Fibromialgia: come
indicano i lemmi che compongono questa parola si tratta di un dolore intenso e
continuo che colpisce i tessuti fibrosi (muscoli e tendini), alternando fasi
acute a fasi di remissione.
Si tratta, secondo gli esperti, di una patologia di
origine reumatica, di tipo muscolo-tensivo, con una forte componente
psicosomatica. Ciò vuol dire che tutti i muscoli, compresi quelli del cuoio
capelluto, sono sempre in tensione, non si spengono mai, provocando, tra gli
altri sintomi, uno stato di costante dolorabilità, profonda stanchezza e sonno leggero,
interrotto e non ristoratore (è come se anche durante il sonno si corresse a
perdifiato ed i muscoli tesi non permettessero di riposare in modo adeguato).
Ogni
stimolo, anche minimo, diventa doloroso, si ravvisa ipertono muscolare e
nervoso.
Inoltre per
un’alterazione percettiva, ma non funzionale (è come se tutti i ricettori
fossero “aperti” verso l’esterno) spesso si accusa uno stato di freddo costante
(addirittura in alcuni casi le unghia delle mani diventano blu).
Vi è un’alterazione dei neurotrasmettitori
coinvolti nella modulazione del dolore e nella regolazione del sonno. Ed
ancora, mal di testa oppure emicrania; disturbi gastrointestinali (colite
spastica con meteorismo): disturbi urinari con un’ urgenza minzionale, in
assenza di cistite; tachicardia; sindrome delle gambe senza riposo; ansia e
depressione.
Nell’effettuare la diagnosi di tiene conto della presenza di
dolore muscoloscheletrico diffuso (su entrambi i lati del corpo, sia nella
parte superiore che inferiore, che si irradia alla colonna vertebrale) presente
da almeno 3 mesi ed associato a dolorabilità di almeno 11 dei 18 punti
specifici individuati nella maggioranza dei casi, definiti tender points[1].
Secondo Stefano Stisi,
responsabile SSD e Reparto autonomo di Reumatologia dell’Azienda Ospedaliera di
rilievo nazionale Gaetano Rummo, che ha partecipato al II congresso G.U.I.D.A.,
la Società Italiana per la gestione unificata ed interdisciplinare del dolore
muscolo-scheletrico e dell’algodistrofia, questa patologia muscolo-tensiva
comporta un dolore cronico diffuso (che perdura per oltre i tre mesi) e un
peggioramento di quelle condizioni ottimali di vita che definiscono uno stato
di benessere.
Vi è uno sonno perturbato in maniera costante, soprattutto nella
fase profonda, che per questo non si
configura come ristoratore, un dolore a riposo ed un risveglio doloroso che
blocca letteralmente l’inizio della giornata, non permettendo di carburare in
maniera produttiva.
Secondo gli esperti, alla
diagnosi si arriva per esclusione, non essendoci segni clinici evidenti, né
alterazioni che si possano evincere da indagini di laboratorio ed esami di diagnostica
per immagini.
Campanello d’allarme la
dolorabilità, un dolore diffuso non associato alla presenza di alcuna patologia
concomitante accertata.
In base ai criteri
classificatori adottati a partire dal 2016, la diagnosi si effettua attraverso
il coinvolgimento attivo del paziente e tenendo contro della sua storia
personale.
Almeno 3 pazienti su 5, la
quasi totalità, sono donne, con forte familiarità verso questa patologia, affette
tendenzialmente da cefalea tensiva, colite, gastrite, tachicardia sinusale,
dismenorrea (dolori mestruali) [2].
Si tratta di una
patologia, che svela i confini incerti della diagnosi, con un elevato rischio di
diagnosi errata, cartina di tornasole di molte incapacità terapeutiche.
In base al tipo di
formazione e orientamento, organicistico o meno, del medico che effettua la diagnosi,
reumatologo, fisiatra, ortopedico, cambia la definizione del malessere stesso,
secondo quanto ribadisce Stisi.
A livello emotivo, sul DSM
5, il manuale di riferimento della psichiatria, la fibromialgia è classificata
come un disturbo doloroso somatoforme.
Secondo quanto spiega
Stisi, data la condizione di muscolo-tensione e l’impossibilità di rilassarsi
di notte , unite al fatto che la sedentarietà peggiora la situazione, fare
attività fisica si dimostra molto interessante e terapeuticamente efficace.
L’educazione ed un corretto
stile di vita della persona affetta da fibromialgia costituisce un elemento fondamentale
della presa in carico e dell’efficacia del percorso terapeutico. Oltre
all’intervento del medico di medicina generale e degli specialisti, appare
importante anche il confronto ed il supporto tra pazienti onde promuovere ed incentivare stili di vita salutari (es.
alimentazione ed attività fisica).
Gli aspetti chiave dell’educazione
del paziente, a livello individuale e di gruppo, sono:
- la condivisione che dà la misura concreta che si tratti effettivamente
di un problema reale e non immaginario;
- L’assenza di indicatori clinici di infiammazione (che non
vuol dire però che l’infiammazione sia assente);
- la componente
psicologica ed emotiva, legata al peso dello stress e ai cali d’umore
- il ruolo debilitante
del sonno interrotto, non ristoratore,
mai profondo, e dei relativi disturbi;
- la prognosi;
- la capacità di convivere, adattandosi, a problemi cronici di salute e la mesa in atto
di possibili strategie adattive per reagire ed abbassare, o imparare a
tollerare, i livelli di stress e conflitto (coping)
- Il ruolo dell’attività fisica.
Anche adottare un opportuno regime alimentare
appare fondamentale: tra i vari tipo di dieta possibili, molto efficace
sembrerebbe risultare quella gluten free.
Infatti, per i pazienti
affetti da fibromialgia è nota una condizione di co-morbilità con altre
condizioni, tra le quali la sindrome del colon irritabile, la celiachia o la gluten sensivity.
Eliminare il glutine
dalla dieta, dunque, sembrerebbe migliorare lo stato infiammatorio correlato a
tutte queste patologie[3].
[1] Gallone
Diana, Linee guida di supporto nutrizionale in un caso di fibromialgia, VIS
SANATRIX NATURAE, Centro di Ricerche e Studi di Medicina Naturale
Applicata, 2009, pp. 2-3
[2] Stisi
Stefano in Come riconoscere la
fibromialgia, quali sono i sintomi della malattia? In: https://www.youtube.com/watch?v=EpVXaQn-v9A&fbclid=IwAR33STNKmjDbgckuM0rziy1HOEH9O36dQlkZc-17hEjhiqmykHodTJUT7Jo
[3] A.V.V., Diagnosi e trattamento della Fibromialgia –
Linee di indirizzo , 2018, Regione Emilia Romagna, p. 29; pp. 39-40.
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