venerdì 28 febbraio 2014

La rivincita di Tommy: la forza di vivere con consapevolezza di sè

Dopo "Il Canto stonato della Sirena", Monica Florio, scrittrice e giornalista partenopea, torna a parlare di temi delicati e spinosi, di dolore e speranza, con il romanzo illustrato "La rivincita di Tommy,  una storia di bullismo omofobico".

Qui l'ottica però è invertita, o meglio è diversa la fase della vita e l'impatto che questa presa di consapevolezza ha su una coscienza ancora in formazione, in cammino verso la maturità. 

In una fase delicata dove il pregiudizio, la discriminazione, la chiusura mentale che scatena la violenza (più psicologica che fisica), frutto  della paura dell'altro da sè, può gravemente ledere la  voglia di vivere e  intaccare l'equilibrio  emotivo di un giovane virgulto (e i  casi di cronaca ne sono testimoni).

"Nelle mie storie - racconta l'autrice -  sono sempre protagoniste le realtà che sono oggetto di emarginazione come l’handicap, l’omosessualità. il disadattamento. Nel 'Canto stonato della Sirena' ho raccontato la condizione di chi, non più giovane, si scopre omosessuale e il timore dei giudizi altrui. 

Nel romanzo illustrato 'La rivincita di Tommy' è in primo piano, invece, l’atteggiamento omofobo della gente".

Il romanzo è  pubblicato dalla casa editrice Medusa nella collana Focus Attualità (9.20 €)

Il libro è uno strumento che invita ad una riflessione profonda generatrice di un reale processo di integrazione che passi attraverso l'accettazione della natura  degli altri e la tolleranza.

Una riflessione su cosa possa nascondere un atteggiamento di estrema rigidità e chiusura. 

Cosa stiamo rifiutando davvero:  l'altro o una parte di noi stessi? 

Cosa  ci fa davvero paura? Che l'incontro autentico con l'altro, spogliato dalle caratteristiche dell'individuo massa e ricondotto ad essere umano, possa far crollare il castello di certezze e  di paletti su cui molti basano le fondamenta della propria vita, del  quotidiano tran tran e del quieto vivere?

Che  quella  normalità, frutto dell'aderenza all'asse normativo vigente e derivante  dell'accanita difesa del  "faccio  così perchè si è sempre fatto", dalla consuetudine  e dalla  familiarità  di  una  visione del mondo, riveli di essere traballante e  di avere piedi d'argilla e una struttura a maglie larghe e poco  solide?

"L’omosessualità - continua Monica -  rappresenta solo un modo di essere, mentre il rifiuto di un orientamento sessuale alternativo denota il disagio di chi è represso".

Perchè un frammento di Tommy c'è  in ognuno di noi. 

Nelle  nostre fragilità,  insicurezze, paure, crisi esistenziali  e  di identità.

Nell'aver bisogno, in certi momenti dell'accettazione della  gente, anche a costo di sacrificare la nostra essenza, della ferita di fronte alla mancanza di amore, nel nascondere, anche a noi   stessi, alcune verità.




Tommy è un tredicenne timido e dall’aspetto asessuato, un adolescente i cui problemi relazionali scaturiscono non tanto dal suo carattere quanto dall’ostilità dell’ambiente, scolastico e familiare, che lo circonda.

Non   dimentichiamo che  il nostro sè, che costituisce  il nucleo della nostra identità, secondo   gli  addetti  ai lavori scaturisce dall'interazione tra  quello che noi pensiamo di noi stessi e quello che  pensano gli altri e che ci comunicano anche attraverso atteggiamenti ed  azioni.

E' il frutto di  una danza, di continue ridefinizioni e aggiustamenti.

Ma se ci dicono che non  è giusto, corretto,  opportuno essere in un certo modo ecco che scatta il tabù ed il relativo senso di  colpa, in grado di far sentire sbagliati  in torto, in difetto.

Nel caso di Tommy si tratta di una danza, ahinoi, sgraziata e  dissonante con persone che non sanno, o non vogliono, chiusi nelle loro gabbie mentali, stare al suo passo.

Diego e Luca, i  due bulletti della classe, che lo vessano quotidianamente e lo umiliano deridenolo davanti a  tutti.

I professori  che fingono di ignorare lo stato  delle  cose  ed in  questo diventano conniventi  e carnefici a  loro  volta, vittime e co-autori al contempo di un ambiente stantio, rigido, chiuso nelle sue logiche, resistente oltremodo al cambiamento.

