martedì 4 settembre 2018

Blandizzi, tra musica e parole, emoziona al Maschio Angioino

 Come un buon bicchiere di vino, le emozioni vanno fatte decantare, affinché diventino limpide, sprigionino tutto il loro sapore e si imprimano per sempre nella memoria, partendo da quella corporea, che registra le vibrazioni proprie di luoghi e situazioni.




Così è accaduto per il concerto di Lino Blandizzi, svoltosi nella serata di martedì 28 agosto al Maschio Angioino. Una serata mite rischiarata dalle stelle e allietata dal refolo degli ultimi scampoli d'estate.




Lino saluta il pubblico, più tardi dirà che si è alimentato della loro gioiosa energia partecipativa, per poi aprire il concerto con  Fuori dal mondo. 

Continua con Tutto quello che mi resta, Vieni donna del sud, Dirti ti amo, La musica che gira intorno, omaggio ad Ivano Fossati, Siamo lontani e Se tu non credi in me




All'improvviso sul palco irrompe tutta la forza dei canti che richiamano la storia del Regno di Napoli, della lotta, della ribellione, delle radici e del riconoscimento identitario, attraverso il duetto con il rapper/beatmaker Tueff  e il brano Brigante pe' ammore, che si rifà all'intensità della canzone Briganti se more del gruppo  Musicanova




Non può mancare una struggente parentesi dedicata a Napoli ed alle sue Sirene che ancora ne sono protagoniste, con la loro malia, ma anche con il degrado di quella figura mitologica morente e putrescente. 




Al capoluogo partenopeo sono, infatti, dedicati i brani Per la mia città, Vierno Vattenne, unica poesia in lingua partenopea di Luigi Compagnone, musicata da Lino, allievo di Sergio Bruni, e Il buongiorno del caffè, che mette al centro la calda bevanda scura, sinonimo di aggregazione, condivisione e conforto, una rassicurante pacca sulla spalla in un momento di sconforto. 




A seguire Nessuno è più diverso, brano dedicato alla valorizzazione ed alla legittimazione delle differenze che albergano in ognuno di noi, al di là della specifica condizione esistenziale e sociale; E non è facile; Abbiccì, dolce filastrocca e nenia per far addormentare i bambini, scelta da Hachette come viatico per insegnare la lingua italiana in Francia.  Non voglio più vedere il mare, che narra le tragedie di chi intraprende la via del mare in cerca della salvezza dalle torture e dalla guerra, con la speranza di una vita migliore, ma da quello stesso mare finisce per essere inghiottito. Siamo alla frutta, narrazione della fine di un amore ma anche ricordo di tutti i momenti vissuti pienamente.






 Gran epilogo con Da noi in Italia che vuole essere un'ironica e acuta provocazione rispetto all'andazzo proprio di questo "benedetto assurdo Belpaese", rifacendosi alle parole di Guccini, che strizza l'occhio, nelle atmosfere del videoclip, alle sagaci stilettate di denuncia trasfuse in musica di Rino Gaetano.





Nelle canzoni di Blandizzi, la musica si gemella con le parole, divenendo una forma globale e coinvolgente di poesia. 

Un gemellaggio ulteriormente sancito dalla presenza della musica e delle parole del cantautore partenopeo, quale accompagnamento e supporto, alla presentazione di numerosi libri.

Per questo, i rappresentanti di Guida Editore, Homo Scrivens e Cento Autori hanno voluto ulteriormente sancire questo circuito virtuoso facendo omaggio a Blandizzi di una targa.

Adesso affidiamo alle parole del cantautore partenopeo il racconto di come nascono le emozioni, che raccontano le mille sfumature del cuore umano, che trasfonde in musica.





D. Quali sono le sfumature dell'amore che tu canti?

R. Quello che inizia e finisce, la gioia, la sofferenza, quello che attraversa l’anima e ti strugge con forti emozioni, senza troppi toni smielati.

D.Come si declina e si snoda l'amore nelle tue canzoni sociali?

R. In un percorso interiore, in quella profonda umanità che può salvare dalla disperazione e che invece sembra che il mondo abbia perduto. Un senso di umanità che quindi appare necessario ricercare e far rivivere andando verso gli altri, per incontrarli all'insegna della condivisione, e non ponendosi al di sopra di loro, in un'immaginaria e distorta gerarchia.

D. Quali sono i temi sociali a te più cari?

R. La violenza sulle donne, l’enorme movimento dei migranti dall’Est e dal Sud del pianeta, la pedofilia,il cambiamento climatico che altera la biodiversità, la valorizzazione delle differenze, affinché non vengano stigmatizzate come diversità e marchi impressi a fuoco nell'esistenza, la scarsità d’acqua, classificabile come il rischio numero uno tra quelli che attanagliano il nostro pianeta.

D. Stai preparando il nuovo disco: quali differenze sonore ci saranno rispetto ai precedenti?

R. Sto sperimentando nuove sonorità in una forma più contaminata, in una ricerca stilistica d’avanguardia, un sound Electro Pop Folk.

D. Com'è composta la formazione che ti accompagna?

R. Nei live in chiave acustica, sono accompagnato da un violoncellista, un organettista, un percussionista, un chitarrista e qualche special guest.

D. Hai in programma di ampliarla?

R. Sicuramente: è tutto in un continuo evolversi.

D. Tu canti l'amore, ma stiamo vivendo un'epoca dove le emozioni sembrano avere sempre meno spazio. Come se ne può uscire secondo te?

R. L’amore nasconderà sempre un tesoro senza tempo che cercheremo ovunque e in ogni cosa, in nuovi orizzonti, in nuovi modi di vedere… Io non smetterò mai di cercarlo, soprattutto nel mio canto, in ciò che sento, nel mio perdermi nella musica. Si può uscire da questa epoca che viviamo, da questo plastico stato, ascoltando il canto di quell’uccellino che l’altra sera al concerto univa il suo canto al mio. Lo so… è poco figo, non spacca! Ma io vivo semplicemente di emozioni e mi godo buon cibo e buon vino.

*foto di Pippo by Capri

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