Il motto di Antonio Serra ed Ugo Di Paolo: “Mangiare bene, per vivere bene”
Nel cuore del quartiere Vomero, precisamente in via Tino di
Camaino 5, c’è un piccolo ed accogliente locale, con pochi coperti (massimo 28),
caratterizzato dalla cura minuziosa dei particolari: dal cibo, al vino, senza
tralasciare il servizio e la location. Uno spazio ideato in maniera tale da
permettere ad ogni commensale di essere condotto con la massima attenzione a
degustare le proposte enogastronomiche.
E’ l’Hostaria degli
Artisti di Antonio Serra.
Lo chef accompagna, infatti, i suoi ospiti in un viaggio nei
sapori, spiegando loro le ricette con dovizia di particolari e tenendo
saldamente il timone, quale esperto nocchiero, nel mare del gusto (figurano tra i suoi fornitori nomi
come Adoro, Ardolino Carni, Armatore, Jolanda De Colo, Otranto, Umani
Ronchi).
I piatti da lui preparati sono
semplici, equilibrati, mai carichi di sale, zucchero o spezie; le cotture sono
delicate, per evitare che annullino i benefici degli ingredienti.
Un esempio gustoso di
menu
Si comincia con melanzane in agrodolce, tagliate in maniera
tale da assumere la consistenza di chips, fritte in olio di arachidi per trenta
secondi a 160 gradi, in maniera tale che rimangano croccanti fuori e morbide
dentro. Ripassate in agrodolce con l’utilizzo di una salsa composta da acqua,
olio, aceto e zucchero ed accompagnate a fine cottura ad un pomodorino
piccadilly, condito con olio extravergine, mentre sta stemperando.
“La tempistica della cottura è fondamentale – spiega Serra –
mentre la mescita di un ingrediente può cambiare la sapidità di un piatto”.
Si continua con un gambero fresco abbattuto, arricchito da
una salsa di latte caprino crudo emulsionato con olio Adoro, limone di Costiera
e pepe. Ed ancora un’insalata di guacamole solida.
“Questo tris – spiega lo chef – serve ad accostare tre
consistenze diverse: la croccantezza, la morbidezza e qualcosa di emulsionato”.
A seguire una linguina insaporita con la colatura di alici
ed un risotto al mojito.
Ed ancora, un calamaro leggermente scottato adagiato
su un letto di ricotta nobile e granella al pistacchio. Ed una battuta di
vitella da latte piemontese, da gustare al naturale, cui aggiungere solo un
filo d’olio extravergine.
“E’ stata frullata – spiega Serra – ed asciugata in una carta
particolare, al fine di preservarne i
succhi”.
Se è vero che il bon ton a tavola dei puristi redarguisce a non fare la scarpetta, provateci voi a non farla con le prelibatezze, dal pane ai semi fino alla variante alle olive, passando per quello che strizza l'occhio al panino napoletano, del panificio Grieco.
Se è vero che il bon ton a tavola dei puristi redarguisce a non fare la scarpetta, provateci voi a non farla con le prelibatezze, dal pane ai semi fino alla variante alle olive, passando per quello che strizza l'occhio al panino napoletano, del panificio Grieco.
Per finire uno stuzzicante fine pasto realizzato da un
gelataio-pasticcere: Otranto. Un dessert costituito da un crumble
di cannolo siciliano ricotta e cannella.
Un’avventura che, come sottolinea Ugo Di Paolo, direttore del ristorante, si pone ad un crocevia tra
sogno e follia.
"Tutto questo
rappresenta la nostra idea di offerta a 360 gradi – confessa il
direttore del ristorante - . Selezioniamo con cura i fornitori e
cerchiamo sempre il meglio per dare la giusta resa qualitativa ai nostri
piatti. Per noi è fondamentale l’equilibrio tra gusto e benessere, il nostro
motto è 'mangiare bene, per vivere bene'. La dottoressa Sabrina Chimenz, la nutrizionista
che collabora con noi, lavora con lo chef sulle dosi, sulla scelta dei cibi e
decreta se il piatto finale regala benessere a chi lo consuma”.
L’abbinamento con i
vini
A esaltare il sapore di questi particolari piatti
l’accompagnamento con i vini della cantina Umani Ronchi. Vini marchigiani
scelti tra le etichette più prestigiose, preferiti rispetto ad altri per le
loro caratteristiche organolettiche:
vero e proprio nettare degli Dei, con certificazione biologica, come il
Montepulciano a base di bollicine, realizzato con metodo classico, o il Monte Conero, entrambi prodotti da
vitigni autoctoni, in consorzio con altre aziende storiche del vino a
conduzione familiare, che ricomprendono 19 famiglie. Un rosè Montepulciano, un
Verdicchio, un Pelago ed un Muffato
Maximo 2016 , realizzato da muffa nobile , connotato da un residuo zuccherino
di 130 grammi per litro.
