Il poker e gli
scacchi sono due giochi affascinanti che racchiudono in sé interi universi di
senso e significato e riproducono comportamenti propri di altri ambiti
dell’esistenza umana.
Per questo da sempre scienziati ed altri studiosi sono affascinati dall'osservare come si comportano gli esseri umani giocando, come reagiscono allo stress, come simulano, come sanno nascondere le emozioni e quali mosse scelgono di fare, indagandone il perchè.
Basti pensare, a
tal proposito, a frasi cult come quella di Smyslov “Una
partita a scacchi è un’opera d’arte fra due menti, che deve bilanciare due
scopi talvolta disparati: vincere e produrre bellezza”.
O, ispirata
all’universo pokeristico “Il
destino mischia le carte, ma è il giocatore che gioca la partita”. Senza
dimenticare i continui rimandi alla capacità di agire d’astuzia, di trovare la
strategia e la tattica giusta, di saper giocare d’azzardo e rischiare e, perché
no, di bluffare.
Il tavolo verde
diviene così metafora delle varie possibilità tra cui scegliere, che
consentono, ai giocatori più avvezzi ed audaci, di giocarsi bene la vita e
vincere la partita con sé stessi e con il tempo a termine che si ha a
disposizione.
Metafora della capacità di osare, di sfidare i propri limiti, di uscire fuori dalle regole codificate ed inventarne di nuove.
Chi dimostra di avere questo talento viene classificato come un "asso".
Poker e scacchi: due universi a confronto. Ecco cosa ci proponiamo oggi per indagarne punti di contatto e differenze.
Infatti, l’analisi delle tattiche
utilizzate dai giocatori non solo può farci dedurre informazioni utili alla
vita di tutti i giorni ma anche acquisire la cosiddetta “efficacia predittiva”,
cioè si può arrivare a predire le mosse dell’avversario e quindi i
comportamenti più adeguati da adottare... tanto nel gioco quanto nella vita.
E' il famoso role taking, la capacità di assumere più ruoli e di mettersi nei panni dell'altro di cui ci parlano le teorie sociologiche.
La prima
differenza che emerge dal confronto tra i due giochi, secondo gli esperti è che
gli scacchi , contrariamente al poker, rappresentano un gioco completamente
deterministico, dove nulla avviene per caso e ad ogni azione e causa
corrisponde uno specifico effetto.
L’ ambiente è “totalmente osservabile” (è
infatti possibile conoscere la scacchiera , la disposizione dei pezzi e le
mosse dell’avversario, senza che vi siano elementi casuali).
Nel gioco del
poker, invece, prevale un fattore di incertezza dovuto alla distribuzione delle
carte e alle scelte degli avversari.
Scelte che non sono totalmente prevedibili
(ricordiamo che un ruolo strategico è giocato
proprio dal bluff) e che quindi rendono l’ambiente solo parzialmente
osservabile.
Anche dal punto
dell’intelligenza artificiale gli algoritmi che vengono prodotti per i due
giochi sono molto differenti.
Gli agenti intelligenti
(siano essi robot, software, anche un semplice motore di ricerca, un programma
che gioca a scacchi e simili )per il poker trovano molte più difficoltà ad
elaborare il campo d'azione di riferimento, il cosiddetto environment, perché l’agente deve prendere decisioni ma non
ha tutte le variabili a disposizione.
Ad esempio, non conosce le carte in mano
agli avversari: ci sono molte variabili sconosciute con le quale deve
confrontarsi.
Sempre secondo
gli addetti al settore, negli scacchi si
fa la mossa che si ritiene migliore pensando ad un avversario che gioca la
partita perfetta mentre nel poker fare la mossa perfetta renderebbe il
giocatore troppo prevedibile (ad esempio strategie come il bluff non
esisterebbero, non essendo una mossa razionale) e paradossalmente un agente che
debba massimizzare la possibilità di vittoria nell’ambito del poker ha la
necessità, in certi momenti della partita, di adottare comportamenti apparentemente
irrazionali e quindi difficilmente schematizzabili.
Perché è
importante trovare gli algoritmi che mettano nella condizione di prendere
decisioni e da questi sviluppare alcuni giochi?
Per ogni gioco
così come accade parallelamente, ad esempio, nel settore della formula 1 nell’industria
automobilistica, le soluzioni che vengono inizialmente provate solo nell’ambito
delle simulazioni poi possono essere in un secondo momento portate in soluzioni
commerciali ed in altri campi della vita quotidiana, a livello micro e macro.
Infatti, i
giochi hanno una formalizzazione semplice , regole ben definite e condivise da
tutti e questo permette a diversi ricercatori di provare nuovi algoritmi e
confrontarli, per poi portarli in problemi reali in un secondo momento.
“I giochi –
spiegano gli esperti - sono un banco di
prova per gli algoritmi. Si tratta di giochi semplici, o per meglio dire con
una forma semplificata, ma che presentano, a ben vedere, tutti i problemi di un
mondo reale, inerenti le decisioni, e quindi si parte da lì. Infatti, sarebbe
complicato affrontare direttamente alcuni problemi reali nella fase di
progettazione degli algoritmi. E’ comunque
essenziale sottolineare che un programma è forte tatticamente ma ha
grosse lacune nella strategia a lungo termine, un aspetto dove invece l’essere
umano è particolarmente abile”.
Nell’ambito dell’elaborazione dei programmi per il
poker, entrano in gioco, secondo gli esperti, la teoria delle probabilità ed i segnali
aleatori. In ambito scientifico, si definisce aleatorio, cioè casuale, un
processo il cui esito non è noto, ma che può essere analizzato ad esempio attraverso
l’insieme dei possibili esiti e delle frequenze, cioè del numero di volte più o meno elevato, con cui tali esiti si possono
presentare (analisi statistica e calcolo delle probabilità).
Inoltre, alla
teoria della probabilità è necessario aggiungere nozioni che vanno dalla
strategia, alla pseudo-psicologia. (dato che la psicologia umana vera è propria
non è ricostruibile attraverso mere macchine).
Ecco a voi signori: il poker è
servito.
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