venerdì 21 febbraio 2020

Lumache di Pietro Juliano: la lotta tra essere se stessi e cedere alle lusinghe del compromesso


Lo spettacolo Lumache, con testo e regia di Pietro Juliano, dopo l’esordio di ieri, giovedì 20 febbraio alle ore 21, sarà ancora in scena, al teatro Tram di Portalba, stasera, venerdì 21 febbraio, sempre alle 21, domani, sabato 22 febbraio, alle 19 e domenica, 23 febbraio, alle 18.
In scena, in costante contraddittorio:  Cinzia Cordella, Nello Provenzano e Peppe Romano.



Una vecchia canzone diceva “Che sapore ha, la felicità?”.

Nel caso dello spettacolo Lumache la domanda potrebbe essere riformulata con “Che sapore ha il compromesso, quello che si è disposti a siglare per raggiungere una vera o presunta felicità?”.

Il sapore del compromesso è acre, amaro, a tratti disgustoso ed umiliante per Lea Crivello, una scrittrice che crede nel suo mestiere e nella missione che ad uno scrittore è conferita, cioè quello di sollevare il velo su quelle questioni scomode che altri non hanno il coraggio di affrontare.



E’, invece, dolce per Manuel Montedoro, editor senza scrupoli, che del compromesso, nel senso più deteriore del termine, ha fatto il suo pane quotidiano, secondo una logica del dare per avere asimmetrica che si coniuga alla voce abuso di potere, come egli stesso ammette.
“E’ uno spettacolo ricco di simbologie – racconta il regista - .Tutto è simbolo: gli esseri umani, le lumache, i vini, il fiore”.

Manuel, nella sua razionalità, è fortemente coerente e privo di incertezze. La sua, infatti, è la logica del potere, quella che deforma e condiziona, come ricorda il regista, tutto il nostro quotidiano, dove sembra che non ci sia mai il tempo di capire e, se si vuole fare parte del sistema, si sia subito costretti ad agire, perché non c’è più lo spazio temporale per elaborare. Lui che rappresenta il paradosso per eccellenza:  muove le leve del sistema-cultura ma che nella cultura non ci crede. 

Lui che dà in pasto alle menti dei lettori quello che loro vogliono o che il sistema vuole che essi desiderino, anche se è una cancrena che li divorerà lentamente, senza che ne abbiano reale consapevolezza, convinti che sia stato loro fornito l’antidoto giusto contro l’infelicità, utile a raggiungere più celermente quello che desiderano.



“Nello spettacolo emerge solo l’aspetto più deteriore del compromesso – spiega Juliano - . Ma ne esiste anche uno positivo, siglato all’insegna del buon senso e nel nome di un obiettivo comune. Il compromesso, in tal senso non significa venir meno alla propria identità: vi sono, infatti, una moltitudine di relazioni che si reggono sul compromesso. Il punto non è non aver mai dubbi, non vacillare mai, bensì non consentire che il compromesso contamini il senso più profondo del proprio sé e mini le proprie radici”.

Lea rappresenta colei che non ha perso la voglia di credere in un cambiamento possibile e di combattere, mentre il cameriere, Oscar, è forse il personaggio più complesso, in cui Lea si rispecchia, riconoscendosi, sentendo un’improvvisa ed insperata solidarietà e vicinanza emotiva.
“Oscar – continua Juliano – è un personaggio contraddittorio nel senso positivo del termine: in lui infatti, emerge la criticità del pensiero e un’istanza di confronto. Egli rappresenta la fantasia al potere, una piena consapevolezza del proprio lavoro ed anche la mancanza di ciò che ama davvero che segna la distanza rispetto a ciò che fa. Oscar non accetta di stare in un mondo che leda la sua dignità. Lui sa perfettamente chi sia Manuel e Manuel sa perfettamente chi sia Oscar. Ma Oscar sa anche che può esistere un altro universo valoriale oltre a quello propugnato da Manuel, dove sia possibile ritrovare  il gusto di un raggiungimento lento di ciò che si desidera, sottraendosi al dominio sociale”.


A suo modo Manuel sembrerebbe anche indicare a Lea un modo per uscire dal suo disagio esistenziale, attraverso l’accettazione della logica del prevaricare , del predominare, dell’accorciare i tempi, rinunciando a qualsiasi obiettivo comune ed a qualsiasi forma di condivisione, dove persino l’arte non è più arte e non rappresenta più unp strumento di pensiero critico.

Accetterà Lea di rinunciare a se stessa o rimarrà fedele al suo ideale come a qualcosa di molto forte ed irrinunciabile? Quel che è certo è che se Lea accetterà il compromesso propostole da Manuel uscirà dal suo proprio disagio per entrare in quello del suo interlocutore. Quale? Il disagio di chi conosce solo lo scambio, il dare qualcosa di materiale per ricevere una degna contropartita e che quindi non sa né dare né ricevere affetto ed amore disinteressatamente… Di più… non saprebbe neanche più riconoscerli.



Agli spettatori l’ardua sentenza.

Biglietti: intero 12 €; ridotto 10 € (acquistato online o per gli under 26).

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