“Abbiamo proposto il connubio – racconta Giorgio Pasanini,
responsabile vendite per Umani Ronchi - con un La Hoz, affinato per 36 mesi su
lieviti, prodotto in un numero di 6000 bottiglie da uve di Montepulciano , che
lascia il palato più fresco ed un La Hoz, prodotto, con solo verdicchio,
affinato su lieviti per 50 mesi”.
Spazio, poi, ad un Verdicchio Vecchie Vigne, prodotto da un
vitigno con radici profonde che reggono a condizioni territoriali più estreme, che si estende su appena cinque ettari, su terreni
posti ad altezze più basse . Una produzione di nicchia, pari a 14mila
bottiglie, premiato con i Tre bicchieri, un riconoscimento assegnato dalla
Guida del Gambero Rosso, certificato bio
dal 2015.
“Si tratta – continua Pasanini - di una bellissima
evoluzione nel tempo. Un gusto non aromatico, più mediterraneo, caratterizzato
da una grande, fantastica, acidità, che
lo rende quasi sapido. Un vino da tutto
pasto, vinificato ed affinato per un anno in vasche di cemento, con un controllo
della temperatura che gli conferisce maggiore stabilità e freschezza. In Italia l’azienda registra il 30% delle vendite, mentre il primo paese all’estero
è il Giappone. E’ un vino rosso vestito di bianco, nel cui sapore confluiscono
note di mandorle e frutti bianchi, come mela o pera”.
La consulenza
alimentare
Per coniugare salute e benessere i menu vengono ideati in
team con una nutrizionista, Sabrina
Chimenz.
“Il cibo può essere inteso ed usato come una vera e propria
medicina. L’olio ad esempio – sottolinea – va utilizzato con parsimonia, per
non risultare dannoso. Nel momento in cui viene cotto, poi, non si arriva al
punto di fumo, pari a 180 gradi, in cui si creerebbero composti deleteri per la
salute. E’ fondamentale venga rispettata la fisiologia umana: l’olio, quindi,
viene conservato lontano da fonti di
calore e in oscurità, per evitare stress ossidativi, invecchiamento e morte
cellulare. Non a caso, la base per un buon menu consiste proprio in
un’appropriata conservazione di olii ed alimenti. Inoltre, è fondamentale
dosare il giusto apporto di grassi buoni. Secondo le linee guida, infatti,
bisogna assimilare il 20-30% di grassi per sostenere i villi intestinali, le
cellule immunitarie, la produzione di colesterolo LDL, le cellule
antinfiammatorie”.
Sono allo studio menu particolari per prevenire alcune patologie in maniera mirata, basandosi su
studi ad hoc, che puntano sul
bilanciamento dei nutrienti. Tra carboidrati, proteine, fibre e lipidi.
“Le mie ricette, anche quelle che mutuo dalla tradizione
culinaria partenopea, sono tutte originali, riviste passo passo, ingrediente
dopo ingrediente – spiega lo chef, anche titolare del locale -. Ritengo che
l’olio sia di fondamentale importanza, perciò ho scelto di utilizzare quello
dell’azienda napoletana Adoro. Per ogni piatto, poi, abbiamo il giusto vino da
accostare. Il punto di forza della nostra carta dei vini è la versatilità delle
sue proposte, ad esempio il Verdicchio dell’azienda Umani Ronchi si abbina bene
a diversi miei piatti, come la “Colatura di Cetara” (linguine di Gragnano
condite con aglio rosso di Sulmona, olio EVO, prezzemolo e colatura di alici)
oppure il risotto al Mojito (riso Carnaroli lavorato a pietra, rhum Bacardi,
burro di bufala, gambero rosa del Mediterraneo, menta fresca, lime, pepe verde
in grani e petali di Parmigiano Reggiano 28 mesi)”.
La location e
l’attenzione al particolare
L’attenzione al particolare, nell’Hostaria degli Artisti, è rintracciabile davvero in tutto. Arte del
cibo e cibo preparato ad arte. Ma anche arte alle pareti, per ricreare l’atmosfera
tipica delle isole del Mediterraneo, che sa trasformarsi anche in un cadeau,
realizzato rigorosamente in maniera artigianale, da donare ai propri ospiti,
per condividere occasioni e ricorrenze speciali.
A realizzarli è Monica
Lentini, che ha creato il marchio LaMarea,
il cui percorso l’ha portata dall’arte della pasticceria a quella della
realizzazione di piccole sculture dipinte a mano. Comun denominatore: la cura
del dettaglio, che sa fare la differenza.
