Benvenuti all’Imperium
Lounge Bar Bistrò, situato in via
Calastro 3, zona porto , che punta a riportare Torre del Greco al centro del
grand tour dell’enogastronomia, inserendosi virtuosamente in un trend giù
avviato. Una capitale, un vero e proprio impero del gusto, capace di
catalizzare l’attenzione su questo territorio.
IL PERCORSO
A volere fortemente che questo locale risorgesse dalle
sue ceneri, come un’araba fenice, una squadra coesa e coraggiosa, animata da un
grande spirito di gruppo, composta da: Lorenzo
Villani, Riccardo Azam e Anna Villani.
“Di questo locale rimaneva solo uno scheletro
bruciato – racconta Anna - . Però quella è un’era chiusa. La sua creazione ex novo ha richiesto un lungo processo
di elaborazione mentale. Infatti, dopo ben 24 anni a Roma, avevo voglia di
tornare alle mie origini, al sole ed al mare”.
Così Anna vende casa a Roma, la compra in Campania e
con quello che rimane decide di realizzare un sogno, coinvolgendo nella sua realizzazione
anche Lorenzo e Riccardo, tutti e tre uniti dall’aver sviluppato, grazie alle
loro esperienze umane e professionali, un’elevata capacità di cura del prossimo
e di management, di gestione, non solo del versante materiale ma anche di
quello umano e spirituale. Tutti e tre disposti a “mettersi in movimento”.
Anna viene dalla gestione dell’emergenza sanitaria.
Dal 2001 al 2011 lavora nell’unità operativa formazione, poi passa alla maxi
emergenza grandi eventi. Viene poi promossa al coordinamento regionale. In
questo percorso acquisisce sempre nuove competenze, un tassello aggiuntivo dopo
l’altro: rientra in centrale operativa ed oggi lavora al pronto soccorso dell’Ospedale
di Boscotrecase.
“Questo luogo lo sentiamo simile a casa nostra –
sottolinea – e ne abbiamo riproposto lo stile. Noi ci occupiamo del management,
della gestione degli acquisti e del coordinamento, e cerchiamo di porre le
competenze giuste al posto giusto, mettendo al centro l’arte e valorizzando la
differenza di genere, con le sue specifiche caratteristiche, compresa la
promozione delle peculiarità di questo territorio. Abbiamo iniziato insieme,
con la voglia di condividere un percorso e di crescere. Ci aggreghiamo ai
grandi, in un trend già avviato di recupero e promozione dei prodotti di casa
nostra e di una qualità che nel tempo si è, purtroppo, persa. Siamo piccoli,
non certo grandi, ma nel tempo potremmo diventarlo”.
Non ha dubbi, dunque, Anna Villani: al centro va
posta l’elevata qualità perché “O’
sparagn non porta mai guadagno”.
IL DESIGN E LO STILE
A curare un vero e proprio restyling dei mobili,
donando loro una nuova vita ed uno stile caratterizzante è
Rossella Guarino. Conferisce, così, luce all’ambiente ispirandosi ai motivi
shabby .
“Il mio lavoro di artigiano – racconta – comincia 10
anni fa con i mercatini. Inizialmente costruivo, utilizzando il seghetto
alternativo. Progressivamente ho scoperto nuovi materiali e tecniche ed
utilizzato strumenti, come il pantografo, e macchinari nuovi.
Due anni fa, poi, nasce il marchio Libellule
di legno, che risponde all’esigenza di “dare un’identità al proprio
lavoro”. La libellula, infatti, rappresenta l’equilibrio e rispecchia nel suo
volo e nella sua natura, anche il modo di essere e di lavorare di Rosella.
Un lavoro che coniuga competenza, professionalità e
cuore.
“Do meno importanza al prezzo rispetto al risultato.
