domenica 23 febbraio 2014

Giocare una mano con Dio: poker e scacchi a confronto


Il poker e gli scacchi sono due giochi affascinanti che racchiudono in sé interi universi di senso e significato e riproducono comportamenti propri di altri ambiti dell’esistenza umana.

Per questo da sempre scienziati ed altri studiosi sono affascinati dall'osservare come si comportano gli esseri umani giocando, come reagiscono allo stress, come simulano, come sanno nascondere le emozioni e quali mosse scelgono di fare, indagandone il perchè.



Basti pensare, a tal proposito, a frasi cult come quella di Smyslov “Una partita a scacchi è un’opera d’arte fra due menti, che deve bilanciare due scopi talvolta disparati: vincere e produrre bellezza”. 

O, ispirata all’universo pokeristico “Il destino mischia le carte, ma è il giocatore che gioca la partita”. Senza dimenticare i continui rimandi alla capacità di agire d’astuzia, di trovare la strategia e la tattica giusta, di saper giocare d’azzardo e rischiare e, perché no, di bluffare.

Il tavolo verde diviene così metafora delle varie possibilità tra cui scegliere, che consentono, ai giocatori più avvezzi ed audaci, di giocarsi bene la vita e vincere la partita con sé stessi e con il tempo a termine che si ha a disposizione.

Metafora della capacità di osare, di sfidare i propri limiti, di uscire fuori dalle regole codificate ed inventarne di nuove.

Chi dimostra di avere questo talento viene classificato come un "asso".

Poker e scacchi: due universi a confronto. Ecco cosa ci proponiamo oggi per indagarne punti di contatto e differenze.

Infatti, l’analisi delle tattiche utilizzate dai giocatori non solo può farci dedurre informazioni utili alla vita di tutti i giorni ma anche acquisire la cosiddetta “efficacia predittiva”, cioè si può arrivare a predire le mosse dell’avversario e quindi i comportamenti più adeguati da adottare... tanto nel gioco quanto nella vita.

E' il famoso role taking, la capacità di assumere più ruoli e di mettersi nei panni dell'altro di cui ci parlano le teorie sociologiche.



La prima differenza che emerge dal confronto tra i due giochi, secondo gli esperti è che gli scacchi , contrariamente al poker, rappresentano un gioco completamente deterministico, dove nulla avviene per caso e ad ogni azione e causa corrisponde uno specifico effetto. 

L’ ambiente è “totalmente osservabile” (è infatti possibile conoscere la scacchiera , la disposizione dei pezzi e le mosse dell’avversario, senza che vi siano elementi casuali).

Nel gioco del poker, invece, prevale un fattore di incertezza dovuto alla distribuzione delle carte e alle scelte degli avversari. 

Scelte che non sono totalmente prevedibili (ricordiamo che un ruolo strategico è giocato  proprio dal bluff) e che quindi rendono l’ambiente solo parzialmente osservabile.

Anche dal punto dell’intelligenza artificiale gli algoritmi che vengono prodotti per i due giochi sono molto differenti.

Gli agenti intelligenti (siano essi robot, software, anche un semplice motore di ricerca, un programma che gioca a scacchi e simili )per il poker trovano molte più difficoltà ad elaborare il campo d'azione di riferimento, il cosiddetto environment,  perché l’agente deve prendere decisioni ma non ha tutte le variabili a disposizione. 

Ad esempio, non conosce le carte in mano agli avversari: ci sono molte variabili sconosciute con le quale deve confrontarsi.



Sempre secondo gli addetti al settore,  negli scacchi si fa la mossa che si ritiene migliore pensando ad un avversario che gioca la partita perfetta mentre nel poker fare la mossa perfetta renderebbe il giocatore troppo prevedibile (ad esempio strategie come il bluff non esisterebbero, non essendo una mossa razionale) e paradossalmente un agente che debba massimizzare la possibilità di vittoria nell’ambito del poker ha la necessità, in certi momenti della partita, di adottare comportamenti apparentemente irrazionali e quindi difficilmente schematizzabili.

Perché è importante trovare gli algoritmi che mettano nella condizione di prendere decisioni e da questi sviluppare alcuni giochi?

Per ogni gioco così come accade parallelamente, ad esempio, nel settore della formula 1 nell’industria automobilistica, le soluzioni che vengono inizialmente provate solo nell’ambito delle simulazioni poi possono essere in un secondo momento portate in soluzioni commerciali ed in altri campi della vita quotidiana, a livello micro e macro.

Infatti, i giochi hanno una formalizzazione semplice , regole ben definite e condivise da tutti e questo permette a diversi ricercatori di provare nuovi algoritmi e confrontarli, per poi portarli in problemi reali in un secondo momento.

“I giochi – spiegano gli esperti -  sono un banco di prova per gli algoritmi. Si tratta di giochi semplici, o per meglio dire con una forma semplificata, ma che presentano, a ben vedere, tutti i problemi di un mondo reale, inerenti le decisioni, e quindi si parte da lì. Infatti, sarebbe complicato affrontare direttamente alcuni problemi reali nella fase di progettazione degli algoritmi. E’ comunque essenziale sottolineare che un programma è forte tatticamente ma ha grosse lacune nella strategia a lungo termine, un aspetto dove invece l’essere umano è particolarmente abile”.



Nell’ambito dell’elaborazione dei programmi per il poker, entrano in gioco, secondo gli esperti, la teoria delle probabilità ed i segnali aleatori. In ambito scientifico, si definisce aleatorio, cioè casuale, un processo il cui esito non è noto, ma che può essere analizzato ad esempio attraverso l’insieme dei possibili esiti e delle frequenze, cioè del numero di volte  più o meno elevato, con cui tali esiti si possono presentare (analisi statistica e calcolo delle probabilità). 

Inoltre, alla teoria della probabilità è necessario aggiungere nozioni che vanno dalla strategia, alla pseudo-psicologia. (dato che la psicologia umana vera è propria non è ricostruibile attraverso mere macchine).


Ecco a voi signori: il poker è servito.

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