L'Aperia della Reggia di Caserta chiude la stagione in bellezza con la rappresentazione del Cyrano de Bergerac, una delle storie d'amore e di dolore più belle di tutti i tempi.
Un lavoro messo in scena dalla Compagnia Controtempo theatre, fondata e diretta da Venanzio Amoroso, Danilo Franti e Lilith Petillo, con la regia di Roberto Andolfi.
"Per mettere in scena quest'opera - narra il regista - si sono fuse due compagnie: una di Nola ed una romana".
Un'opera senza tempo, un'ode alla capacità di essere coerenti, a costo di essere odiati ed etichettati come marginali ed outsider. Che schiaffeggia l'ipocrisia che caratterizza i tempi odierni, che fa il verso ai falsi profeti ed a coloro che vogliono essere protagonisti di un'epoca senza meriti.
Al centro, poi, c'è l'amore: quello capace di volere a tutti i costi il bene dell'altro, anche al di sopra del proprio e della propria legittima ricerca della felicità.
"L'opera, nella sua intensità - spiega il regista - presenta molti elementi barocchi. Io ho cercato di eliminarli, rendendo il testo scarno ed essenziale".
Essenziale, ma efficace, anche la scenografia, costituita da alcune impalcature lignee e da grossi teli bianchi.
Un lavoro per sottrazione, anche il naso lungo fa la sua comparsa solo verso la fine della rappresentazione, che risulta particolarmente vivido ed intenso, grazie anche ad un'operazione di metateatro, di matrice pirandelliana, dove la vita quotidiana, con i conflitti che hanno caratterizzato alcuni momenti delle prove, irrompe sulla scena così da "raddoppiare il dramma".
L'amore segreto e negato tra Cyrano e Rossana si sovrappone, a tratti, a quello tra Danilo e Laura. A Cristiano si alterna Venanzio e tra i due uomini si accenderà una disputa in grado di spaccare per anni la Compagnia teatrale.
"Ho eliminato una serie di elementi - continua Andolfi - per concentrarmi sulle dinamiche collegate all'incontro ed alla relazione tra i diversi personaggi".
Oltre ai richiami a Pirandello, spiccano quelli relativi alla commedia dell'arte e degli equivoci come accade, ad esempio, per lo scambio della lettera.
"Registicamente - continua Andolfi - ho voluto raddoppiare l'unidirezionalità del tempo cercando di mettere sia l’attore che il personaggio di fronte ai bivi della vita".
Cyrano, come ribadisce il regista, messo di fronte alla possibilità di essere maggiormente accettato scendendo a compromessi, predilige, a costo di soffrire, la coerenza con se stesso e la difesa della verità contro i falsi perbenismi.
Nonostante lo stesso Cristiano gli riveli che Rossana ama lui, i suoi versi e le sue lettere, e non la sua bellezza, anche dopo la morte dell'uomo Cyrano manterrà il segreto, pur di lasciare intatti i ricordi ed i sogni di Rossana.
"Ognuno di noi - evidenzia il regista - guardando quest’opera, vorrebbe essere Cyrano proprio perché ognuno di noi, guardando indietro, vorrebbe aver avuto il coraggio di essere coerente con se stesso, fino alla fine, di fare solo ciò che si ama e, soprattutto, di avere il coraggio di amare qualcuno più di se stesso."
E' in questo momento che la vita quotidiana e l'opera si scindono perchè mentre l'amore di Cyrano non riuscirà ad essere mai vissuto, rimanendo sospeso ed a tratti irreale, gli attori riescono a cambiare il corso degli eventi, riuscendo ad immaginare, agire e vivere un possibile finale diverso.
CYRANO DE BERGERAC di E. Rostand
Regia di Roberto Andolfi
Light designer: Martin Emanuel Palma
Con Danilo Franti, Venanzio Amoroso, Lilith Petillo, Pamela Vicari, Adriano Dossi, Matteo Pantani e Giuseppe Amato.
Primo appuntamento autunnale a Lauro (Av) con la tragedia di Otello reinterpretata in uno spettacolo itinerante ambientato nel castello Lancellotti, in programma il 30 settembre.
Nel frattempo il teatro cercherà casa, per una nuova rappresentazione partenopea del dramma di Cyrano, prevista in versione invernale.
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