Mi spiego meglio: quando comunico un prezzo ad un cliente lo faccio stimando il
lavoro che c’è da realizzare ed il costo dei materiali da utilizzare. Capita,
spesso, però, che in corso d’opera decida di apportare ulteriori migliorie all’oggetto,
in base ad un processo di evoluzione dell’idea originaria. Per una mia forma di
etica verso il cliente scelgo, però, di mantenere il prezzo bloccato rispetto a
quello comunicato all’inizio”.
Il colore che domina le sue creazioni è l’azzurro,
segno di luce e libertà, che si gemella con tutta una gamma di nuance pastello.
I colori, simbolo di vita e creatività, sono i protagonisti delle varie linee
realizzate anno per anno: da quelle ispirate ai personaggi Disney alle attuali
scene di Natale, che richiamano le atmosfere fiabesche dei Natali passati.
A
dare continuità, creando un trait d’union tra gli oggetti realizzati e
l’arredamento casa cui Rossella si dedica, è il prediligere uno stile vintage.
Parole d’ordine: orientamento al cliente, attenzione
alla valorizzazione della peculiare identità che si vuole conferire ad un luogo
e creazione di un ambiente funzionale.
Il locale è caratterizzato da colori chiari, tra i
quali predomina il bianco simbolo di purezza, capace di donare al locale una
grande luce: linee dal design pulito e funzionale, progettate dall’architetto Valentina D’Urso, coadiuvata dall’ing. Noviello.
“C’è molto di antico, restaurato e riportato a nuovo
– ribadisce Villani -, un antico che non si vede e riconosce subito”.
TRADIZIONE, PASSIONE ED ESTRO IN CUCINA
Al timone della cucina dell’Imperium c’è Vincenzo Langella. La sua è una
famiglia di veri e propri artisti ai fornelli. La nonna gli ha insegnato la
cucina saporita, carica di odori e nostalgie. Il padre gli ha trasmesso la
passione, la tenacia e l’inclinazione al sacrificio.
“A mio padre devo la capacità di trasformare un
prodotto povero in qualcosa di sublime – spiega –. A mia nonna quella di preparare
un piatto con tranquillità, quella tipica delle vecchie massaie, conferendogli,
al contempo, bontà e semplicità. Nella mia cucina ricordo e cerco di riprodurre
i sapori dell’infanzia. Sapori che
incrocio con estro, miscelandoli, poi, con un tocco di Oriente, grazie
all’utilizzo di spezie scelte con cura”.
Qualche esempio da far venire l’acquolina in bocca?
Una coppa di maiale cotta in soia e zenzero ed arricchita con salsa barbecue,
rigorosamente fatta in casa.
“Ai nostri clienti – continua Langella – non do
nulla di industriale. Anche il ketchup è fatto con pomodoro del Vesuvio”.
Nasce, così, un gusto “importante”, che occhieggia
ai sapori di una volta, ma li ripropone in una versione più leggera, tale da
non “aggredire” lo stomaco.
Tutto il menu pensato e realizzato per L’Imperium
Bistro è composto da piatti tecnicamente
classici che richiamano la tradizione.
Da non perdere, ad esempio, il ragù al salto: passato in padella, assume
quel gusto tipicamente bruciacchiato, che valorizza il pomodoro connotato da
un’acidità buona.
“Nella mia cucina – ribadisce lo chef – non si butta
nulla: viene utilizzato tutto. Con i gambi dei broccoli, ad esempio, creo
alcune creme, oppure pane, grissini, crocchette. Le bucce delle cipolle vengono
bruciate e si ottiene una polvere di cipolla bruciata, utile sia come
insaporitore, per donare al piatto un gusto più intenso e deciso, sia come
elemento decorativo. La mia filosofia di base mira al recupero di una cucina
povera”.
Il menu scelto per l’inaugurazione si ricollega ai
piatti presenti in carta, che viene modificata ogni due mesi, per conferire una
ventata di novità, ma anche per rispettare pienamente la stagionalità degli
ingredienti, per non essere vincolati ad un’idea di consumismo sfrenato ed al suo gioco perverso.
