Segna la sua quattordicesima tappa Il festival Tam Tam Digifest, realizzato dalla
cooperativa Tam Tam in collaborazione con la Compagnia della Città e l’Associazione
Articolo 31, con il contributo dell’assessorato Turismo e Spettacolo della
Regione Campania e con la direzione artistica di Giulio Gargia.
“Questa è l’edizione – racconta il direttore artistico – in cui
abbiamo differenziato di più le proiezioni, con una sorta di scommessa
particolare”.
La settima arte ha trovato casa nel Palazzo partenopeo che
alle varie forme d’arte dedica il suo operato: il PAN, in via Dei Mille 60.
Trattandosi di una rassegna regionale, sono stati toccati
diversi punti geografici: Arzano,
Napoli, Capaccio, Caserta. E’ attraverso queste terre che si è propagato il “tam
tam” di questa edizione dedicata al tema del Restyling – Le macchine del
cambiamento.
“Volevamo indagare – continua Gargia – questa sorta di
voglia, che diviene ossessione, per il cambiamento continuo, quale tratto
esistenziale delle persone”.
Questo il filo conduttore delle tre sezioni che hanno analizzato come le
macchine si umanizzino e come, al contrario, gli esseri umani divengano
paradossalmente macchine.
Proiettati film ascrivibili agli anni ’20 e ’30, restaurati
con il digitale, tra cui Metropolis
nella versione di Giorgio Moroder, che decise di tentare un’operazione avanguardistica: far incontrare il cinema muto con canzoni pop/rock
contemporanee degli anni ’80.
“Il musicale ha stravolto tutto – spiega Gargia - . I film,
grazie al digitale, hanno subito una sorta di lifting, un ringiovanimento, e sono stati anche colorizzati”.
Spazio, poi, a pellicole come Il volto di un’altra di Pappi Corsicato o Un maggiolino tutto matto, diretto da Robert Stevenson.
Come ha più volte sottolineato il sociologo Zygmunt Bauman,
il capitalismo cerca sempre nuovi territori da colonizzare e depredare e, come
un mutaforma di potteriana memoria,
trova sempre nuovi modi: questa, dunque, è l’era in cui il marketing
sembrerebbe aver impregnato di sé le nostre coscienze.
Proprio per questo, poi, hanno avuto ampio spazio i
documentari, che raccontano storie coraggiose di persone combattenti, che
mettono a repentaglio la loro vita per un ideale di libertà, di giustizia ed
equità sociale. Un ideale che possa incontrarsi con il reale, come nel caso de
Le Ragazze della rivoluzione (2019) di
Giancarlo Bocchi.
IL PERCORSO
L’esordio avviene nelle vesti di una sezione della Rassegna
Accordi @ Disaccordi al Parco del Poggio.
“Il nostro iter è all’insegna della continuità – evidenzia Gargia
-. Anche in quel caso, infatti, si trattava del racconto di come l’innovazione
digitale avesse modificato il modo di fare cinema. In quel caso presentammo Il mio film col telefonino di Pippo
Delbono, una pellicola interamente girata con il cellulare”.
Una cornice nella cornice è poi stata rappresentata dall’incontro
tra cinema e giornalismo e dalla peculiare marca stilistica di questo modo di
narrare la realtà.
Secondo il direttore artistico della rassegna è fondamentale
indagare come un mezzo agisca sulla percezione del pubblico.
“Nel caso del cosiddetto citizen
jounalism – rimarca Gargia – vediamo come persone che non sono giornalisti
lo divengano, in qualche modo, attraverso l’uso del mezzo che hanno in quel
momento a disposizione”.
Questo testimonia della diffusione capillare dell’uso di alcuni mezzi di comunicazione nel
quotidiano. Proprio per questo, secondo il direttore artistico, è necessario
educare alla fruizione delle immagini e creare coscienza e consapevolezza di
come uno strumento, caratterizzato da specifiche caratteristiche e
potenzialità, possa essere usato.
Un intento , quello di creare la coscienza del mezzo, che si
ritrova anche nei documentari ispirati ai fatti di Genova, nel 2001, in
occasione del G8, ed a quelli accaduti a Firenze.
Poi arriva la trilogia di cortometraggi La scomparsa dell'Auditel, un lavoro di avanguardia, che analizza come questo meccanismo, secondo
quanto racconta Gargia, in realtà serva a manipolare la percezione degli spettatori/consumatori,
aumentando la pervasività del sistema di vendita ed orientando ad hoc le loro preferenze.
“Si tratta -
ribadisce Gargia – di numeri non attendibili e mi sono chiesto che uso si
faccia di questi numeri. Un utilizzo che si rivela manipolatorio come accade
oggi con i social network”.
Come si legge nel libro L’Arbitro
è il venduto, tappa d’approdo di questa inchiesta << con la 249,
entrata in vigore nel ’97, l’Authority
dovrebbe gestire e rilevare in prima persona gli ascolti radiotelevisivi, sia a
livello nazionale sia a livello regionale. Ma non lo fa>>, consentendo che
si giochi una “partita truccata tra l’audience ed il mercato dei consumi” per
conquistare il tempo dell’attenzione di chi sta dall’altra parte del video.
Per maggiori informazioni: http://tamtamdigifest.it/
Per maggiori informazioni: http://tamtamdigifest.it/
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