress e tensione.
D. La fibromialgia è
una malattia sistemica, di origine sconosciuta ma multifattoriale, spesso
silente perché non presenta evidenze fisiche né è rinvenibile con esami di
laboratorio e diagnostici e per questo è sovente misconosciuta. In che modo
l'alimentazione può peggiorare la situazione o, al contrario, migliorarla?
R. Oltre ai disturbi a carico
di ossa, muscoli e articolazioni, la fibromialgia può “ripercuotersi” anche
sull’apparato digerente. Il 70% dei pazienti che presentano diagnosi di colon
irritabile sono poi classificabili come fibromialgici e viceversa. Una parziale
conferma di quanto ricercatori e clinici ipotizzano da tempo: i legami tra le
malattie reumatiche, i disturbi del tratto digerente e la disbiosi, cioè un
numero ridotto di batteri intestinali o disequilibrio trai vari ceppi batterici
in ragione di alcuni meccanismi infiammatori condivisi, sono ben più profondi
di quanto si possa immaginare e sono in stretta relazione con la produzione dei
neurotrasmettitori come la serotina.
L’insieme dei microrganismi che
vivono nel nostro intestino, ossia, il microbiota, sembrerebbe essere
fortemente coinvolto nell’eziopatogenesi della fibromialgia. Diversi studi
infatti hanno dimostrato come la popolazione microbica intestinale grazie alla
stretta relazione sussistente tra sistema nervoso centrale e sistema nervoso enterico,
sia in grado di influenzare la nostra salute a più livelli. In particolare,
l’alterazione della qualità e quantità di questi microbi può causare delle
gravi anomalie a carico dei meccanismi di regolazione dei processi infiammatori
coinvolti nella genesi della fibromialgia. L’equilibrio e la salute del nostro
microbiota intestinale sono fortemente influenzati dalla dieta e vari studi
dimostrano come i sintomi della fibromialgia possano migliorare attraverso un
intervento mirato all’alimentazione dei pazienti.
La dieta per la fibromialgia
deve principalmente basarsi su un’alimentazione antinfiammatoria specifica,
personalizzata e ottimizzata a seconda dei disturbi intestinali associati, con
l’obiettivo principale di ripristinare la corretta funzionalità intestinale e
riequilibrare il microbiota intestinale per poi indurre un miglioramento più
generalizzato.
L’assunzione di cibi sbagliati può
peggiorare la condizione intestinale preesistente e accentuare di conseguenza i
sintomi fibromialgici, non solo a livello fisico ma anche e soprattutto a
livello psico-emotivo. Bisogna infatti sottolineare come la comunicazione
cervello-intestino sia bidirezionale: un microbiota in disbiosi può indurre
stati di ansia e depressione creando un loop patologico che si autoalimenta
Al contrario, quando la dieta
risulta corretta e bilanciata rispetto alla condizione gastrointestinale
associata, il primo miglioramento che si riscontra e a livello intestinale e
subito dopo a livello emotivo.
D.
Qual è il tipo di alimentazione, e più in generale di stile di vita,
consigliata?
R. La dieta per la fibromialgia deve
basarsi principalmente su un’alimentazione antinfiammatoria personalizzata e
ottimizzata a seconda dei disturbi intestinali associati, con l’obiettivo
fondamentale di ripristinare la corretta funzionalità intestinale e
riequilibrare il microbiota e deve possedere le caratteristiche di seguito
elencate:
-
La prima indicazione riguarda il consumo
di cibi a basso indice glicemico che andrebbero preferiti rispetto a quelli a
ricchi in zuccheri e farine raffinate. È possibile consumare carboidrati sotto forma
di cereali in chicco ogni giorno, a patto che siano limitati in quantità e non
raffinati. Al contempo è preferibile scegliere cereali a minore contenuto di
glutine (grani antichi, farro) o naturalmente privi di glutine (riso basmati o
semintegrale, amaranto, grano saraceno, ecc…).
La pasta ha il vantaggio di essere meno aggressiva
per l’intestino rispetto al chicco.
-
Frutta e verdura vanno consumate quotidianamente,
perché ricche di sostanze antiossidanti, ma scelte tra le varietà a ridotto
contenuto di fibre FODMAP, solanina e in generale non irritanti per la mucosa intestinale:
bieta, carote, cetrioli, finocchio crudo, indivia, radicchio rosso, ravanelli,
rucola, sedano, valeriana, zucchine, olive, erbe aromatiche e spezie non
piccanti, fragole, frutti di bosco, banane, melagrana, arance, mandarini, uva
senza buccia e senza semi. Quando non sono presenti particolari problematiche
di salute è fondamentale seguire la stagionalità di frutta e verdura, invece in
presenza di sintomi gastrointestinali è bene selezionare solo le varietà di vegetali
sopra elencate nonostante possano non essere di stagione. Studi recenti
evidenziano però un effetto negativo del fruttosio, che a livello intestinale
ridurrebbe notevolmente l’assorbimento del triptofano e di conseguenza la
produzione di serotonina; per questa ragione può essere molto utile limitare il
consumo di frutta e preferire quella a minor contenuto di fruttosio (per
esempio, frutti di bosco).
-
Nelle prime fasi è importante consumare
ogni giorno proteine ad alto valore biologico provenienti da carne bianca
(pollo, tacchino, coniglio), pesce di piccola taglia pescato, uova da galline
allevate a terra o comunque libere di razzolare. Nella fase di reintroduzione è
importante scegliere carne rossa di qualità e preferibilmente grass-fed, cioè
da animali allevati al pascolo, salumi DOP (prosciutto crudo di Parma o San
Daniele, bresaola) e legumi decorticati.
-
Grassi: è importante evitare gli oli di
semi (e tutti gli alimenti che li contengono) perché ricchi in acidi grassi
omega 6, quindi estremamente infiammanti e preferire il classico olio
extravergine di oliva italiano. È importante anche consumare burro in quanto
l’acido butirrico nutre le cellule intestinali, riducendo infiammazione e
permeabilità.
D. Quali sono gli alimenti dirty, tra quelli tendenzialmente da non
preferire e perché?
R.
- Cibi ad alto indice glicemico (zuccheri semplici, farine raffinate) in quanto
promuovono l’infiammazione.
-
Basso quantitativo di glutine (20% totale apporto glucidico) per l’effetto
sulla leaky gut e sull’infiammazione infiammazione intestinale.
-
Cibi ricchi in FODMAPs, fibre con alti livelli di zuccheri fermentati a livello
intestinale che peggiorano le disbiosi preesistenti
-
Solanaceae: melanzane patate, pomodori, peperoni bacche di Goji, perché
contengono la solanina, un alcaloide glicosilico responsabile
dell’infiammazione della parete intestinale
-
Eccesso di fruttosio, perché limita l’assorbimento intestinale di triptofano e
di conseguenza la produzione endogena di serotonina
-
Legumi non decorticati per la presenza dei fitati per gli antinutrienti
contenuti che limitano l’assorbimento di sostanze nutritive.
Per
chi voglia approfondire il tema del regime alimentare più adeguato per una
vasta gamma di disturbi o malattie, può leggere il libro L'alimentazione corretta nelle diverse patologie. edito da
Tecniche Nuove (2019). Un viaggio nell’alimentazione eubiotica che accompagna i
lettori nell’interpretazione delle ultime evidenze scientifiche, attraverso una
spiegazione teorica prima e pratica poi del perché sia opportuno, per tutelare il
proprio organismo, mangiare in certo modo.
Tante
le patologie contemplate <>.
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