Per molti è una strada, popolarmente conosciuta come la Torretta, ma che i più sofisticati chiamano via Giordano Bruno (spesso a Napoli le strade hanno due nomi: si pensi Via Toledo che si chiama anche via Roma, a Piazza Carità che si chiama anche piazza Salvo d'Acquisto, a piazza Bovio ricordata anche come piazza Borsa, solo per fare qualche esempio).
Per altri è un nome appreso dai libri di scuola di storia e filosofia. Un pensatore bruciato sul rogo per metterlo a tacere perchè diceva cose controcorrente che mal erano sopportate dalla Santa Romana Chiesa.
Ma Giordano Bruno, filosofo che visse a cavallo tra 1500 e 1600 in pieno clima da controriforma, è molto di più.
Fu un pensatore che difese a spada tratta la liberà di pensiero, la possibilità di mantenere uno spirito critico, una voce fuori dal coro, di pensare con la propria testa.
Persone così si sa non piacciono: sono scomode, come una spina nel fianco, danno mal di capo, vanno azzititte e se proprio non ci stanno prima eliminate socialmente, emarginandole, ridicolizzandole, esponendole al pubblico ludibrio e poi, se quest'operazione di ghettizzazione fallisce, fisicamente.
Un popolo che abbassa la testa, che è acquiesciente rispetto a tutte le teorie proposte dai poteri forti, che non si pone domande, che fa una cosa soggiogato dall'auctoritas e dall'ipse dixit è molto più "comodo" e manipolabile. Se gli dici che una cosa si fa così perchè si è sempre fatta così segue la corrente, rispetta la gerarchia.
Perchè opporsi e scavalcare la norma, cercare spiegazioni, gestire e sperimentare la libertà, anche se a parole la si reclama a gran voce, è moto faticoso. La libertà ha un peso ed impone assunzione di responsabilità e scelte.
Giordano Bruno era così: un alternativo, uno che aveva il coraggio delle proprie idee, uno che non saltava sul carro del vincitore per comodità, o da una barricata all'altra, cambiando colore a seconda delle maggioranze.
E proprio per questo stava scomodo, come un sasso che pungola nella scarpa e che rischia, piano piano, di erodere tutto.
Le sue idee rischiavano di far cadere l'impalcatura ecclesiastica.
Giordano Bruno fa quello che Prometeo ha fatto nell'antichità rubando il fuoco agli Dei per darlo agli uomini (in una fase più elementare dello sviluppo del pensiero collettivo si faceva ricorso ai miti).
Li rende liberi.
Li rende autonomi e consapevoli,. Sposta il baricentro dell'universo dal cielo alla terra e libera l'essere umano dalle ombre delle false credenze anche riguardo al divino, da quelle ombre che gli uomini incatenati nella caverna platoniana guardavano pensando corrispondessero alla realtà.
In questo modo, l'uomo viene restituito a se stesso, reso padrone della propria sorte (www.giordanobruno.info).
Il proprio cammino morale, lo spessore etico dipende solo ed esclusivamente da loro, non è e non deve più essere eteronomo.
Divenuto centro consapevole del proprio mondo, riconosce la grandezza e il significato della natura, dell'universo fisico che lo circonda, ne comprende l'immensità,le forze inesauribili, le forme infinite, l'estensione senza barriere.
E' consapevole delle enormi potenzialità della propria ragione ed anche i concetti di bene e male si trasformano, si umanizzano, trovano il proprio luogo nel cuore dell'essere umano.
"Che ci piaccia o no, siamo la causa di noi stessi. Nascendo in questo mondo, cadiamo nell'illusione dei sensi; crediamo a ciò che appare. Ignoriamo che siamo ciechi e sordi. Allora ci assale la paura e dimentichiamo che siamo divini, che possiamo modificare il corso degli eventi, persino lo Zodiaco".
Il suo inno alla potenza del cambiamento che parte da se stessi.
"Colui che vede in se stesso tutte le cose è al tempo stesso tutte le cose... con questa filosofia l'animo dmi si aggrnadisse e me se magnifica l'intelletto".
Lo sguardo ora è rivolto verso lo spazio infinito, verso l'universo e le superstizioni, quelle che il filosofo definiva tali, si sgretolano sotto il peso della ragione.
Per queste sue idee rivoluzionare il filosofo fu condannato per eresia e messo al rogo, con la bocca chiusa in una morsa affinchè non potesse più proferir parola. Ed egli, come già Socrate prima di lui, pur riconoscendo le ragioni e la profonda ingiustizia di questa decisione, la accettò con coraggio, pur pensando che nessun Dio avrebbe accolto la sua anima nell'aldilà.
Era il 17 febbraio del 1600.
Oggi, lunedì 17 febbraio 2014 dalle ore 16,00 alle ore 20.00 presso l’Antisala dei Baroni al Maschio Angioino, si svolgerà una conferenza “Giordano Bruno nella tradizione ermetica napoletana” in occasione della commemorazione del 414° anniversario della morte del filosofo nolano.
La manifestazione viene promossa dall’ASCI Associazione Scuola Cinema Italiana Il Cervo Bianco, e ASCI Comunication, con il Patrocinio del Comune di Napoli, nell’ambito di un progetto più ampio per far rivivere in chiave moderna il pensiero bruniano e la valorizzazione del patrimonio artistico e culturale della città di Napoli.
Quest’iniziativa prevede la Proiezione del docufilm di Afro de Falco: Giordano.
Quasi in contemporanea, alle 16.30 alla Sala del Capitolo a San Domenico Maggiore, il filosofo viene ricordato con la lectio magistralis di Aldo Masullo.
La lectio inaugura un ciclo di conferenze promosso dall'assessorato alla Cultura nel quadro dell'iniziativa "L'orgoglio è un pensiero - Pensato a Napoli".
Nessun commento:
Posta un commento