Classicità e tradizione sì, tali da rievocare i sapori ed i gusti dell’infanzia, attraverso
il filtro dei ricordi, con un pizzico di nostalgia, ma senza abdicare alla
voglia di innovare e di giocare con ingredienti e piatti.
Come avviene, ad esempio, con la pasta e fagioli con
le cozze, fatta rigorosamente pasta mista, abbinata a delle crocchette al
limone, insaporite con aceto al lampone.
Impossibile non essere stregati anche dallo
spaghettone cacio e pepe, tipico del Lazio, realizzato, però. su guazzetto di
frutti di mare, pecorino dolce e nocciole di Giffoni. Una ricetta di famiglia,
tramandata dai tempi della sua infanzia,
che prevede due fasi di
preparazione ed assomma due tradizioni regionali.
“C’è una ricerca – evidenzia Langella – di prodotti
della zona: la carne di Pimonte ed il pesce comprato fresco al porto. Non a
caso io sul menu faccio scrivere solo la dicitura pescato del giorno o, al più,
trancio di pesce bianco”.
Via libera, poi, ad un coeso gioco di squadra con i
bar tender, per creare cocktail che esaltino il gusto dei piatti proposti.
Con la pasta e fagioli viene così proposto un
Whiskey
Sour, il re dei cocktail sour (ovvero i
drink preparati con distillato, succo di limone fresco e zucchero).
Un cocktail avvolgente (ancor di più se
preparato, come in questo caso, con l’albume d’uovo), come il piatto che
accompagna, dal sapore preciso e netto,
con i profumi affumicati del bourbon (che rendono questo drink abbinabile a
piatti sostanziosi) che si ritrovano rinfrescati dalla carica aromatica del
limone che completa quella dei frutti di mare della pasta e fagioli (infatti il
whiskey sour è considerato anche una
valida alternativa al Martini nell’abbinamento con le ostriche). Ma questo è
solo un esempio delle numerose proposte di food pairing che lo chef torrese e i
tre bar tender dell’Imperium (Ivan Cerbone, Rosario Marciano e Sandro Azam) propongono, tutti fatti tra
ricette della tradizione e cocktail cult bevuti in tutto il mondo.
Ad un secondo costituito da un baccalà cotto con una
tecnica nuova, una dolce cottura in olio, con un fondo di pomodoro appassito,
insaporito con mandorle e arance, può essere abbinato un drink che mixa grand
marnier e cognac, in un contrasto tra dolce e acido. Come fine pasto, un
tiramisù classico accompagnato da un mohito al caffè.
Vincenzo Langella prepara tutto: dagli antipasti ai
lievitati perché il pane, come sottolinea, è un biglietto da visita.
Merito dei vari corsi di specializzazione, che gli
hanno consentito di imparare sempre nuove tecniche e di diversificare le sue
competenze, incontrando professionisti di grande calibro, e dell’esperienza
accumulata e capitalizzata nel corso del
tempo, su e giù per la Penisola, ma anche all’estero: Toscana, Liguria,
Piemonte, Valle d’Aosta, senza dimenticare Austria e Bassa Francia.
“In un luogo geografico dove lavoro – racconta – i
primi dieci giorni li dedico a conoscere le trattorie tipiche e le vecchie
cantine, custodi dei gusti veri della tradizione italiana, lontane dai circuiti
commerciali e dai menu turistici”.
Al centro del locale, di questo impero nascente del
gusto, troneggia un albero enorme, che ricorda le favole e le cose belle ed
autentiche, quelle che piacciono ai bambini, vera speranza per il futuro, su cui occorre investire, affinchè crescano preservando i loro sogni per trasformarli in obiettivi: domina il rosa che, come sottolinea Anna Villani, è simbolo della
forza creativa femminile ma non solo e dell’impegno profuso per crescere.
**Le foto (tranne quella dell'albero di Natale) sono di Grazia Guarino.
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