mercoledì 5 febbraio 2020

Fibromialgia: riconoscerla è il primo passo


Fibromialgia: come indicano i lemmi che compongono questa parola si tratta di un dolore intenso e continuo che colpisce i tessuti fibrosi (muscoli e tendini), alternando fasi acute a fasi di remissione. 

Si tratta, secondo gli esperti, di una patologia di origine reumatica, di tipo muscolo-tensivo, con una forte componente psicosomatica. Ciò vuol dire che tutti i muscoli, compresi quelli del cuoio capelluto, sono sempre in tensione, non si spengono mai, provocando, tra gli altri sintomi, uno stato di costante dolorabilità, profonda stanchezza e sonno leggero, interrotto e non ristoratore (è come se anche durante il sonno si corresse a perdifiato ed i muscoli tesi non permettessero di riposare in modo adeguato). 

Ogni stimolo, anche minimo, diventa doloroso, si ravvisa ipertono muscolare e nervoso.
Inoltre per un’alterazione percettiva, ma non funzionale (è come se tutti i ricettori fossero “aperti” verso l’esterno) spesso si accusa uno stato di freddo costante (addirittura in alcuni casi le unghia delle mani diventano blu).

 Vi è un’alterazione dei neurotrasmettitori coinvolti nella modulazione del dolore e nella regolazione del sonno. Ed ancora, mal di testa oppure emicrania; disturbi gastrointestinali (colite spastica con meteorismo): disturbi urinari con un’ urgenza minzionale, in assenza di cistite; tachicardia; sindrome delle gambe senza riposo; ansia e depressione. 

Nell’effettuare la diagnosi di tiene conto della presenza di dolore muscoloscheletrico diffuso (su entrambi i lati del corpo, sia nella parte superiore che inferiore, che si irradia alla colonna vertebrale) presente da almeno 3 mesi ed associato a dolorabilità di almeno 11 dei 18 punti specifici individuati nella maggioranza dei casi, definiti tender points[1].

Secondo Stefano Stisi, responsabile SSD e Reparto autonomo di Reumatologia dell’Azienda Ospedaliera di rilievo nazionale Gaetano Rummo, che ha partecipato al II congresso G.U.I.D.A., la Società Italiana per la gestione unificata ed interdisciplinare del dolore muscolo-scheletrico e dell’algodistrofia, questa patologia muscolo-tensiva comporta un dolore cronico diffuso (che perdura per oltre i tre mesi) e un peggioramento di quelle condizioni ottimali di vita che definiscono uno stato di benessere. 


Vi è uno sonno perturbato in maniera costante, soprattutto nella fase profonda,  che per questo non si configura come ristoratore, un dolore a riposo ed un risveglio doloroso che blocca letteralmente l’inizio della giornata, non permettendo di carburare in maniera produttiva.

Secondo gli esperti, alla diagnosi si arriva per esclusione, non essendoci segni clinici evidenti, né alterazioni che si possano evincere da indagini di laboratorio ed esami di diagnostica per immagini.
Campanello d’allarme la dolorabilità, un dolore diffuso non associato alla presenza di alcuna patologia concomitante accertata.

In base ai criteri classificatori adottati a partire dal 2016, la diagnosi si effettua attraverso il coinvolgimento attivo del paziente e tenendo contro della sua storia personale.
Almeno 3 pazienti su 5, la quasi totalità, sono donne, con forte familiarità verso questa patologia, affette tendenzialmente da cefalea tensiva, colite, gastrite, tachicardia sinusale, dismenorrea (dolori mestruali) [2].

Si tratta di una patologia, che svela i confini incerti della diagnosi, con un elevato rischio di diagnosi errata, cartina di tornasole di molte incapacità terapeutiche. 

In base al tipo di formazione e orientamento, organicistico o meno,  del medico che effettua la diagnosi, reumatologo, fisiatra, ortopedico, cambia la definizione del malessere stesso, secondo quanto ribadisce Stisi. 

A livello emotivo, sul DSM 5, il manuale di riferimento della psichiatria, la fibromialgia è classificata come un disturbo doloroso somatoforme.

Secondo quanto spiega Stisi, data la condizione di muscolo-tensione e l’impossibilità di rilassarsi di notte , unite al fatto che la sedentarietà peggiora la situazione, fare attività fisica si dimostra molto interessante e terapeuticamente efficace.



L’educazione ed un corretto stile di vita della persona affetta da fibromialgia costituisce un elemento fondamentale della presa in carico e dell’efficacia del percorso terapeutico. Oltre all’intervento del medico di medicina generale e degli specialisti, appare importante anche il confronto ed il supporto tra pazienti onde promuovere  ed incentivare stili di vita salutari (es. alimentazione ed attività fisica).
Gli aspetti chiave dell’educazione del paziente, a livello individuale e di gruppo, sono:

-    la condivisione che dà la misura concreta che si tratti effettivamente di un problema reale e non immaginario;
-    L’assenza di indicatori clinici di infiammazione (che non vuol dire però che l’infiammazione sia assente);
-     la componente psicologica ed emotiva, legata al peso dello stress e ai cali d’umore
-     il ruolo debilitante del sonno interrotto,  non ristoratore, mai profondo, e dei relativi disturbi;
-     la prognosi;
-    la capacità di convivere, adattandosi,  a problemi cronici di salute e la mesa in atto di possibili strategie adattive per reagire ed abbassare, o imparare a tollerare, i livelli di stress e conflitto (coping)
-    Il ruolo dell’attività fisica.



Anche adottare un opportuno regime alimentare appare fondamentale: tra i vari tipo di dieta possibili, molto efficace sembrerebbe risultare quella gluten free.

Infatti, per i pazienti affetti da fibromialgia è nota una condizione di co-morbilità con altre condizioni, tra le quali la sindrome del colon irritabile, la celiachia o la gluten sensivity.

Eliminare il glutine dalla dieta, dunque, sembrerebbe migliorare lo stato infiammatorio correlato a tutte queste patologie[3].


[1] Gallone Diana, Linee guida di supporto nutrizionale in un caso di fibromialgia, VIS SANATRIX NATURAE, Centro di Ricerche e Studi di Medicina Naturale Applicata, 2009, pp. 2-3
[2] Stisi Stefano in Come riconoscere la fibromialgia, quali sono i sintomi della malattia? In: https://www.youtube.com/watch?v=EpVXaQn-v9A&fbclid=IwAR33STNKmjDbgckuM0rziy1HOEH9O36dQlkZc-17hEjhiqmykHodTJUT7Jo
[3] A.V.V., Diagnosi e trattamento della Fibromialgia – Linee di indirizzo , 2018, Regione Emilia Romagna, p. 29; pp. 39-40.

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