Poi i genitori soffocati da una campana di vetro di perbenismo.

De Andrà cantava nel suo Cirano "Se c'è come voi dite un Di dell'Infinito... guardatevi nel cuore... l'avete già tradito..."

La madre  preferisce fare  finta di niente ed intima al figlio di non uscire per non far vedere agli altri "la lettera scarlatta" che lo  marchia e lo rende diverso.

Lo condanna, giorno dopo giorno,  ad  una  lenta  ma inesorabile morte  sociale.

Pietro, il padre, rivede nel  figlio i propri fantasmi, le vittime  che lui stesso in gioventù ha vessato, e così invece di tendergli una mano la ritrae, lasciando che Tommy affondi nel baratro della solitudine.

Diceva Pasolini in una lettera ai  genitori "Io sono sempre lo  stesso figlio, con le stesse qualità. Allora perchè non mi amate più?"

Così Tommy decide di salvarsi da solo, costruendo e ricostruendo la sua autostima e la fiducia in se stesso con piccoli ma tenaci passi.

Imparando a  non vergognarsi di sè, a camminare a testa alta alla luce del sole, a gridare quando gli fanno male per far capire fino in fondo agli altri si possa distruggere un altro essere umano.

In questo processo, dato che  nessuno  può salvarsi completamente da solo, verrà aiutato da due amici: Alessia, suo alterego e completamento, sua coetanea, e Gabriele, molto più grande, che metterà a sua disposizione il bagaglio della sua esperienza.




"Credo che ognuno di noi  -  ribadisce Florio  -  abbia delle difficoltà, comprensibili,  ad accogliere quella parte di sé che può essere fonte di problemi. Per Tommy è la femminilità che si manifesta attraverso la sua dolcezza e femminilità".

Esprimendo  un'opinione più  ampia sul tema e sull'epoca che stiamo vivendo l'autrice sottolinea che il fatto che si parli di omosessualità più spesso che in passato non può essere che positivo benché esista nei confronti dei gay un fastidio che si cela dietro il politicamente corretto. L’omosessualità viene tollerata se non è esibita dal soggetto ma, quando i gay escono allo scoperto, scatta l’omofobia.

In un film molto  bello si  parlava dei "Figli  di  un Dio  Minore" e questo atteggiamento è duro a morire, al di là  di alcune  aperture mentali.

Spesso  si continua a  ragionare come  coloro che sono dalla parte giusta della  barricata e che dall'alto della posizione giusta possono concedere qualcosa a quelli  sbagliati. A patto che non si facciano troppe concessioni.

Non sia mai i "diversi" fossero troppo visibili ed "uguali" nei diritti ed in quello che è concesso loro fare o non fare.

Una volta un saggio disse che troppo spesso a ben vedere si può fare tutto, ed a farlo sono soprattutto i cosiddetti perbenisti, i censotri della morale.

C'è un diktat però: l'importante è che la facciata rimanga integra, che non si sgretoli.... Pena il diventare  reietti.

Spesso capita che chi si è visto negare per troppo tempo il  diritto ad esistere e ad essere se stesso poi lo affermi con forza, con fervore e con  un  griso e venga tacciato  di esibizionismo.

" A differenza di molti intellettuali e scrittori - raconta ancora  Monica -   non sono ostile al Gay Pride, né mi irrita  il pensiero di qualche manifestante truccato in modo vistoso. E’ un momento in cui i gay scendono in piazza e ognuno lo fa a modo suo, eccessivo o misurato che sia. Come sempre si dà molta importanza alle apparenze, dimenticando che le manifestazioni non sono proprio una serata di gala, tutti tirati a lucido e con l’abito migliore. Forse le critiche al Gay Pride, a cui peraltro partecipano oggi tanti eterosessuali, sono un voler prendere ulteriormente le distanze da chi, nel bene e nel male, ha il coraggio  di esprimere il proprio modo di essere in barba alle convenzioni. "
   
Il fuoco più forte della polemica, poi, si accende attorno al tema delle adozioni.

Anche su questo abbiamo chiesto a Monica il suo parere.

"Non sono contraria alle adozioni da parte di coppie omosessuali. D’altra parte, non è che la famiglia tradizionale, tra divorzi e separazioni 'in casa', si sia dimostrata infallibile. Solo il tempo può attestare, a mio avviso, il reale funzionamento delle famiglie atipiche."

Affinchè  ognuno possa vivere, un giorno non lontano, con piena libertà spirituale e sociale, e nel pieno rispetto di se stesso e degli altri, la vita a modo proprio.

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