Due estati fa, in
vacanza sulle spiagge tra Messina e Catania, Monica è affascinata da
alcuni sassolini dalle forme fantasiose: alcuni, infatti, sembrano una
torretta, altri una piccola casa. Quasi per gioco, comincia ad abbinarli ad
alcuni legni torti, che colleziona da tempo ricercati e selezionati con cura.
Ne nascono paesaggi marini, cui lei dà forma in base
all’estro del momento, mettendo a frutto un diploma in arte della ceramica, e
che dipinge con colori acrilici e smalto, ottenendo delle nuance brillanti,
esaltando e valorizzando le peculiari caratteristiche dei doni del mare secondo
uno stile personale , che li trasforma in oggetti dal design unico nel suo
genere.
Creazioni originali eseguite a mano libera, dove i sassi di
mare delineano le geometrie di paesaggi ed oggetti originali ed esclusivi.
“Mi piacciono – sottolinea – tutte le tonalità dell’azzurro,
come il blu, il blu notte ed il turchese. Ma utilizzo anche il rosso, il verde,
il giallo, il viola. Ciò che è certo è che dalle mie composizioni è bandito il
nero".
Monica comincia il suo percorso artistico regalando le sue
piccole opere ad amici e conoscenti, poi arriva il successo al Mercatino
dell’incredibile.
Per immergersi nelle sue opere ci si può recare, nel periodo
di Natale, al mercatino di Paduli o, più in generale, da Mabruk e20, una realtà artigianale situata a Largo Ferrandina a San
Pasquale; nella Galleria L’Ariete a
via Manzoni o nella Corniceria Pitloo di Luciano Cavallo, dove è
avvenuto l’incontro tra due forme d’arte: la sua e quella in cucina di Antonio
Serra.
Il percorso umano e
professionale di Antonio Serra
Oggi Antonio Serra
è uno chef ristoratore.
“Il mio – racconta è un progetto passionale, che sono
riuscito a realizzare dopo vent’anni, rinunciando ad altre idee importanti come
quella di una fonderia di alluminio primario in Marocco. Il mio è sicuramente
un percorso atipico. Infatti, vengo dall’esperienza della distribuzione,
consulenza e rappresentanza per il settore drogheria e chimica: detergenza,
igiene della casa e della persona, profumeria e parafarmacia”.
Poi arriva l’agroalimentare: Antonio si occupa della parte
logistica per la trasformazione di 4mila tonnellate di pomodori.
“Nel cominciare un nuovo percorso – evidenzia – occorre non
avere paura, Timore sì: è un pungolo a rispettare quel tipo di impegno. La
paura, invece, ti pone in una condizione di disagio e, in questo modo, il
rischio cresce a dismisura. La paura, comunque viene: è normale, ma quando sai
che quello su cui stai puntando non è sbagliato la superi con la consapevolezza
che quel che stai facendo verrà premiato”.
Dalla cucina di casa, con passione e caparbietà, passo dopo
passo, con impegno e sacrificio, Antonio Serra arriva a gestire un ristorante
in Emilia Romagna.
“Quando fai una cosa con amore – continua – non ci sono
limiti: quella cosa ti appartiene, la vuoi. E’ proprio attraverso la
soddisfazione che trovi sempre un equilibrio”.
Un progetto, quello di questo accogliente hub, rimasto nel cassetto per tanto
tempo, fino a quando i tempi non risultano essere maturi: a febbraio del 2019
viene firmato l’accordo per il locale e l’apertura ufficiale è siglata a
Pasqua.
“Ho sempre creduto nei progetti importanti – mette in
risalto lo chef - .Nella sua piccola dimensione, questo locale rappresenta la
massima espressione di una cucina sincera, reale, tradizionale ma anche
innovativa, con una costante attenzione al particolare”.
Il locale, infatti, offre 25 proposte gastronomiche fisse e
4-5 specialità che variano a seconda
della spesa del giorno.
“Tu pensi ad una materia – spiega Antonio – e cerchi di
collocarla nel migliore dei modi: ne anticipi il gusto nella bocca, la senti,
la conosci e vai a pensare ad un giusto abbinamento. Un piatto nasce in
tre-quattro fasi: realizzi la ricetta base la prima volta, poi aggiungi (o
togli), concludi, metti in linea. Un
modo di fare vincente è caratterizzato dal giusto equilibrio: il 30% è
connotato dalla passione, il restante dalla focalizzazione sull’obiettivo”.
La proposta che caratterizza l’Hostaria degli artisti è
medio – alta. Gusto e qualità sono indiscussi perché vige un diktat.
“E’ necessario migliorarsi costantemente – ribadisce Antonio
-. Infatti, non c’è un secondo in cui tu non abbia il dovere di puntare al
miglioramento”.
Per info e
prenotazioni: 081 922 5581 - hostariadegliartisti@yahoo.com – FB
@hostariadegliartisti – IN @hostariadegliartisti.
** Foto di Marcello Affuso
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